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gennaio 2020

 

Sintesi delle prospettive della situazione economica mondiale a cura dell’UNCTAD

Traduzione di Giuseppe Volpe

 

Il deterioramento su larga base delle prospettive economiche globali può causare ostacoli al perseguimento degli obiettivi di sviluppo

Un’economia globale dinamica e inclusiva è essenziale per conseguire gli ambiziosi obiettivi dell’Agenda 2030 dello Sviluppo Sostenibile. In mezzo a prolungate dispute commerciali e incertezze politiche di vasta portata l’economia mondiale ha visto durante lo scorso anno un considerevole e vasto deterioramento. Ciò minaccia di impedire gli sforzi per ridurre la povertà, creare posti di lavoro decenti, ampliare l’accesso a energia accessibile e pulita e realizzare molti altri Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. La crescita del prodotto lordo mondiale è scesa al 2,3 per cento nel 2019, il tasso più basso dalla crisi finanziaria globale del 2008-09. Questo rallentamento si sta verificando accanto a un crescente scontento per la qualità sociale e ambientale della crescita economica, in mezzo a disuguaglianze pervasive e all’aggravamento della crisi climatica. Persino mentre tensioni commerciali globali si stanno attenuando su alcuni fronti, il potenziale di una ricaduta è elevato, mentre problemi importanti alla base di tali dispute devono ancora essere affrontati approfonditamente. In base alla supposizione che ostacoli potenziali non si concretizzino, per il 2020 è prevista una modesta ripresa della crescita globale al 2,5 per cento, anche se incertezze politiche continueranno a pesare sui piani d’investimento.

L’incertezza sulla politica commerciale ha pesato sugli investimenti e sulle esportazioni globali

Aumento di dazi e mesi di altalene tra aggravamenti e allentamenti di tensioni commerciali globali hanno alimentato incertezza politica, ridotto considerevolmente gli investimenti e spinto la crescita commerciale globale al ribasso allo 0,3 per cento nel 2019, il suo livello più basso da un decennio. Gli scambi bilaterali tra Stati Uniti d’America e Cina sono precipitati, con considerevoli interruzione delle catene internazionali dell’offerta. I settori globali dell’elettronica e delle automobili, che hanno estese reti transnazionali di produzione, sono stati colpi con particolare durezza. Ciò nonostante, diversi paesi hanno beneficiato di una crescita della quota del mercato globale delle esportazioni, poiché le società cercano fonti di approvvigionamento in paesi che non siano direttamente colpiti dall’aumento dei dazi. Contemporaneamente, molti dei paesi meno sviluppati (LDC), che generalmente non sono ben integrati nelle reti commerciali globali, sono rimasti relativamente non influenzati dalle dispute commerciali. Diversamente dalla maggior parte del resto del mondo la maggioranza degli LDC ha visto accelerare la crescita del PIL nel 2019.

Tensioni commerciali si sono intrecciate con fragilità finanziarie

L’economia globale è afflitta da rischi che minacciano la stabilità finanziaria. In mezzo a prolungate condizioni finanziarie allentate nelle economie sviluppate e a una rapida crescita del credito in alcune economie emergenti, sono pervasivi elevati livelli di indebitamento. Elevati livelli di indebitamento non solo pongono di per sé rischi finanziari, ma riducono anche la resilienza di un’economia agli shock, creando una fonte di fragilità nel caso di ulteriore deterioramento dell’attività economica. Un aggravamento delle tensioni commerciali potrebbe intrecciarsi con tali fragilità se dovesse innescare una “corsa alla sicurezza” tra gli investitori, determinando un apprezzamento del dollaro statunitense e un implicito irrigidimento delle condizioni monetarie in paesi in via di sviluppo. Mentre famiglie e imprese lottano per rinnovare i debiti, crescenti fallimenti bancari e condizioni creditizie più rigide potrebbero scatenare un disordinato processo di riduzione della leva finanziaria e vasti aggiustamenti dei prezzi delle attività.

