Originale: CraigMurray.org.uk

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20 agosto 2020

 

PERCEZIONI ERRATE DELL’OCCIDENTE A PROPOSITO DI BIELORUSSIA, LUKASHENKO E PUTIN

di Craig Murray

Traduzione di Giuseppe Volpe

 

Il destino della Bielorussia può consistere nell’integrazione russa, scrive Craig Murray. Ma Lukashenko non è “l’uomo di Putin”.

 

Proteste contro Likashenko a Minsk, capitale della Bielorussia, il 16 agosto 2020 (Viktar Palstsiuk. CC BY-SA 4.0 Wikimedia Commons)

 

Nei media occidentali c’è la percezione errata che Alexander Lukashenko, presidente della Bielorussia, sia un uomo del presidente russo Vladimir Putin. Non è vero; Putin lo considera un’eredità esasperante e parecchio fioca. In occidente c’è anche la percezione errata che Lukashenko abbia realmente perso le elezioni recenti. Non è vero. Quasi certamente ha vinto, anche se il margine è molto esagerato dal risultato ufficiale.

Minsk non è la Bielorussia, proprio come Londra non è il Regno Unito. La maggior parte della Bielorussia è parecchio arretrata e pesantemente influenzata dalla macchina dello stato. I dittatori hanno ogni sorta di mezzi a loro disposizione per rendersi popolari. E’ per questo che strane elezioni o plebisciti  non significano che qualcuno non sia un dittatore.  Lukashenko è un dittatore, come sono andato dicendo per quasi vent’anni.

La mia analisi è che Lukashenko probabilmente abbia vinto comodamente, con più del 60 per cento dei voti. Ma non è stata per nulla un’elezione libera ed equa. I media sono pesantemente prevenuti (ricordate che si può dire lo stesso del Regno Unito), e l’unico debole candidato dell’opposizione era presente solo perché, in un modo o nell’altro, a tutte le figure importanti dell’opposizione è impedito di schierarsi.

 

Costruzione dell’opinione popolare

L’occidente sta tentando, parecchio evidentemente, di costruire l’opinione popolare in Bielorussia in direzione di una “rivoluzione colorata”. Ma è presa in una strettoia vischiosa. L’Ucraina occidentale era genuinamente entusiasta di spostarsi a occidente e verso la UE, nella speranza di ottenere un tenore di vita consumistico. Fuori dalla centrale Minsk c’è pochissimo sentimento simile in Bielorussia. Cosa più importante di tutto, Bielorussia significa “Russia Bianca” e i russi bianchi si identificano molto fortemente come culturalmente russi. Non vedremo una rivoluzione colorata in Bielorussia. L’occidente comunque ci prova.

 

Aleksandr Lukashenko nel 2015 (Kremlin.ru, CC BY.SA 4.0 Wikimedia Commons)

 

Diversamente da molti dei miei lettori, io non vedo nulla di scandaloso in questo. Tentare di influenzare a proprio favore la direzione politica di un altro paese è uno scopo chiave della diplomazia, e lo è sempre stato. Ne sono stato un esponente piuttosto bravo per un paio di decenni nell’interesse del governo britannico.

Il Servizio Mondiale della BBC è sempre stato finanziato dal Foreign and Commonwealth Office e la sua intera esistenza è stata basata su questo tentativo di influenzare, pompando propaganda in dozzine di lingue, sin dal suo stesso inizio. Il British Council non sta spendendo milioni nel promuovere la cultura britannica all’estero per puro amore di Shakespeare. Finanziamenti governativi sono concessi a ONG che mirano a influenzare media e società. Sono identificati futuri leader e introdotti ad addestramento e corsi di laurea per sposarli a simpatie filo-britanniche.

Non ho alcun problema con nulla di tutto questo. Fa parte di ciò che è la diplomazia. E’ ovviamente divertente quando lo stato britannico si dà a una frenesia per il fatto che la Russia sta attuando esattamente lo stesso tipo di attività che i britannici attuano su scala molto più vasta. Ma fa tutto parte di un gioco vecchio di secoli. Se fossi oggi ambasciatore in Bielorussia non avrei scrupoli morali nel presentarmi a sostenere una dimostrazione anti Lukashenko. Fa tutto parte del lavoro.

 

Aspetti più torbidi

C’è ovviamente un aspetto più torbido in tutto questo, in cui le attività sono celate piuttosto che trasparenti. L’opera dell’Integrity Initiative finanziata dallo stato britannico per pagare segretamente giornalisti mediatici stranieri o per creare migliaia di false identità sui media sociali per spingere una narrazione (quest’ultima intrapresa anche dal Ministero della Difesa e dalla Direzione Governativa delle Comunicazioni tra altri) è più dubbia.

