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25 marzo 2020

 

Inizia la guerra di Putin contro il virus

di Francesco Boezi

 

Vladimir Putin è sceso in guerra. Il Covid-19, anche per la Russia, rappresenta un “nemico invisibile”. Quello è il modo con cui il coronavirus è stato appellato da buona parte dei leader internazionali in questi giorni. Lo “Zar” – così come viene chiamato – ha scelto di comunicare ai suoi cittadini mediante la televisione. Non è un fatto consueto, ma lo stato di eccezione dovuto alla pandemia sta costringendo tutti, persino i capi di Stato, a delle forme di comunicazione innovative. Negli Usa si sarebbe chiamato “speech”, quello di Putin è invece stato un discorso solenne in piena regola, con tanto di parole d’ordine a fare da sfondo ad una strategia che rischia di fare scuola.

 

“Responsabilità” e “rimanere a casa”: queste, anzitutto, sono le indicazioni di fondo, che abbiamo imparato a conoscere anche noi ed in tempi meno recenti, così come riportato dall’Agi. Ma quelli sono soltanto i principi comportamentali di base. Quelli cui devono riferirsi i cittadini. Poi c’è un grande piano economico, che passa in primis per una rassicurazione inoltrata ai lavoratori: dal 28 marzo al 5 di aprile tutti potranno contare sulle coperture economiche, che saranno garantite, ma dovranno anche evitare di recarsi sul posto di lavoro. La nuova Costituzione, che Russia Unita stava predisponendo e che avrebbe legiferato sulla possibilità dell’estensione del limite del numero dei mandati per il presidente della Federazione russa, può aspettare: se ne parlerà, con ogni probabilità, alla fine della pandemia. Putin – come ripercorso dall’agenzia Nova – si è detto certo di come il coronavirus stia per far inciampare il mondo sul dramma della recessione globale. Ma “grazie alle misure adottate in anticipo, la Russia sarà in grado di frenare l’ampia e rapida diffusione della malattia”. E quali sono queste misure?

 

Un sostegno all’imprenditoria da parte statale è già stato previsto: “Il nostro compito più importante è quello di garantire la stabilità nel mercato del lavoro, per prevenire un aumento della disoccupazione. Lo Stato aiuterà le imprese a risolvere questi problemi”. Tutto quello che Vladimir Putin ha dichiarato va interpretato alla stregua di proposte. Per quanto il peso delle proposte di Putin, nel sistema russo, sia noto a tutti. “Propongo – ha aggiunto – di introdurre una moratoria sul deposito delle dichiarazioni di fallimento per le aziende e il recupero di debiti e multe per un periodo di sei mesi”. Aiuti di Stato e moratoria sui fallimenti, però, costituiscono soltanto un canovaccio di base. Ognuno, in questa storia, ha in dotazione un “bazooka”. Quello di Putin potrebbe essere costituito dalla proposta di tassare, e molto, i patrimoni dei cosiddetti “oligarchi”. Anche questo, che non è un dettaglio, è stato evidenziato sull’Agi.

 

Quindici percento di aliquota fissa sui conti correnti che non sono depositati in Russia, ma altrove, magari nei paradisi fiscali. Si tratta di un provvedimento che si inserisce perfettamente nella propaganda dicotomica che prevede che i leader sovranisti debbano difendere il popolo contro lo strapotere della élite economico-finanziaria. Ma si potrebbe trattare pure di parecchi soldi, che Vladimir Putin potrebbe mettere a disposizione delle famiglie russe, con il fine dichiarato di contrastare la diffusione dei contagi da coronavirus. Ora la palla passa al governo, che potrà tenere in considerazione le proposte di Vladimir Putin o no. Il ricettario del Cremlino, comunque vadano le trattative nel corso delle prossime ore, è già pronto. Il presidente della Federazione russa, come molti altri suoi colleghi, ha ammesso l’impossibilità di sconfiggere di netto il “nemico invisibile”. Ma il Covid-19 può essere debellato nel tempo. Tempo in cui le famiglie russe hanno il dovere di porre al primo posto delle priorità la Salute pubblica.

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