Ci sono crescenti preoccupazioni che la politica monetaria abbia raggiunto i propri limiti…

Politiche monetarie sovraccariche si sono dimostrate insufficienti a stimolare investimenti che in molti paesi sono frenati meno dai costi finanziari che dall’incertezza e dalla mancanza di fiducia economica. Gran parte del debito globale recentemente accumulato e stata canalizzata in attività finanziarie piuttosto che nell’accrescere la capacità produttiva, illustrando una preoccupante disconnessione tra il settore finanziario e l’attività economica reale. Una forte domanda di titoli sovrani a rendimento negativo suggerisce che molti investitori sono più disposti a subire piccole perdite che a sottoscrivere investimenti produttivi, indicando una visione molto pessimistica della crescita economica in futuro. Senza segnali di una significativa ripresa degli investimenti nel breve termine la crescita della produzione resterà debole nel medio termine.

… e ulteriori facilitazioni possono esacerbare i rischi

Un eccessivo affidamento alla politica monetaria non solo è insufficiente per ravvivare la crescita; comporta anche costi considerevoli, tra cui l’esacerbazione dei rischi della stabilità finanziaria. Bassi tassi globali d’interesse e ampie condizioni di liquidità hanno contribuito alla sottovalutazione dei rischi, spingendo al rialzo i prezzi delle attività è incoraggiando l’aumento dell’indebitamento globale. Il periodo più protratto di politica monetaria facile ha il potenziale di alimentare un ulteriore accumulo di squilibri finanziari.

I rischi restano fortemente orientati al ribasso

Il modesto rimbalzo della crescita globale previsto per il 2020 è condizionato dal presupposto che numerosi rischi incombenti all’orizzonte non si concretizzino, che le tensioni commerciali e tariffarie non si aggravino ulteriormente; che la Brexit si concluda con un quadro trasparente sulle future relazioni tra Regno Unito e Unione Europea, che le frizioni geopolitiche non si intensifichino, che i rischi per la stabilità finanziaria restino contenuti e che gli shock della catastrofe climatica restino tenuti a bada. Anche una piccola deviazione da queste condizioni potrebbe determinare un ulteriore rallentamento della crescita globale nel 2020. Ad esempio, un riacutizzarsi delle tensioni commerciali che inducesse le imprese delle economie sviluppate e dell’Asia Orientale a dilazionare solo l’un per cento degli investimenti potrebbe vedere la crescita del commercio mondiale rallentare allo 0,6 per cento e la crescita del prodotto lordo mondiale a solo l’1,8 per cento nel 2020. Ciò si confronta con proiezioni di riferimento del 2,3 e del 2,5 per cento rispettivamente.

Uno qualsiasi dei rischi di ribasso è probabile aggravi altri rischi, facendo potenzialmente deragliare l’economia globale. Sommati all’aggravamento della polarizzazione politica, al crescente scetticismo circa i vantaggi del multilateralismo e al limitato spazio politico globale questi ardui venti contrari nel breve termine hanno il potenziale di infliggere danni gravi e di lunga durata alla società e di porre una considerevole minaccia alle prospettive di conseguimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile entro il 2030.

E’ necessaria una combinazione più equilibrata di politiche

In mezzo a preoccupazioni per politiche monetarie eccessivamente stressate è richiesta una combinazione più equilibrata di politiche. Anche se le banche centrali hanno reagito rapidamente al deterioramento della prospettiva globale, la politica fiscale è stata generalmente sottoutilizzata come strumento anticiclico. Con tassi d’interesse a minimi storici i governi che hanno ampio spazio fiscale e pressanti necessità di investimenti dovrebbero sfruttare le attuali condizioni finanziarie favorevoli. Tuttavia elevati livelli di indebitamento e considerevoli deficit di bilancio limitano in molti casi lo spazio per stimoli fiscali.

Poiché la portata sia dell’agevolazione fiscale sia monetaria per compensare il rallentamento economico globale è limitata in molti paesi, assume un ruolo sempre più importante l’efficienza della legislazione. Ciò richiede un allontanamento dalla concentrazione su obiettivi di breve termine verso una pianificazione di più lungo termine di uno sviluppo economico inclusivo. Svolte strutturali nel disegno della politica fiscale andrebbero attentamente integrate con iniziative sul mercato del lavoro, su iniziative norme favorevoli alle imprese e alla finanza, su efficaci sistemi di protezione sociale e incentivi prudentemente mirati agli investimenti. E’ richiesto un approccio politico equilibrato che stimoli la crescita economica muovendosi contemporaneamente in direzione di una maggior inclusione sociale, uguaglianza di genere e produzione e consumi ambientalmente sostenibili. Anche se le priorità nazionali differiscono, alcune priorità generali comuni includono: aumentare gli investimenti e allineare le politiche all’abbandono di energia, agricoltura e trasporti basati sul carbonio, all’avvio di investimenti infrastrutturali mirati per ampliare l’accesso a energie pulite e rinnovabili, all’acqua e a trasporti puliti, e al sostegno di parti opportunità di accesso a un’istruzione, assistenza sanitaria e occupazione formale di alta qualità.

