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18/2/20

 

Il regime israeliano censura Roger Waters anche in Messico

 

Un gruppo di sostegno ebraico con sede negli Stati Uniti ha lanciato una campagna per impedire al membro fondatore dei Pink Floyd, Roger Waters, di esibirsi in tournée in Messico. Il grande musicista, che oggi ha 76 anni, dovrebbe salire sul palco a Città del Messico il prossimo 7 ottobre per un concerto all’interno del suo tour nordamericano “This Is Not A Drill”, che inizierà a Pittsburgh a luglio. La sezione latinoamericana del Simon Wiesenthal Center (Swc), che sostiene i sopravvissuti dell’Olocausto e combatte l’antisemitismo, ha scritto alle aziende che sponsorizzano e promuovono il concerto di Waters in Messico, esortandole a ritirarsi. «Il prestigio delle vostre aziende non dovrebbe  essere macchiato da coloro che usano la musica per camuffare la discriminazione e la diffusione di un messaggio violento e razzista», afferma la lettera, firmata da Shimon Samuels e Ariel Gelblung, direttori delle relazioni internazionali del centro Wiesenthal. La nuova equazione ideologica (anti-sionismo, uguale antisemitismo) è la bandiera del governo Netanyahu, protagonista di una selvaggia repressione razzista e terroristica nei confronti della popolazione palestinese che vive nei Territori Occupati della Gisgiordania, illegalmente colonizzati da Israele in aperta violazione delle disposizioni Onu.

 

Waters, ricorda il blog “Invicta Palestina“, è un noto attivista filo-palestinese che sostiene il movimento per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni. Il leader dei Pink Floyd è alla testa di un gruppo di grandi artisti occidentali, tra cui Brian Eno, che promuovono il boicottaggio di Israele in varie forme, come protesta per la vergognosa condizione di apartheid che la “democrazia” israeliana impone ai palestinesi. Waters ha invitato gli altri artisti a non esibirsi in concerti nello Stato ebraico, che calpesta quotidianamente i diritti umani, sociali e civili della componente palestinese. Da parte sua, Israele vede il movimento anti-apartheid come «una minaccia strategica», e accusa gli attivisti di antisemitismo: addebito Waters e colleghi rigettano fermamente, ritenendolo un rozzo tentativo di screditarli. Il centro Wiesenthal ha accusato Waters di antisemitismo anche per l’uso di un maiale gonfiabile con impressa la Stella di David durante suoi precedenti concerti. Il consumo di carne di maiale è vietato, nel giudaismo, mentre la stella di David è un simbolo religioso. Il maiale gonfiabile, peraltro, è un’autocitazione artistica: era un’icona di leggendarie esibizioni musicali dei Pink Floyd.

 

«Queste immagini si riferiscono all’iconografia antisemita tedesca medievale», sostiene invece il Simon Wiesenthal Center, che lanciò la campagna “Resist the Racist” l’ultima volta che Waters si esibì in Messico nel 2018. Il centro prende il nome da Simon Wiesenthal, un sopravvissuto dell’Olocausto austriaco e noto cacciatore di nazisti. Fondato nel 1977, il centro promuove tuttora il perseguimento dei criminali di guerra nazisti, combatte l’antisemitismo e tiene viva la memoria dell’Olocausto. Accusare di razzismo e antisemitismo un intellettuale come Roger Waters è semplicemente ridicolo, oltre che offensivo, e serve a depistare l’opinione pubblica dal vero razzismo in atto, quello di Israele verso i palestinesi. Analoghe polemiche hanno coinvolto autorevoli intellettuali ebrei: dallo storico israeliano Ilan Pappe al jazzista Gilad Atzmon, fino all’italiano Moni Ovadia: tutti ebrei, critici con il sionismo e indignati per la violenza anti-palestinese del regime di Tel Aviv. Quanto a Roger Waters, con il concept album “The Wall” (pietra miliare della storia del rock) ha firmato un atto d’accusa memorabile contro il potere globale, che ne ha fatto un leader intellettuale scomodo, di caratura mondiale. Non è quindi un caso se oggi Israele lo fa oggetto di accuse infamanti, cercando di imbavagliarlo e di ostacolarne il lavoro: è stato addirittura censurato un suo messaggio destinato all’edizione 2020 del Festival di Sanremo.

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