Lo stesso è l’opera più tradizionale del MI6 di semplicemente subornare politici, dipendenti pubblici e generali con vasti fasci di contanti. Ma, di nuovo, non riesco a sentirmi troppo infastidito al riguardo. E’ il lato più sporco del gioco ma onorato dal tempo, con confini sottintesi. Di nuovo, la mia principale obiezione è quando il Regno Unito si mostra ridicolmente bigotto riguardo al fatto che la Russia faccia precisamente ciò che il Regno Unito fa su scala molto più vasta.

Ma poi arriviamo a un’area molto più oscura, di assassinii, attacchi a fuoco e attentati sotto falsa identità e false incriminazioni. Qui è superata una linea, vite sono distrutte e scatenati conflitti violenti. Qui non sono pronto a dire che una prassi internazionale onorata dal tempo renda accettabili questi fatti. Questa linea è stata attraversata in Ucraina; per motivi citati più sopra non penso che esista l’esca per scatenare una simile scintilla in Bielorussia.

Sarei felicissimo di vedere Lukashenko andarsene. I limiti di mandato dell’esecutivo dovrebbero essere un fattore in ogni democrazia decente. Una volta che si abbiano le leve del potere non è difficile mantenere per molti decenni la popolarità personale, a meno di shock esterni; la popolarità non è la stessa cosa della legittimità democratica. Direi molto chiaramente, come ho fatto in precedenza, che penso sia stato assolutamente sbagliato da parte di Putin  superare i suoi due mandati, indipendentemente da sofismi costituzionali e dal sostegno popolare.

L’ideale sarebbe che Lukashenko se ne andasse e che ci fossero nuove elezioni, piuttosto che la tattica venezuelana dell’occidente di annunciare semplicemente un presidente che non ha mai vinto un’elezione. Il miglior risultato per il popolo della Bielorussia e per la stabilità internazionale sarebbe l’elezione di un candidato riformista ma ampiamente filorusso. Putin ha usato questa crisi per riaffermare l’”unione” di Russia e Bielorussia, firmata vent’anni fa questa è un’area di mercato unico e libero scambio. Pochi dubiterebbero, crucialmente includendo pochi bielorussi, che il futuro della Bielorussia sia nell’integrazione con la Russia piuttosto che con la UE.

 

Vladimir Putin, a sinistra, e Alexandr Lukashenko durante una partita amichevole di hockey il 7 febbraio 2020 (President of Russia)

 

La grande critica della storia a Putin sarà la sua mancata diversificazione della base economica russa modificandola da esportatrice di materie prime a un’economia ad alto valore aggiunto. I suoi fini riguardo alla Bielorussia saranno di garantire che essa di adatti efficacemente al paradigma di grandi esportazioni di materie prime controllata da una rete stretta e da oligarchi molto ricchi. Putin non avrà interesse alle riforme economiche di cui la Bielorussia ha bisogno.

La mia prospettiva è che Lukashenko rimanga, riorientando l’economia di nuovo verso la Russia. L’obiettivo politico di lungo termine di Putin è sempre stato la reintegrazione nella Russia della maggioranza delle aree russofone della vecchia URSS. Quella è stata la sua politica in Ucraina e Georgia. La Bielorussia è una grossa posta. Egli cercherà di legare più strettamente la Bielorussia, probabilmente mediante accresciuti sussidi energetici (l’arsenale di Putin è molto limitato). Liberarsi di Lukashenko finirà in cima alla lista di cose da fare di Putin: gli do tre anni. Le attuali dimostrazioni di Minsk non hanno alcun importante effetto economico o sociale e passeranno.

Inoltre ho appena scritto quanto segue in risposta al commento di un lettore e penso spieghi utilmente una parte importante del mio pensiero; e non solo sulla Bielorussia.

Penso che la differenza tra me e molti dei miei lettori sia che anche se entrambi riconosciamo il governo “occidentale” come preda dell’élite capitalista che sfrutta la classe lavoratrice e come una falsa democrazia controllata da media al servizio dell’élite, lei e altri sembrate pensare che  governi siano molto migliori solo perché sono antioccidentali.

Mentre io ritengo  che molti governi antioccidentali – Lukashenko, Assad e, sì, Putin – siano anch’essi preda dell’élite capitalista che sfrutta la classe lavoratrice e false democrazie controllate da media al servizio dell’élite. Sono solo organizzati in modo un po’ diverso. E con un approccio ancora peggiore alle libertà civili.

 


Craig Murray è un autore, conduttore e attivista per i diritti umani. E’ stato ambasciatore britannico in Uzbekistan dall’agosto 2002 all’ottobre 2004 e rettore dell’Università di Dundee dal 2007 al 2010.


Da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://consortiumnews.com/2020/08/20/western-media-misperceptions-about-belarus-lukashenko-putin/

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