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Jacques Fradin Économiste anti-économique, mathématicien en guerre contre l'évaluation, Jacques Fradin mène depuis 40 ans un minutieux travail de généalogie du capitalisme.

Originale sidessus


 

https://lundi.am/13-avril

le 13 avril 2020

 

"PER UN DECONFINAMENTO NEOLIBERALE"

 

Ciò che Emmanuel Macron annuncerà stasera

di Jacques Fradin

 

Partiamo da una proposta iniziale:

Il coronavirus è "sfuggito" al laboratorio politico-economico di neoliberismo, deforestazione, agricoltura industriale, movimenti accelerati e fuori limite, trasferimento delle catene di produzione, grande outsourcing, globalizzazione.

Supponiamo che questa proposta sia dimostrata.

 

Proposta che non ha nulla a che fare con una tesi cospiratoria: il laboratorio politico-economico designa il governo economico del mondo globalizzato, di cui possiamo o raccontare la storia, irregolare o caotica, o formulare un'analisi più teorica, l'analisi del neoliberismo autoritario, quello che deve essere chiamato dispotismo economico [1]

[1] Leggi lunedì mattina, da LM 203 a 206, dal 6 agosto 2019 a ...

.

L'epidemia virale è un effetto esterno dello sviluppo economico in un regime neoliberista di globalizzazione; e in cui la distruzione sistematica dei sistemi sanitari pubblici svolge un ruolo importante.

Quindi ragioniamo in termini economici e rispettando la logica del governo neoliberista.

Lo sviluppo e la crescita economica non possono essere messi in discussione; sono indiscutibili.

Questo utile e necessario sviluppo genera effetti esterni; come l'inquinamento o il riscaldamento globale, effetti più o meno dannosi o costosi.

L'unica domanda è quella del costo economico; la questione del "costo umano" è solo un'appendice alla questione del costo economico, quella del "valore della vita" (valore in senso contabile, ovviamente).

 

Il grosso e complicato problema è, quindi, quello della valutazione del danno (stile della compagnia assicurativa), quindi dell'integrazione di questa misura in una contabilità costi / benefici.

Conosciamo bene i dogmi, le analisi, i metodi che consentono l'integrazione di "ambiente" o problemi ambientali (i casi tipici di effetti esterni) nella contabilità economica.

Parliamo di "interiorizzazione" di effetti esterni.

Senza entrare nei dettagli della cucina economica, diciamo che il perno di questa valutazione e integrazione di interiorizzazione è la misurazione (o determinazione del valore economico) della vita umana.

Essendo l'economia, in linea di principio, inegalitaria, ferocemente inegalitaria, è ovvio (!) Che non tutte le vite hanno lo stesso valore!

E che questo valore contabile è determinato dal "reddito monetario", come al solito.

Chi guadagna molto o la cui fortuna è più alta "vale", ovviamente, più di uno che guadagna poco o niente.

 

Questo principio elementare si applica ovunque.

Quindi applichiamolo a questo effetto esterno che è l'epidemia virale.

Innanzitutto, parlare di un effetto esterno significa che l'economia è essenziale; tra crisi sanitaria e crisi economica si decide la difficile scelta a favore dell'economia; quanto costerebbe una crisi economica, anche in termini di vita umana?

Mostriamo ora che questa epidemia è certamente un buon metodo, anche se non intenzionale, per risolvere l'enigma della pensione o, più precisamente, per aumentare l'età media della vita.

 

Quindi lavoriamo come economista.

E iniziamo chiedendo il problema più generale, quello della "competizione" tra la crisi virale, un'influenza un po 'violenta e particolarmente concentrata, e la crisi economica, derivante dal confinamento della salute.

Quindi, è "giustificato", economicamente o in termini contabili, interrompere la circolazione economica, il lavoro, lo sviluppo di un'influenza, forse non così disastrosa che i media eccitati avrebbero potuto reclamarla?

Lavoriamo come economista.

Diamo un'occhiata alle statistiche.

Quindi, su questo preciso database empirico, eseguiamo un calcolo del rischio.

Nel complesso il tasso di mortalità non è molto elevato; poco più di un'influenza violenta, il problema è quello della concentrazione, il famoso problema delle "punte".

Ora, questo tasso di mortalità è molto diverso.

 

Ed è quello che conta.

La mortalità o l'eccesso di mortalità aumenta con l'età.

All'incirca il rischio di morte aumenta dopo 60 anni e fortemente dopo 70 anni.

Possiamo quindi scomporre la popolazione in DUE gruppi.

Il gruppo a rischio, circa pensionati.

