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11 Marzo 2020

 

Contro chi sminuisce l’emergenza

di Wu Ming

 

Le ore delle rivolte in carcere, neanche fossimo negli anni Settanta. Il quarto decreto del governo in una settimana. Le critiche contro i molti precari, rimasti senza lavoro, tornati dai genitori nelle regioni del sud. La campagna comunicativa ossessionante «Restate a casa» che dimentica chi lavora nei front office, chi manda avanti gli uffici pubblici e i servizi, o quelli delle catene di montaggio.

E ancora: la consapevolezza che in Italia, nel periodo da dicembre (esplosione dell’epidemia a Wuhan) a fine febbraio non si è fatto nulla per rafforzare i presidi sanitari in vista di una probabile diffusione. La totale assenza di autocritica della politica istituzionale. La lettura delle misure di contenimento da cui sembra che ciascun italiano ha almeno una stanza tutta per sé e ovviamente un bagno separato, dentro una casa spaziosissima.

Chi per «emergenza» intende il pericolo da cui l’emergenza prende le mosse, cioè l’epidemia, e chi, invece, chiama da tempo «emergenza» quel che viene costruito sul pericolo (il clima che si instaura, la legislazione speciale…).

Infine: l’epidemia che mostra la fragilità della costruzione neoliberista, i ruzzoloni in borsa, ma soprattutto l’infinita voglia di “cercare chiunque non avesse ancora ceduto all’insensatezza…”. La terza puntata del “diario virale” di Wu Ming merita molte, molte attenzioni.

 

***

 

Qui i diari precedenti: 1 e 2.

 

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