Fonte: Enzo Pennetta

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24/03/2020

 

Covid-19: il “Virus Act” è come il “Patriot Act”

di Enzo Pennetta

 

In uno stato di emergenza vengono presi provvedimenti eccezionali. Che poi diventano la nuova normalità.


Era il 26 ottobre 2001 quando il Congresso USA approvò il Patriot Act, acronimo di Uniting and Strengthening America by Providing Appropriate Tools Required to Intercept and Obstruct Terrorism , un provvedimento che in nome della lotta al terrorismo eliminava le tutele personali in materia di riservatezza della posta, perquisizioni di alloggi, intercettazioni telefoniche, acquisizione di dati personali.
La legge fu presentata il 23 ottobre e votata alla Camera il 24, al Senato il 25 e firmata dal Presidente J.W. Bush il 26, solamente tre giorni dopo la presentazione sotto l’urgenza seguita all’atto terroristico dell’11 settembre.
Ma non solo, le misure eccezionali vennero prese con una funzione parlamentare limitata dall’emergenza bioterrorismo conseguente al caso delle buste all’Antrace, un batterio impiegato come arma, e recapitate il giorno 18 settembre ai senatori Tom Daschle e Patrick Leahy, episodio per il quale cinque persone rimasero uccise.
Ma l’emergenza terrorismo non è mai terminata e il Patriot Act è stato successivamente confermato nel 2015 e poi ancora nel 2019.
Lo stato di emergenza si è rivelato un’emergenza senza fine, come le guerre seguite all’11 settembre, ma del resto il nome che Bush aveva dato alle guerre al terrorismo che ne erano conseguite fu “Infinite Justice“, un nome subito cambiato per le proteste del mondo islamico. Dalla giustizia infinita si pass molto più prosaicamente alla guerra infinita, una guerra fatta per non essere vinta ma per essere uno strumento di azione a tempo indeterminato.
All’emergenza terrorismo si è aggiunta in seguito quella climatica e adesso quella epidemiologica, gli allarmi coesistono e si susseguono non lasciando spazio ad un tempo normale, quando uno scende l’altro cresce, il 27 febbraio abbiamo avuto i trojan nei cellulari, e adesso diventano accettabili le app che tracciano ogni attività, poi a distanza di pochi giorni è arrivata la limitazione alla libera circolazione di auto e persone, anche Twitter annuncia di voler controllare quello che viene detto, tutto per motivi giustificati ovviamente, tutto per il nostro bene.
Le tecniche “shock an awe” funzionano così, sotto lo stato di stordimento che segue un evento traumatico la vittima accetta qualunque cosa, si sente minacciata diventando sottomessa e psicologicamente fragile, l’undici settembre con il terrorismo sempre pronto a riaccendersi, la catastrofe ambientale con i suoi isterismi, il terrore dell’epidemia radicato nell’inconscio collettivo della peste nera e nelle troppe pellicole di Hollywood hanno in comune l’effetto shock.
Il Coronavirus girerà ancora per molto tempo, il terrorismo islamico ci accompagna da decenni e la crisi climatica è il nuovo millenarismo apocalittico, non c’è spazio nel modo degli anni ’20 del XXI secolo per la normalità, è uno stato di emergenza permanente e chi non lo vuol capire è il nemico pubblico da denunciare con la delazione e il disprezzo.
Le abitudini sono stravolte bruscamente, i comportamenti di prima diventano presto il racconto mitologico di un’epoca che non c’è più.
Abbiamo poco tempo per riprenderci la normalità e la libertà, il bene che in ogni epoca è stato ritenuto superiore alla vita stessa.
Nessuna emergenza può essere illimitata, nessun prezzo può essere troppo alto per la libertà.

 

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