Ora questi pensionati non lavorano o fanno meno o male. Possiamo quindi escluderli.

Imponendo un lungo confinamento su di loro, giustificato dal rischio e "l'umanità del governo", che ama così tanto il vecchio!

Ad esempio, il parto per gli over 65 (mettendo l'età pensionabile) fino alla scoperta di un vaccino o di una terapia tollerabile (entro un anno?).

Ora, l'effetto mortale del virus sulle popolazioni anziane (o nelle case di cura) può essere considerato una "buona notizia" nel Vangelo; qui sta una soluzione, per così dire parziale, al problema delle pensioni.

Lunga vita al coronavirus!

 

Quindi arriviamo al secondo gruppo, a rischio più basso o più basso (ma non zero).

Il mantenimento del contenimento non è più giustificato: il lavoro può e DEVE riprendere.

E le scuole devono riaprire se i genitori devono lavorare correttamente; o ancora di più "recuperare" il tempo perso.

La deconfinazione deve pertanto essere suddivisa in due gruppi a rischio.

I "giovani" che torneranno al lavoro.

Tuttavia sotto minaccia virale; questa minaccia virale può essere utilizzata per aumentare l'autoritarismo del datore di lavoro o del governo.

Il "vecchio" che terremo in isolamento. E che sono stati sottoposti a una "purga", purtroppo parziale, sebbene benefica per il sistema economico.

La gestione economica dell'epidemia può quindi concentrarsi sulla manipolazione della PAURA (tipica gestione delle crisi).

 

Dividi la paura.

Paura della morte virale; ma che non riguarda più gli economisti, ora che hanno "domato" l'epidemia, riducendola ai conti.

Paura della morte economica: disoccupazione, fallimenti, debito, catene rotte, ecc. Ed è questa seconda paura, l'unica paura che riguarda gli economisti, che dovrà essere portata alla ribalta e intensificata.

Per ottenere l'accettazione, più, per chiedere, il ritorno al lavoro, sotto la supervisione cinese, di "giovani" a basso rischio (statistiche).

Si può persino immaginare che "il diritto di recesso", per motivi di salute, sia sistematicamente invalidato (sempre il calcolo del rischio).

Il governo neoliberista è stato colto di sorpresa da questo effetto esterno e, soprattutto, dal suo effetto mediatico (perché un'influenza scatena passioni?).

Ma ora la ripresa sta procedendo bene; dopo numerose confusioni, burocrazie così classiche.

 

E il governo può dire: accidenti! questo virus è stato il nostro migliore amico per la trasformazione sempre più autoritaria del governo del dispotismo economico.

 

nota

[1] Leggi lunedì mattina, da LM 203 a 206, dal 6 agosto 2019 al 9 settembre 2019, che cos'è il dispotismo economico?

 

***

 

https://lundi.am/13-avril

13 aprile 2020

 

Cosa non ha detto Emmanuel Macron lunedì sera

di Jacques Fradin

 

Questo testo integra, all'indomani del discorso presidenziale, un testo pre-visione, che anticipava questo discorso, per un deconfinamento neoliberista, lunedì mattina 238 del 13 aprile 2020.

 

Cominciamo con un riassunto del discorso del presidente:

Deconfinamento progressivo l'11 maggio;

Riapertura graduale di asili e scuole: i nostri figli devono essere in grado di tornare a scuola.

Ma i luoghi pubblici, come bar e ristoranti, rimarranno chiusi.

Questa data dell'11 maggio sarà quella del ritorno al lavoro per il maggior numero.

A condizione che vengano rispettate le norme sanitarie (anche nelle scuole: l'allontanamento rimarrà una regola fino alla scoperta di un vaccino).

D'altra parte, gli anziani devono rimanere confinati.

L'11 maggio saremo in grado di testare chiunque abbia sintomi; ma testare l'intera popolazione non avrebbe senso (risate dietro le quinte) [1].

 

Nota il silenzio sull'Europa, la gestione del debito e i conflitti sociali a venire.

Diamo un'occhiata ai titoli dei giornali di martedì mattina, 14 aprile: Spero, l'11 maggio il primo giorno dopo, Uff! Soccorso.

Come ci si aspetterebbe, i giornali hanno a malapena lo spirito critico (mettiamo da parte Médiapart) e ancora meno i giornalisti, tutti i giornali del mattino cadono (volontariamente) nella tentata trappola, e ciò ha richiesto diversi giorni consultazioni.

 

Quindi possiamo venire alla trappola.

E, più precisamente, alla grande truffa del deconfinamento per motivi economici (rileggere per un deconfinamento neoliberista, LM 238).

