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27 marzo 2020

 

Coronavirus in Iran, la situazione è tragica

di Darlene Casella

 

I critici ritengono che il governo iraniano stia mentendo, distorcendo e occultando le informazioni sulla diffusione del Covid-19 nel Paese.

 

Il leader supremo Ayatollah Khamenei ha dichiarato: «Questa non è una grande catastrofe…  è una cosa passeggera, niente di eccezionale. I nostri funzionari hanno informato la popolazione fin dal primo giorno con fiducia, onestà e trasparenza, sono altri i Paesi che nascondono la gravità e la diffusione della malattia».

Il Dr. Richard Brennan, direttore per le emergenze nella regione del Mediterraneo orientale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha dichiarato: «I casi ufficialmente segnalati potrebbero rappresentare solo un quinto dei casi reali».

L’Iran sostiene che ci siano stati 2 mila decessi nel Paese, ma il 26 marzo gli oppositori del regime, la People’s Mojahedin Organization of Iran (Pmoi), hanno parlato di 11 mila e 900 decessi in 224 città. Con i relativi nominativi e foto pubblicati quotidianamente.

Il presidente Hassan Rouhani ha dichiarato di non nascondere nulla alla popolazione; tuttavia è furioso con chi ha pubblicato le cifre reali di nascosto, perché Teheran non vuole che il mondo sappia cosa sta succedendo. Quindi, monitorando la rete le autorità hanno individuato 262 azioni illegali, che hanno portato all’arresto di 27 persone che avrebbero diffuso voci.

Il capo della magistratura di Qom ha affermato: «Tutte le interviste e le notizie che costituiscono falsa propaganda… saranno trattate secondo la legge». Secondo Pmoi, il portavoce dell’Ayatollah Khamenei avrebbe dichiarato: «Coloro che inviano i falsi resoconti devono essere accusati di ‘corruzione’ e condannati a morte».

Sono molte le discussione su come il nuovo coronavirus, anche noto come il virus del Pcc, possa essere arrivato in Iran. Il giornale Aftab-e-Yazd ha pubblicato a gennaio il titolo «Virus misterioso alle porte dell’Iran», mettendo in guardia la popolazione dal virus del Pcc. Altri ipotizzano che un uomo d’affari iraniano sia tornato dalla Cina a Qom – dove per altro ci sono importanti scuole sciite frequentate anche da studenti cinesi – portando con se il virus. Qom si trova lungo il percorso della ferrovia ad alta velocità che un’azienda statale cinese sta costruendo.

Attualmente ci sono circa 30 mila persone che si recano ogni giorno negli ospedali iraniani, molte delle quali sono probabilmente infette dal virus. Ma naturalmente gli ospedali non hanno la capacità per accoglierle tutte. Molte persone sono state sepolte a Teheran, Qom e Golestan come vittime dell’influenza, e non del coronavirus.

Il crollo del sistema sanitario iraniano e la possibilità che muoiano milioni di persone è stata denunciata dalla Associated Press sulla base di una ricerca della Sharif University of Technology dell’Iran. Nel frattempo, sono stati impiegati droni per disinfettare le strade e sono state mobilitate equipe per effettuare controlli porta a porta e individuare i positivi.

 

È molto probabile che il coronavirus abbia ucciso più persone in Iran che in qualsiasi altro posto, ad eccezione forse della Cina, dove le cifre ufficiali sono altrettanto discutibili e imprecise.

Molti importanti mulla sono stati infettati e alcuni deceduti, tra questi il membro del Consiglio di spedizione Mohammad Mirmohammadi, un confidente dell’Ayatollah Khamenei; Hadi Khosroshahi, ex ambasciatore in Vaticano; Ahmad Tuyserkani, consigliere del capo della magistratura iraniana; così come diversi parlamentari e membri dell’Assemblea degli esperti del Paese.

Inoltre le camere mortuarie sono sovraccariche di corpi dei comuni cittadini iraniani; nei video si vedono file di sacchi per cadaveri che aspettano da giorni di essere seppelliti.

Nondimeno, anche centinaia di migliaia di detenuti, molti dei quali prigionieri politici, sono a rischio, poiché probabilmente il virus si diffonderà nell’affollato e malandato sistema carcerario iraniano. Recentemente i mulla si sono rifiutati di aprire le prigioni, quindi i prigionieri nell’Iran occidentale si sono ribellati, hanno disarmato alcune guardie e sono fuggiti. Le altre guardie hanno poi aperto il fuoco su 250 detenuti in fuga, uccidendone diversi. Maryam Rajavi, leader del Pmoi, ha chiesto alla comunità internazionale e al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di intervenire con urgenza per ottenere il rilascio dei prigionieri; in effetti 85 mila sono stati temporaneamente rilasciati.

 

Per contrastare la diffusione del virus, il Regno dell’Arabia Saudita ha bloccato l’ingresso dei pellegrini religiosi per l’Hajj, un viaggio intrapreso da circa due milioni di musulmani ogni anno.

Ma nel teocratico Iran i santuari rimangono aperti, nonostante le raccomandazioni delle autorità sanitarie. Mohammad Saidi, che sovrintende al Santuario di Fatima Masumeh, ha affermato che la chiusura dei santuari fa parte di un complotto ordito dal presidente Donald Trump: «Sconfiggere Qom è il sogno del traditore Trump e dei suoi mercenari domestici, ma questo sogno non si realizzerà nemmeno nella loro tomba».

Gli iraniani sono in preda alla rabbia, alle rivolte e alle effigi brucianti di Khamenei, mentre i funzionari sono nel panico a causa dei loro insabbiamenti e della loro inerzia. Nel frattempo il regime accusa gli Stati Uniti d’America di aver condotto un attacco biologico.

Poiché Russia, Cina e Iran coordinano campagne di disinformazione per screditare ciò che l’America sta facendo contro il coronavirus, alcuni media statunitensi che ci hanno creduto stanno trattando le false informazioni come vere, diffondendo paura e confusione. Il segretario di Stato Mike Pompeo ha dichiarato: «Il mondo intero deve sapere che l’assistenza umanitaria in Iran è spalancata. Non è bloccata. Non ci sono sanzioni per i medicinali che vanno in Iran, né per l’assistenza umanitaria verso il Paese. Lì hanno un grave problema e noi vogliamo che l’assistenza medica umanitaria e sanitaria arrivi al popolo iraniano». Tuttavia, non ci sono ancora indicazioni che Teheran abbia accettato gli aiuti umanitari.

 

Il mondo rimane in gran parte all’oscuro della terribile situazione iraniana, poiché il braccio vigoroso del governo della Repubblica islamica teocratica dell’Iran ha il completo controllo sulla vita e la morte della popolazione, cosi come sulla stampa.


Darlene Casella è un ex insegnante di inglese, agente di cambio e presidente di una piccola società. È attiva con la Federated Republican Women, il Lincoln Club e il California Republican Party.

 

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