Le politiche nazionali devono essere integrate da una cooperazione globale più efficace

Molte delle sfide dello sviluppo che i paesi hanno di fronte sono di natura globale e non possono essere affrontate adeguatamente mediante solo politiche strutturali nazionali. Le politiche nazionale devono essere integrate da una più efficace cooperazione internazionale al fine di conseguire obiettivi condivisi, particolarmente nell’area del cambiamento climatico, del commercio e della finanza internazionali. Mentre l’equilibrio economico globale sta svoltando dall’Unione Europea, dagli Stati Uniti e da altri paesi sviluppati verso la Cina, l’India e altri paesi in via di sviluppo, il potere decisionale economico globale sta anch’esso avendo una svolta. Meccanismi di cooperazione globale dovranno riconoscere il cambiamento dell’equilibrio contemporaneamente consentendo ai non rappresentati di essere ascoltati.

I dati sul PIL che fanno notizia non colgono aspetti cruciali della qualità della crescita economica

Anche se il PIL è la misura più diffusamente utilizzata per valutare la prosperità e i risultati economici, esse non rivela nulla riguardo a come il reddito è distribuito all’interno di un paese, all’impatto dell’attività economica sulle risorse naturali e sull’ambiente o alla qualità della vita goduta dalla popolazione in termini di istruzione, salute o sicurezza personale. In molte dimensioni il benessere globale continua a non essere all’altezza dei livelli mirati. Proseguono conflitti mortali, la crisi climatica si sta aggravando, il numero delle persone che soffrono di insicurezza alimentare e malnutrizione sta aumentando, e c’è un crescente riconoscimento delle disuguaglianze di reddito, istruzione e opportunità alla base di una profonda discriminazione sociale. Richieste di cambiamento sono diffuse in tutto il mondo, riflettendo un crescente scontento per la qualità della crescita alla base dell’attuale status quo economico, sociale e ambientale.

Il progresso in direzione di un più elevato tenore di vita è in stallo per molti

In termini pro capite l’economia globale è prevista crescere dell’1,5 per cento nel 2020. Lo scenario di riferimento prevede una modesta accelerazione del PIL in molte regioni in via di sviluppo, con l’Africa Orientale e l’Asia Orientale attese continuare a esibire una rapida crescita del reddito. Tuttavia un paese su cinque vedrà stagnare o diminuire i redditi pro capite quest’anno. Il progresso in direzione di un più elevato tenore di vita è già in stallo per molti. In un terzo dei paesi in via di sviluppo dipendenti dalle materie prime (sede di 870 milioni di persone) i redditi reali medi sono oggi inferiori a quanto erano nel 2014.

Sradicare la povertà dipenderà sempre più dal contrastare la disuguaglianza

La quota della popolazione che vive in povertà estrema è diminuita costantemente e considerevolmente negli ultimi decenni, in larga parte grazie alle riuscite esperienze in Cina e in India. Anche se il progresso è stato realizzato in termini globali, il numero delle persone che vivono in povertà estrema è aumentato in numerosi paesi africani sub-sahariani e i parti dell’America Latina, dei Caraibi e dell’Asia Occidentale. Un progresso sostenuto in direzione della riduzione della povertà richiederà sia una considerevole promozione della crescita della produttività, sia un fermo impegno a contrastare elevati livelli di disuguaglianza. In assenza di rapidi declini della disuguaglianza, lo sradicamento della povertà nei paesi non al basso sviluppo dell’Africa richiederà un tasso di crescita annuo pro capite del reddito dell’8,7 per cento, rispetto al tasso miseramente inadeguato dello 0,5 per cento registrato nello scorso decennio.