Notiamo innanzitutto la visione profetica (pre) del primo articolo (sempre indicato nel primo articolo) sul deconfinamento neoliberale.

 

Primo articolo in cui si trattava di anticipare il discorso del presidente, anticipando i temi affrontati e la logica del deconfinamento neoliberale "qualunque cosa costasse" (nei rischi per la salute).

Ora che l'oracolo presidenziale è stato pronunciato, dovrebbe essere analizzato come una "grande truffa": un trucco di prestigio.

 

L'arte del prestigiatore è di distogliere l'attenzione.

Un prestigiatore non è un mago; è puramente e semplicemente un imbroglione che si esercita con l'arte.

Il deconfinamento è una truffa da prestigiatore.

Il confinamento era sentito come una pesante condanna quasi al carcere.

L'annuncio di una "remissione della pena" sembrava portare un nuovo futuro e, di per sé, un mondo nuovo, incompiuto.

Ah, spero, quante stupidità diffonderai!

L'annuncio presidenziale ha portato sollievo e prospettiva tali che i dettagli del suo contenuto sono stati resi invisibili.

L'arte del prestigiatore è di distogliere l'attenzione, qui dall'alleviamento, per agire a fianco, fuori dagli occhi affascinati dalla speranza (la normale trappola per fica, usata da tutti i cacciatori di borsellini).

Qual è il vero problema della deconfinazione (a parte la deconfinazione, precisamente)?

Problema evacuato dal trucco evocatore e dal "sollievo codardo".

Il problema è semplice: l'epidemia non sarà "superata" rapidamente né sarà superata a metà maggio: dovremo convivere con essa, secondo un calcolo del rischio assicurativo (presentato nel primo articolo).

L'immunità del gruppo nazionale (francese) è, per il momento e con i mezzi implementati, indeterminabile: ricordare lo scherzo presidenziale, testare l'intera popolazione non avrebbe alcun significato (sempre lo stesso problema di quello di maschere, poiché non possiamo testare, per mancanza di mezzi, decidiamo che è inutile).

 

Il deconfinamento opererà quindi in assoluta incertezza.

Incertezza ridotta da un calcolo del rischio alquanto sprezzante (sempre il primo articolo).

Entriamo quindi direttamente, grazie a questo pericoloso deconfinamento, in una gestione del rischio economico, una gestione che viene imposta a tutti e in particolare a coloro che sarebbero "sollevati", non sostenendo o più il parto quasi carcerario.

Gestione dei rischi evidenziata dalla decisione di tenere chiuso, dopo la deconfinazione per motivi economici, luoghi di raccolta, caffè, ristoranti, ecc.

Perché mantenere i ristoranti chiusi ma aprire asili e scuole; ma non le università !!

Tutti gli interessati sanno che un asilo nido o una scuola elementare sono un "ammasso" contagioso, un raduno di "senape" gottose, un centro di diffusione dell'epidemia adeguatamente evangelica.

Ma, sempre un'analisi statistica del rischio, queste "mostarde" e i loro genitori, se sono sufficientemente "giovani", non presentano rischi significativi.

 

Quindi devi correre il rischio.

Ma tornare a scuola a metà maggio è prematuro e pericoloso: non sai chi è o non è immunizzato.

Siamo di fronte a una lotteria; gestire come una lotteria.

Anche se significa mantenere sistematicamente i nonni, tenuti in isolamento più a lungo (leggi sempre il primo articolo), o genitori o tate se sono anziani.

 

Perché correre un rischio del genere?

Perché una tale assurdità?

Tenere chiusi i luoghi di raccolta ma riaprire le scuole, quali sono i peggiori luoghi di infezione?

Qualsiasi insegnante può testimoniare, qualsiasi nonno può ricordare (tali "raffreddori da scuola materna" spiacevoli).

Perché allora?

Ovviamente per motivi economici.

 

Perché è bello tornare al lavoro.

E, senza dubbio, in condizioni gravemente degradate (rivolgiamo gli occhi alla Cina).

Come spiegato, sempre nel primo articolo, in modo che i genitori possano "tornare al lavoro" o non "riprendersi" più quando si fermano (lunga vacanza), i bambini devono essere curati.

"Qualunque cosa costi."

La truffa presidenziale del prestigiatore raddoppia in una brutta ipocrisia.

Lungi dal presentare il ritorno a scuola come una necessità (pericolosa)

per la produzione, liberando i genitori per consentire loro di lavorare di più, questo ritorno è presentato come un grandioso atto di magnanimità verso le famiglie povere e le famiglie povere, coloro che sono stati "persi" o che non sono entrati nel flusso innovativo "apprendimento a distanza" o insegnamento del futuro (senza lezioni o insegnanti).

