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9 gennaio 2020

 

Tutto quello che non torna sull’incidente aereo in Iran

di Federico Giuliani

                       

Le cause dell’incidente aereo avvenuto ieri in Iran sono ancora incerte. Tra ipotesi contrastanti, contraddizioni, prove, controprove e speculazioni, il tutto ingigantito all’ennesima potenza dai venti di guerra che soffiano tra Teheran e Washington, la vicenda resta avvolta nella nebbia.

Partiamo dai fatti accreditati. L’aereo civile precipitato faceva parte della flotta in forza all’Ukraine International Airlines (Uia), la compagnia nazionale dell’Ucraina. Era un Boeing 737-800 passeggeri, bimotore e utilizzato per effettuare voli di breve e medio raggio.

Stando a quanto riportato da un tracker di volo, il mezzo ha lasciato l’aeroporto internazionale Imam Khomeini di Teheran nella mattina di mercoledì 8 gennaio alle ore 6:12. Due minuti più tardi, alle 6:14, sono cessati tutti i contatti con la cabina di pilotaggio. In quel preciso istante, l’aereo è precipitato nella periferia della capitale iraniana, schiantandosi al suolo. L’intero equipaggio, formato da 176 persone, è morto sul colpo.

La compagnia Uia ha subito specificato che il velivolo coinvolto nel misterioso incidente era nuovo – la sua costruzione risale al 2016 – e che il giorno prima di precipitare aveva effettuato i controlli tecnici, superandoli correttamente. Il presidente ucraino, Volodimir Zelenskij, ha aperto un’inchiesta per fare luce sulla vicenda.

 

Le prime contraddizioni

In un primo momento, nella mattina dell’8 gennaio, l’ambasciata ucraina in Iran aveva emesso un comunicato in cui sottolineava come le cause dell’incidente areo fossero da imputare a “motivi tecnici”. Questo il contenuto della prima versione della nota: “Secondo le informazioni preliminari, l’aereo si è schiantato a causa di un guasto al motore per motivi tecnici. Esclusa la possibilità di un attacco terroristico o di un attacco missilistico”.

Il corpo diplomatico ucraino aveva probabilmente preso per buona la versione offerta da Qassem Biniaz, un funzionario del ministero iraniano delle Infrastrutture. Nel racconto dell’uomo, l’aereo era caduto perché un motore aveva preso fuoco e il pilota non era riuscito a riprendere il controllo del mezzo.

Dopo qualche ora di calma apparente, l’emittente saudita Al Hadath ha diffuso una notizia clamorosa: il Boeing sarebbe stato abbattuto per sbaglio da un missile sparato dai pasdaran, i Guerriglieri della Rivoluzione iraniana.

A quel punto l’ambasciata ucraina ha cancellato il vecchio comunicato per pubblicarne un secondo, aggiornato e completamente diverso dal primo: “Una commissione chiarirà le informazioni sulle cause del disastro aereo. Ogni dichiarazione sulle cause dell’incidente prima delle conclusione della commissione non è ufficiale”. Inizia a farsi strada l’idea che a far precipitare il Boeing non sia stato un guasto tecnico ma un missile sparato da qualcuno.

 

Nessuna emergenza segnalata ed equipaggio esperto

Ci sono numerosi aspetti insoliti da considerare. Intanto, come sottolinea Cnbc, i piloti dei Boeing si sottopongono alla formazione dei simulatori di volo, i quali prevedono anche la cosiddetta eventualità dell’engine failure, cioè di un possibile malfunzionamento al motore. In casi del genere, dunque, la cabina di pilotaggio dovrebbe essere in grado di riportare il velivolo a terra e in sicurezza anche alla presenza di un motore in avaria.

Come se non bastasse, l’equipaggio dell’aereo dell’Uia era molto esperto. Il capitano aveva alle spalle 11.600 ore di volo sui Boeing 737, 5.500 delle quali proprio nelle vesti di capitano. Gli esperti ritengono dunque altamente improbabile che possa essersi trattato di un errore umano.

Allo stesso modo sarebbe da escludere l’ipotesi del guasto tecnico al motore perché, sempre secondo gli stessi esperti, sarebbe remota la possibilità che un motore possa rompersi in circostanze del genere. I piloti, inoltre, non hanno segnalato alcun problema o emergenza di alcun tipo.

 

L’ipotesi più accreditata

Il fatto che l’incidente sia avvenuto proprio a ridosso dell’attacco missilistico dell’Iran alle basi americane in Iraq, alimenta l’ipotesi dell’abbattimento del velivolo a causa di un razzo.

Certo, sul luogo dell’impatto sono state ritrovate le due scatole nere, i cui dati potrebbero fugare ogni dubbio; tuttavia le autorità iraniane non hanno alcuna intenzione di consegnarle a Boeing. Le indagini saranno dunque condotte da Teheran.

Le fotografie dei detriti dell’aereo precipitato offrono un altro spunto di riflessione. Come sottolinea Asia Times, le foto mostrano quelli che sembrano essere buchi provocati da schegge nella fusoliera dell’aeromobile. Sono ben visibili anche dei fori sopra i finestrini dei passeggeri.

I motori del Boeing 737 sono collocati sotto le ali. Nel caso in cui un motore esplodesse, si disintegrasse o dovesse prendere fuoco, potrebbe senza ombra di dubbio espellere i suoi componenti dietro l’ala ma non sopra i finestrini dei passeggeri. Come se non bastasse, dalle foto nessuno dei due motori sembra bruciato. Da questo punto di vista, una delle ipotesi da non escludere è che a colpire l’aereo possa essere stato un piccolo razzo sparato a spalla (Manpads).

Nel frattempo una commissione ucraina è giunta a Teheran per indagare sull’incidente. Il segretario del Consiglio nazionale di sicurezza e difesa dell’Ucraina (Nsdc), Oleksiy Danilov, ha specificato che le autorità di Kiev ritengono possibile la teoria di un attacco missilistico al velivolo.

La commissione esaminerà infatti il sito dello schianto del velivolo alla ricerca di frammenti di un missile Tor di produzione russa. Cosa c’entra la Russia con l’Iran? Come è possibile leggere dall’agenzia Sputnik, a cavallo tra il 2005 e il 2007 Mosca ha venduto all’alleato iraniano proprio 29 sistemi missilistici antiaerei Tor-M1, ricavando circa 700 milioni di dollari.

In base a quanto detto, due sembrerebbero essere le certezze: l’aereo potrebbe essere stato messo fuori combattimento da un missile e il regime iraniano starebbe cercando di nascondere la verità.

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