I rischi climatici pongono crescenti minacce all’umanità…

Rischi associati alla crisi climatica stanno diventando una sfida sempre maggiore per molti paesi e l’intervento sul clima deve far parte integrante di ogni combinazione di politiche. Il solo modo per spezzare il collegamento tra le emissioni di gas serra e l’attività economica consiste nel cambiare il mix energetico. Arrestare il riscaldamento globale richiederà una forte volontà politica e il pieno impiego di tutti gli strumenti politici disponibili.

… mentre molte azioni politiche attuali sono prive di una visione di lungo termine, aggravando i rischi globali

La crisi climatica continua a essere sottovalutata, incoraggiando decisioni miopi ampliano gli investimenti i attività a intense emissioni di carbonio. La transizione a un mondo che imponga un prezzo sul carbonio, in  cui gli inquinatori si accollino  una quota crescente dei costi ambientali associati alle loro attività, farà emergere diffuse vulnerabilità tra i detentori di attività a intense emissioni carboniche. Ciò lascerà molti governi e investitori esposti a perdite improvvise e attività bloccate. Più in generale, l’attuale mancanza di una visione di lungo termine renderà estremamente difficili da conseguire gli obiettivi ambientali.

Molti paesi possono trarre vantaggio dalla transizione energetica… 

La transizione a una combinazione di energie più pulite ha il potenziale di apportare non solo benefici ambientali ma anche benefici economici a molti paesi. Ad esempio, molti forti importatori di combustibili fossili trarranno vantaggio dallo sviluppo di fonti locali di energie rinnovabili determinando un miglioramento della sicurezza dell’approvvigionamento energetico e degli equilibri esterni. Contemporaneamente, alcuni paesi assisteranno a un’accresciuta domanda di risorse usate nelle tecnologie a basso carbonio, tra cui metalli e materiali necessari per i sistemi di energia rinnovabile, per edifici efficienti e per nuove forme di trasporti. Alla fine, la transizione condurrà al riconoscimento di un maggior valore di risorse naturali quali sole, vento e vie d’acqua e a un accresciuto sostegno alla protezione e all’espansione delle foreste quali spugne di carbonio.

… ma i costi e i benefici non saranno condivisi in ugual misura

Le conseguenze economiche e sociali della transizione energetica globale saranno necessariamente di vasta portata. I costi e in benefici saranno distribuiti in misura molto disuguale all’interno dei paesi e tra di essi; le discrepanze devono essere riconosciute e affrontate mediante accordi collaborativi per assicurare una transizione equa. Sono essenziali misure per alleviare l’onere a carico di coloro che subiranno perdite sproporzionate, sia per proteggere i vulnerabili, sia per salvaguardare la realizzabilità politica di interventi politici difficili ma urgentemente necessari.

Interventi urgenti possono accelerare il progresso verso la realizzazione di Obiettivi di Sviluppo Sostenibile globali collegati all’energia…

Persiste un ampio divario tra il mondo odierno e un mondo in cui il sistema energetico sia compatibile con obiettivi globali di protezione climatica, accesso universale all’energia e all’aria pulita. Strategie per la produzione di energia accessibile, affidabile e decarbonizzata sono disponibili, ma richiedono priorità politica e sostegno pubblico. Realizzare il necessario declino dei livelli delle emissioni richiederà una combinazione di cambiamenti tecnologici per accrescere l’efficienza energetica, cambiamenti comportamentali per promuovere la conservazione dell’energia e l’espansione di discariche del carbonio, investimenti nelle infrastrutture e nelle tecnologie richieste per cambiare la composizione del mix energetico, e lo sviluppo e l’impiego di tecnologie di cattura e isolamento del carbonio.

… mentre un ritardo negli interventi decisivi accrescerà considerevolmente i costi finali

La finestra di opportunità per agire si sta restringendo. Ogni ritardo in interventi decisivi accrescerà considerevolmente i costi finali. Gli Stati Membri delle Nazioni Unite hanno dichiarato questo decennio di azione per realizzare gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile entro il 2030, e un rapido progresso verso la realizzazione della transizione energetica deve essere ai primi posti nei loro ordini del giorno.


da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo

 

www.znetitaly.org

 

Fonte: https://unctad.org/en/PublicationsLibrary/wesp2020_en.pdf

 

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