Quindi, ancora una volta, questo non è altro che rimettere in funzione l'economia e, se possibile, con turbo: ah! tutti questi debiti da rimborsare!

Come abbiamo spiegato nel primo articolo, il governo neoliberista gioca con e sulla paura, strategia di shock, effetto Katrina, gioca con il timore della grande crisi economica, della disoccupazione, dei fallimenti e dell'incapacità di auto-organizzazione (cooperativa).

Da qui il sollievo codardo.

 

Uff, una prospettiva di guarigione.

La comunicazione del governo era molto irregolare. L'annuncio di estensioni di confinamento per fasi è stato un errore "psicologico"; che è stato in grado di causare panico e psicosi, della lunga guerra di cui non vediamo la fine.

Ma ora è stata ripresa la comunicazione di crisi, con il tema instancabile (e alienante) della speranza (questo tema religioso se consumato).

Altrimenti c'era speranza, almeno una prospettiva (di un fine "escatologico").

E persino annunciare, ma con cambiamenti virtuali, grandi e potenziali.

Ma quali?

 

Macron come studente di scuole religiose!

Uno dopo l'altro, Cina, Italia, Spagna, tutti gli stati virali centrali, non parliamo del miracoloso virus, i Paesi Bassi o la Germania, tutti tornano al lavoro. Come prima, o peggio.

Chi potrebbe credere in un fantastico "dopo"!

Un'interruzione nell'economia, per quanto possa essere piacevole per alcuni, così inquietante come per altri (il tema delle lotte di classe dovrebbe essere ripetuto ai tempi del coronavirus), questa interruzione è, in definitiva, un disastro per tutti .

Disastro la cui riparazione sarà estremamente costosa.

Il risultato, già, molto prima del deconfinamento economico, un violento dibattito sul tema: chi pagherà? (Sempre le lotte di classe).

Chi pagherà? Come nell'ultima crisi del 2008 o come per i greci? Sempre l'effetto Katrina.

La struttura ordo-liberale della comunità economica europea (CEE sotto il dominio tedesco) esclude che "la riparazione" del danno economico dell'epidemia potrebbe essere fatta se non con un aumento dell'austerità [2].

 

Il dogma ordo-liberale non ha sofferto del virus!

L'assenza totale di "solidarietà europea", il gioco esasperato della concorrenza tra nazioni o sistemi nazionali (fiscale, ad esempio, l'assenza di unificazione fiscale calcolata per esacerbare la concorrenza), nella CEE non esiste non è innocente che i Paesi Bassi siano sia un paradiso fiscale sia lo Stato che ha maggiormente rifiutato la richiesta di "solidarietà", nella concorrenza fiscale sono ammessi tutti i colpi, in particolare per approfittare della sventura del concorrente, tutto questo implica che "disinflazione competitiva", austerità salariale, oppressione sul lavoro sotto minaccia virale, tutto ciò deve essere rafforzato.

Non è possibile che l'economia possa fermare più "qualunque cosa costi" dal punto di vista della salute.

La chiusura dell'economia, il contenimento, l'allontanamento dalla protezione, tutti questi erano segni dell'immensa umanità del governo.

 

Ma l'umanità, come la carità, ha dei limiti (economici).

E poiché tutti i confinati si sentivano minacciati da questa crisi economica (più che dalla pandemia), poiché tutti avevano più paura della crisi economica che della minaccia virale (ah, i poveri ristoratori), come nessuno dei confinati, a parte belle canzoni primaverili, non immaginavano un "dopo" diverso da un "prima", indubbiamente deteriorato, ma alla fine con il lavoro, l'annuncio presidenziale diffuse ovunque la felicità (e la felicità orwelliana).

Dopo l'uovo del governo (leggi la fine del primo articolo) arriva l'uovo lavoratore.

Finalmente saremo in grado di tornare al lavoro!

 

E presto, e ancora, dimostrano che i caffè e i ristoranti (catering) sono i principali luoghi di "resistenza" alle avversità; come dopo gli attacchi.

 

nota

[1] Per maggiori dettagli, leggi l'articolo di Ellen Salvi, Médiapart del 14 aprile 2020, Macron promette il rilascio del parto, ma non offre garanzie.

[2] Su questa domanda delle catene europee sotto il dogma ordo-liberale tedesco, vedi Yanis Varoufakis:

L'Unione europea è determinata a continuare a commettere gli stessi errori commessi dopo il 2008, intervista a Jacobin, The Jacobin, 12 aprile 2020;

Il nuovo accordo di soccorso del coronavirus dell'UE è un dono per i nemici d'Europa, The Gardian, 13 aprile 2020.

