Fonte: Fulvio Scaglione

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08/01/2020

 

Il Medio Oriente che ci siamo costruiti

di Fulvio Scaglione

 

Il giorno in cui sul Medio Oriente si potesse fare un discorso razionale, non inquinato dalle opposte propagande, bisognerebbe prendere atto di un formidabile paradosso. Da decenni, diciamo almeno dal 2003 e dall’invasione anglo-americana dell’Iraq, l’Europa e l’Italia partecipano a politiche, indirizzate soprattutto dagli Usa, che hanno un duplice obiettivo: estirpare i numerosi “ismi” (terrorismo, islamismo, radicalismo, autoritarismo) di cui la regione soffre e garantire la nostra sicurezza.

 Il risultato qual è? Il Medio Oriente è più instabile, disastrato, armato e bellicoso che mai. L’invasione dell’Iraq doveva risolvere tutto, e infatti un decennio dopo abbiamo avuto in Siria la guerra tremenda che ben conosciamo. Anche in questi giorni, a proposito dell’eliminazione del generale iraniano Suleimani, molti “esperti” ci hanno spiegato che l’azione degli americani provocherà qualche scossone nell’immediato ma favorirà la pace in futuro. Come in passato, anno ripetuto pari pari i discorsi di politici coinvolti o addirittura protagonisti della crisi, ma pazienza. Quante volte ce lo siamo sentiti dire? Quanto futuro è, secondo gli “esperti”, questo futuro? Quando arriva?

Nel frattempo, mentre aspettiamo il sol dell’avvenire, registriamo che tutti gli “ismi” di cui sopra, invece di sparire, sono più diffusi, radicati e insidiosi che mai. Anzi: dilagano in Paesi che prima erano un poco più moderati, per esempio in Turchia e in Egitto.

Però ci sentiamo sicuri, più sicuri di prima. No, nemmeno questo. Il terrorismo generato dai gruppi estremistici, dai regimi e dai problemi che agitano il Medio Oriente in questi anni ha colpito l’Europa come mai prima. E oltre al danno c’è pure una beffa atroce. Perché questo terrorismo è ispirato, e in certi casi pure finanziato, non dai Paesi che ci sono ostili o ai quali siamo ostili noi ma, al contrario, da quelli con cui siamo amici o almeno partner in affari. Non sono stati l’Iran o la Siria, famosi “Paesi canaglia”, a colpirci. È stato l’estremismo sunnita (cinque anni fa la strage del Charlie Hebdo a Parigi, ricordate?) coccolato da Arabia Saudita e Qatar. Sono stati gli aspiranti o ex foreign fighters che la Turchia faceva andare e venire dalla Siria attraverso i propri confini.

E per chiudere il cerchio. Per decenni siamo andati a caccia dell’estremismo islamista in Medio Oriente. Bene. Ora ce lo troviamo ben insediato appena al di là del Mediterraneo, in quella Libia dove la Turchia sta mandando i miliziani di Al Nusra e altri gruppi similari che prima usava per cercare di abbattere Bashar al-Assad o stroncare i curdi.

Ma niente paura. Se ci sembra che la strategia non funzioni, è solo perché non la capiamo. In ogni caso, presto ci sarà qualcun altro da eliminare per avvicinare un altro po’ il Medio Oriente alla pace e alla democrazia e noi alla sicurezza.

 

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