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27 Agosto 2020

 

Erdogan minaccia la Grecia: “Ci affronti, altrimenti si tolga di mezzo”. Sfida accettata?

di Eugenio Palazzini

 

Il “sultano” torna a tuonare e lo fa minacciando senza mezzi termini la Grecia. La Turchia “si prenderà ciò che le spetta” nel Mediterraneo, ha dichiarato Erdogan, secondo cui Ankara “non punta a territori, sovranità o interessi di qualcun altro”, al contempo però “non scenderà mai a compromessi su ciò che è nostro”. Perché “non siamo una nazione la cui pazienza, capacità e determinazione devono essere messe alla prova. Tutti devono capirlo. Se diciamo qualcosa – ha detto Erdogan – significa che lo facciamo e ne paghiamo il prezzo”. Dunque “se Atene vuole pagare un prezzo, che venga ad affrontarci. Se non ne ha il coraggio, si tolga di mezzo“.

 

Erdogan non ha torto

Mero sciovinismo urlato? Tanti proclami e pochi fatti? Non proprio, perché Erdogan ci ha abituato al registro ricattatorio al quale seguono azioni concrete che intaccano direttamente gli interessi delle nazioni europee. Non parliamo semplicemente di gesti altamente simbolici come la ri-trasformazione di Santa Sofia in moschea. Intendiamo specificatamente iniziative belliche destabilizzanti: si veda l’intervento in Libia, le mosse nel Mar Egeo, l’occupazione di territori e il sostegno ai gruppi jihadisti in Siria, nonché il continuo ricatto alla Grecia e più in generale all’Europa, con ondate migratorie scatenate ad orologeria. Quindi è inutile tentare di cogliere le reali intenzioni del presidente turco, perché di fatto ha ragione lui: affrontarlo o soccombere. Del resto il terreno perso dall’Italia nella scacchiera mediterranea, dovuto proprio all’atteggiamento eccessivamente attendista (per non dire immobilista), è sotto gli occhi di tutti.

 

La replica europea

Eppur qualcosa si muove davvero, con un’esercitazione militare congiunta iniziata ieri. Denominata Eunomia, evocativo “buon governo” dell’antica Grecia, è un’operazione a cui partecipano Grecia, Italia, Francia e Cipro. E’ in programma a sud di Cipro fino a domani ed è nata dalla collaborazione tra le suddette quattro nazioni: Quartet Cooperation Iniziative. Chiaro l’intento deterrente: mostrare i muscoli alla Turchia. Ma sarà sufficiente? Difficile crederlo visto il modus pensandi di Erdogan. Servono quantomeno altre iniziative in aggiunta. Se ne è accorta persino l’Unione europea, che in preda al solito torpore ogni tanto apre pigramente un occhio. “Domani ai ministri degli Esteri dell’Ue presenterò un ampio” spettro di “opzioni”, tra cui anche quella delle sanzioni alla Turchia. E’ quanto dichiarato dall’Alto rappresentante dell’Ue, Josep Borrell. Mentre il premier greco Kyriakos Mitsotakis ha annunciato che Atene eserciterà il suo diritto legale ad estendere le proprie acque territoriali lungo la costa occidentale fino a due miglia nautiche.

 

Serve di più

La sensazione però è che nemmeno queste iniziative basteranno a fermare Erdogan, anzi. La Turchia vive una crisi finanziaria importante e il sultano sa bene che deve puntare tutto sulla conquista di spazi geopolitici per risollevarsi. Di qui la rivendicazione, che va avanti da tre anni, della propria sovranità sulle acque di Cipro e della Grecia. Ankara intende sfruttare il più possibile i giacimenti sottomarini, sa che per farlo vìola il diritto internazionale nella Zona Economica Esclusiva di Atene e Nicosia. Sa pure che queste mosse stracciano anche la Convenzione Onu sul diritto del mare e quella di Montego Bay. Ma se ne frega e va avanti comunque. Bene, è forse il caso di fargli capire che i tentativi di mediazione diplomatica non possono essere a tempo indeterminato.

 

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