 


https://lundi.am/13-avril

le 13 avril 2020

 

«POUR UN DÉCONFINEMENT NÉOLIBÉRAL»

 

Ce qu’Emmanuel Macron annoncera ce soir

Par Jacques Fradin

 

Partons d’une proposition initiale :

Le coronavirus s’est « échappé » du laboratoire politico-économique du néolibéralisme, déforestation, agriculture industrielle, déplacements accélérés et hors limites, délocalisation des chaînes productives, la grande externalisation, la globalisation.

Nous supposerons cette proposition démontrée.

 

Proposition qui n’a rien à voir avec une thèse complotiste : le laboratoire politico-économique désigne le gouvernement économique du monde globalisé, dont on peut, soit raconter l’histoire, erratique ou chaotique, soit formuler une analyse plus théorique, l’analyse du néolibéralisme autoritaire, ce qu’il faut nommer despotisme économique [1]

[1] Lire Lundi Matin, LM 203 à 206, du 6 août 2019 au...

.

L’épidémie virale est un effet externe du développement économique en régime néolibéral de globalisation ; et où la destruction méthodique des systèmes de santé publique joue un rôle prépondérant.

Raisonnons alors en termes économiques et en respectant la logique du gouvernement néolibéral.

Le développement économique, la croissance, ne peuvent être mis(es) en cause ; ils (elles) sont indiscutables.

Ce développement, utile et nécessaire, génère des effets externes ; comme la pollution ou le réchauffement climatique, effets plus ou moins dommageables ou coûteux.

La seule question étant celle du coût économique ; la question du « coût humain » n’étant qu’un appendice de la question du coût économique, celui de « la valeur de la vie » (valeur au sens comptable, évidemment).

 

Le grand problème, compliqué, est, alors, celui de l’évaluation des dommages (style compagnie d’assurance), puis de l’intégration de cette mesure dans une comptabilité coûts / avantages.

On connaît bien les dogmes, les analyses, les méthodes qui permettent l’intégration de « l’environnement » ou des problèmes environnementaux (les cas typiques d’effets externes) dans la comptabilité économique.

On parle « d’internalisation » des effets externes.

Sans rentrer dans le détail de la cuisine économique, disons que le pivot de cette évaluation et intégration internalisation est la mesure (ou la détermination de la valeur économique) de la vie humaine.

L’économie étant, de principe, inégalitaire, férocement inégalitaire, il est évident (!) que toutes les vies n’ont pas la même valeur !

Et que cette valeur comptable est déterminée par le « revenu monétaire », as usual.

Celui qui gagne beaucoup ou dont la fortune est plus élevée « vaut », évidemment, plus que celui qui gagne peu ou n’a rien.

 

Ce principe élémentaire s’applique partout.

Appliquons-le donc à cet effet externe qu’est l’épidémie virale.

D’abord, parler d’effet externe signifie que la marche de l’économie est la chose essentielle ; entre crise sanitaire & crise économique le choix cornélien est tranché en faveur de l’économie ; combien coûterait une crise économique, même en termes de vie humaine ?

Montrons, maintenant, que cette épidémie est certainement une bonne méthode, quoiqu’involontaire, pour résoudre le casse-tête des retraites ou, plus exactement, de l’allongement de l’âge moyen de la vie.

 

Travaillons donc comme un économiste.

Et commençons par poser le problème le plus général, celui de « la compétition » entre la crise virale, une grippe un peu violente et surtout concentrée, et la crise économique, découlant du confinement sanitaire.

Alors, est-il « justifié », économiquement ou en termes comptables, d’interrompre la circulation économique, le travail, le développement, pour une grippe, peut-être pas si désastreuse que les médias excités ont pu le clamer ?

Travaillons en économiste.

Regardons les statistiques.

Puis, sur cette base de données empiriques précises, effectuons un calcul de risque.

Globalement le taux de mortalité n’est pas très élevé ; guère plus qu’une grippe violente, le problème étant celui de la concentration, le fameux problème « des pointes ».

Maintenant, ce taux de mortalité est très différencié.

 

Et c’est cela qui importe.

La mortalité, ou la surmortalité, augmente avec l’âge.

Grossièrement le risque de mort augmente après 60 ans et fortement après 70 ans.

On peut donc décomposer la population en DEUX groupes.

Le groupe à risque, grossièrement les retraités.

Or ces retraités ne travaillent pas ou moins ou mal. On peut donc les exclure.

En leur imposant un long confinement, justifié par le risque et « l’humanité du gouvernement », qui aime tant les vieux !

Par exemple, un confinement pour les plus de 65 ans (mettre l’âge de la retraite) jusqu’à la découverte d’un vaccin ou d’une thérapie supportable (d’ici un an ?).

Maintenant, l’effet mortel du virus sur les populations âgées (ou en EHPAD) peut être considéré comme « une bonne nouvelle » évangélique ; là se trouve une solution, disons partielle, du problème des retraites.

Vive le coronavirus !

 

Arrivons alors au second groupe, de risque moindre ou faible (mais pas nul).

Il n’est plus justifié de maintenir le confinement : le travail peut et DOIT reprendre.

Et les écoles doivent rouvrir si l’on veut que les parents travaillent convenablement ; ou même plus « récupèrent » le temps perdu.

Le déconfinement doit donc être décomposé en deux groupes de risque.

Les « jeunes » qui vont reprendre le travail.

Cependant sous menace virale ; cette menace virale pouvant servir à accroître l’autoritarisme patronal ou gouvernemental.

Les « vieux » que l’on maintiendra en confinement. Et qui ont été soumis à une « purge », hélas partielle, quoique bénéfique pour le système économique.

La gestion économique de l’épidémie pourra alors se centrer sur la manipulation de la PEUR (gestion de crise typique).

 

Peur dédoublée.

Peur de la mort virale ; mais qui ne concerne plus les économistes, maintenant qu’ils ont « dompté » l’épidémie, en la réduisant à des comptes.

Peur de la mort économique : chômage, faillites, endettement, rupture des chaînes, etc. Et c’est cette seconde peur, la seule qui concerne les économistes, qui devra être mise sur le devant et monter en puissance.

Pour faire accepter, plus, réclamer, le retour au travail, sous surveillance à la chinoise, des « jeunes » à faible risque (statistique).

On peut même imaginer que « le droit de retrait », pour raison sanitaire, soit invalidé systématiquement (toujours le calcul du risque).

Le gouvernement néolibéral a été pris par surprise par cet effet externe et, surtout, par son effet médiatique (pourquoi une grippe déchaîne-t-elle les passions ?).

Mais, désormais, la reprise en main avance correctement ; après de nombreux cafouillages, si classiques des bureaucraties.

 

Et le gouvernement pourra dire : ouf ! ce virus a été notre meilleur ami pour la transformation, de plus en plus autoritaire, du gouvernement du despotisme économique.

 

note

[1] Lire Lundi Matin, LM 203 à 206, du 6 août 2019 au 9 septembre 2019, Qu’est-ce que le despotisme économique ?

 

***

 

https://lundi.am/13-avril

le 13 avril 2020

 

Ce qu’Emmanuel Macron n’a pas dit lundi soir

Par Jacques Fradin

 

Ce texte complète, dans l’après-coup du discours présidentiel, un texte de pré-vision, qui anticipait ce discours, Pour un déconfinement néolibéral, Lundi Matin 238 du 13 avril 2020.

 

Commençons par un résumé du discours du président :

Déconfinement progressif le 11 mai ;

Réouverture progressive des crèches et des écoles : nos enfants doivent pouvoir retrouver le chemin des classes.

Mais les lieux rassemblant du public, comme les bars et les restaurants, resteront fermés.

Cette date du 11 mai sera celle du retour au travail pour le plus grand nombre.

À condition que les règles sanitaires soient respectées (y compris dans les écoles : la distanciation restera une règle jusqu’à la découverte d’un vaccin).

Devront, par contre, restées confinées les personnes âgées.

Le 11 mai nous serons en capacité de tester toute personne présentant des symptômes ; mais tester l’ensemble de la population n’aurait aucun sens (rires en coulisses) [1].

 

Notons le silence sur l’Europe, la gestion de la dette, et les conflits sociaux à venir.

Regardons alors les titres des journaux de ce mardi 14 avril au matin : Espérance, 11 mai le premier jour de l’après, Ouf ! Soulagement.

Comme on pouvait s’y attendre, les journaux n’ayant guère l’esprit critique (mettons à part Médiapart) et les journalistes encore moins, tous les journaux matinaux sont tombés (volontairement) dans le piège tendu, et qui a exigé plusieurs jours de consultations.

 

Nous pouvons donc en arriver au piège.

Et, plus précisément, à la grande arnaque du déconfinement pour motifs économiques (relire pour un déconfinement néolibéral, LM 238).

Notons d’abord la (pré)vision prophétique du premier article (toujours noté premier article) sur le déconfinement néolibéral.

 

Premier article où il s’agissait de pré-voir le discours du président, d’anticiper les thèmes abordés ainsi que la logique du déconfinement néo-libéral « quoi qu’il en coûte » (en risques sanitaires).

Maintenant que l’oracle présidentiel a été proféré, il convient de l’analyser comme « grande arnaque » : un tour de prestidigitateur.

 

L’art du prestidigitateur est de détourner l’attention.

Un prestidigitateur n’est pas un magicien ; c’est purement et simplement un escroc qui exerce avec art.

Le déconfinement est une escroquerie de prestidigitateur.

Le confinement était ressenti comme une lourde peine quasiment d’emprisonnement.

L’annonce d’une « remise de peine » a paru porter un nouvel avenir et, en soi, un nouveau monde, déconfiné.

Ah, l’espérance, combien de stupidités propageras-tu !

L’annonce présidentielle a apporté un tel soulagement et porté une telle perspective que le détail de son contenu a été rendu invisible.

L’art du prestidigitateur est de détourner l’attention, ici par le ouf de soulagement, pour agir à côté, hors des regards fascinés par l’espérance (le piège à cons ordinaire, utilisé par tous les détrousseurs de bourse).

Quel est le véritable problème du déconfinement (à part déconfiner, justement) ?

Problème évacué par le tour de prestidigitation et par le « lâche soulagement ».

Le problème est simple : l’épidémie ne sera ni « vaincue » rapidement ni ne sera vaincue à la mi-mai : il faudra vivre avec, selon un calcul de risque assurantiel (présenté dans le premier article).

L’immunité du groupe national (français) est, pour l’instant et avec les moyens mis en œuvre, indéterminable : rappelons la plaisanterie présidentielle, tester l’ensemble de la population n’aurait aucun sens (toujours le même problème que celui des masques, puisqu’on ne peut pas tester, faute de moyens, décidons que c’est inutile).

 

Le déconfinement va donc s’opérer dans l’incertitude absolue.

Incertitude réduite par un calcul de risque un peu cavalier (toujours le premier article).

Nous entrons donc directement, grâce à ce déconfinement hasardeux, dans une gestion économique du risque, gestion qui s’impose à tous et surtout à ceux qui seraient « soulagés », ne supportant pas ou plus le confinement quasi carcéral.

Gestion du risque dont témoigne la décision de maintenir fermés, après déconfinement pour motif économique, les lieux de rassemblement, les cafés, les restaurants, etc.

Pourquoi maintenir fermés les restaurants mais ouvrir les crèches et les écoles ; mais pas les universités !!

Toute personne concernée sait qu’une crèche ou qu’une école primaire est un « cluster » infectieux, un rassemblement de « moutards » qui ont la goutte au nez, un foyer de propagation épidémique proprement évangélique.

Mais, toujours analyse statistique du risque, ces « moutards » et leurs parents, s’ils sont suffisamment « jeunes », ne présentent pas de risque significatif.

 

Il faut donc courir le risque.

Mais le retour à l’école à la mi-mai est bien prématuré et dangereux : on ne sait pas qui est immunisé ou ne l’est pas.

Nous sommes face à une loterie ; à gérer comme une loterie.

Quitte à éloigner systématiquement les grands-parents, maintenus plus longtemps en confinement (toujours relire le premier article), ou encore les parents ou les nounous s’ils (ou elles) sont âgé(e)s.

 

Pourquoi courir un tel risque ?

Pourquoi une telle absurdité ?

Maintenir fermés les lieux de rassemblement mais rouvrir les écoles, qui sont les pires lieux d’infection ?

Tout enseignant pourra en témoigner, tout grand parent peut s’en souvenir (des « rhumes de crèche » si désagréables).

Pourquoi alors ?

Pour des raisons économiques évidemment.

 

Car il s’agit bien de remettre au travail.

Et, sans doute, dans des conditions fortement dégradées (tournons nos regards vers la Chine).

Comme expliqué, toujours dans le premier article, pour que les parents puissent « retourner au travail » ou plus « récupérer » le moment de l’arrêt (des grandes vacances) il faut que les enfants soient gardés.

« Quoi qu’il en coûte ».

L’arnaque du présidentiel prestidigitateur se dédouble en une hypocrisie méchante.

Bien loin de présenter le retour à l’école comme une nécessité (dangereuse)

pour la production, libérer les parents pour leur permettre de travailler plus, ce retour est présenté comme un acte grandiose de magnanimité envers les pauvres familles et les familles pauvres, celles qui ont été « perdues » ou qui ne sont pas entrées dans le flux innovateur du « télé-enseignement » ou de l’enseignement du futur (sans classes ni professeurs).

Alors, encore une fois, qu’il ne s’agit de rien d’autre que de remettre l’économie en fonctionnement et avec turbo si possible : ah ! toutes ces dettes à rembourser !

Comme nous l’avons expliqué dans le premier article, le gouvernement néolibéral joue de et sur la peur, stratégie du choc, effet Katrina, joue de la peur de la grande crise économique, du chômage, des faillites, et de l’incapacité à l’auto-organisation (coopérative).

D’où le lâche soulagement.

 

Ouf, une perspective de reprise.

La communication gouvernementale a été très erratique. Annoncer les prolongations de confinement par étapes a été une erreur « psychologique » ; qui a pu susciter panique et psychose, de la guerre longue dont on ne voit pas la fin.

Mais désormais, la communication de crise a été reprise en main, avec le thème inusable (et aliénant) de l’espérance (ce thème religieux si éculé).

Il fallait porter sinon de l’espoir au moins une perspective (de fin « eschatologique »).

Et même annoncer, mais en virtuel, de grands changements, potentiels.

Mais lesquels ?

 

Macron comme élève des écoles religieuses !

Les uns après les autres, Chine, Italie, Espagne, tous les États viraux centraux, ne parlons pas des miraculés du virus, Pays-Bas ou Allemagne, tous se remettent au travail. Comme avant, ou pire.

Qui pouvait croire à un « après » fantastique !

Une interruption de l’économie, si jouissive soit-elle pour certains, si inquiétante soit-elle pour d’autres (il faudrait reprendre le thème des luttes des classes au temps du coronavirus), cette interruption est, finalement, un désastre pour tous.

Désastre dont la réparation sera immensément coûteuse.

En résulte, déjà, bien avant le déconfinement économique, un débat violent sur le thème : qui paiera ? (Toujours les luttes des classes).

Qui paiera ? Comme lors de la dernière crise de 2008 ou comme pour les Grecs ? Toujours l’effet Katrina.

La structure ordo-libérale de la communauté économique européenne (CEE sous domination allemande) exclut que « la réparation » des dommages économiques de l’épidémie puisse se faire autrement que par un accroissement de l’austérité [2].

 

Le dogme ordo-libéral n’a pas souffert du virus !

L’absence totale de « solidarité européenne », le jeu exacerbé de la compétition entre les nations ou les systèmes nationaux (fiscaux, par exemple, l’absence d’unification fiscale étant calculée pour exacerber la compétition), dans la CEE, il n’est pas innocent que les Pays-Bas soient à la fois un paradis fiscal et l’État qui a le plus refusé la demande de « solidarité », dans la concurrence fiscale tous les coups sont permis, surtout profiter du malheur du concurrent, tout cela implique que « la désinflation compétitive », l’austérité salariale, l’oppression au travail sous menace virale, tout cela doit être renforcé.

Il est impossible que l’économie s’arrête davantage « quoi qu’il en coûte » d’un point de vue sanitaire.

La mise à l’arrêt de l’économie, le confinement, la distanciation de protection, tout cela était le signe de l’immense humanité du gouvernement.

 

Mais l’humanité, comme la charité, a des limites (économiques).

Et comme tous les confinés se sentaient menacés par cette crise économique (plus que par la pandémie), comme tous avaient plus peur de la crise économique que de la menace virale (ah, les pauvres restaurateurs), comme aucun des confinés, en dehors de belles chansons printanières, n’imaginait un « après » autre qu’un « avant », sans doute détérioré, mais enfin avec du boulot, l’annonce présidentielle a diffusé partout le bonheur (et un bonheur orwellien).

Après le ouf gouvernemental (relire la fin du premier article) arrive le ouf travailleur.

Enfin nous allons pouvoir repartir au travail !

 

Et bientôt, et de nouveau, montrer que les cafés et les restaurants (la restauration) sont les lieux principaux de la « résistance » à l’adversité ; comme après les attentats.

 

note

[1] Pour plus de détails, lire l’article d’Ellen Salvi, Médiapart du 14 avril 2020, Macron promet la sortie de confinement, mais ne donne aucune garantie.

[2] Sur cette question du carcan européen sous dogme ordo-libéral allemand, voir Yanis Varoufakis :

The European Union is Determined to Continue Making the Same Errors it Made after 2008, Jacobin interview, The Jacobin, April 12, 2020 ;

The EU’s new coronavirus relief deal is a gift to Europe’s ennemies, The Gardian, April 13, 2020.

 

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