Comunicato dell'Associazione Radio Maria


https://www.vistanet.it/
16/11/2020

Padre Livio Fanzaga, direttore di Radio Maria: “Il Coronavirus è un complotto satanico per conquistare il mondo”

L’emergenza sanitaria legata all’epidemia di Coronavirus che sta mettendo in ginocchio il mondo intero è, secondo il direttore di Radio Maria Don Livio Fanzaga, l’effetto di un complotto mondiale delle elites per conquistare, guidati da Satana, il mondo entro il prossimo anno.
Fanzaga ha sostenuto questa singolare teoria parlando dai microfoni della sua emittente, la seguitissima Radio Maria.
«Questa epidemia è un progetto che io ho sempre attribuito al demonio che agisce attraverso menti criminali che l’hanno realizzato con uno scopo ben preciso: creare un passaggio repentino, dopo la preparazione ideologica, politica e mass mediatica, per un colpo di Stato sanitario o massmediatico. Obiettivo quello di costruire un mondo nuovo senza Dio. Il mondo di Satana. Dove saremmo tutti degli zombie. È un progetto, non una cosa campata per aria. Vorrebbero realizzarlo entro il 2021, a mio parere» sono state le parole di Don Livio ai fedeli in ascolto, parole che chiaramente hanno già suscitato polemiche e indignazione, specialmente sul web.


https://www.ilmessaggero.it/
Domenica 15 Novembre 2020

Bufera sul direttore di Radio Maria: «Il Covid? E' un progetto di criminali per fare un colpo di Stato»,

Il Covid? Un progetto «realizzato da menti criminali con uno scopo ben preciso: fare una specie di colpo di Stato sanitario o massmediatico». È bufera social sulle parole riguardo alla pandemia pronunciate qualche giorno fa dal direttore di Radio Maria, padre Livio Fanzaga, secondo cui il coronavirus sarebbe nato da «un progetto ben preciso, per colpire soprattutto l'Occidente».

Si tratta di un avvertimento che arriva direttamente dalla vergine di Medjugorie e che sarebbe stato veicolato attraverso i veggenti in uno dei messaggi periodici. L'epidemia viene prima accostata simbolicamente a quelle raccontate dal Manzoni, nel 1600, alla peste nera che fu immortalata da Boccaccio nell'alto Medio Evo, e alla Spagnola che fece una ecatombe di morti nella prima decade del secolo scorso. Tutti segni, secondo padre Livio, per convertire l'umanità alla fede e al ritorno del sacro.

«La natura è ormai ostile a noi e con questo coronavirus abbiamo aperto gli occhi, perchè è arrivato in un momento propizio, basta ascoltare il messaggio della Madonna di Medjugorie dato a Ivan il 17 settembre, nel quale afferma che si sta realizzando il periodo di Satana». Quindi l'epidemia, prosegue il sacerdote, è vista come una punizione divina, un segnale di alerta, un avvertimento per indicare ai fedeli di ritornare alla via maestra.

Coronavirus, il servizio delle Iene: «I contagiati sarebbero due terzi in meno di quelli comunicati»

Padre Livio ricorda anche che la pandemia ha avuto avvio in Cina, un paese dove avvengono persecuzioni anticristiane e poi si è trasferito in Italia, dove il secolarismo sta cancellando i tratti del sacro e le radici della fede nazionale. «Si tratta di un ammonimento che ci dice che vi vuole poco per metterci in ginocchio» e che «bisogna tenere sempre in mano la corona del rosario» e che «il tempo dei segreti si avvicina e ci saranno cose terribili, come guerre, epidemie, sconvolgimenti della natura». 

https://www.wired.it/
16 nov, 2020

Con padre Livio Fanzaga il complottismo abbatte una nuova barriera dell'idiozia
di Luigi Mastrodonato

Ai microfoni di Radio Maria, il prete parla del Covid come di "una dittatura sanitaria e cibernetica". Nel 2016 aveva definito il terremoto nel centro Italia un castigo divino per le nozze gay. Perché Bergoglio non lo spegne?

Mentre la pandemia miete centinaia di vittime giornaliere, satura gli ospedali e mette in ginocchio economicamente il paese, sembra che ai media italiani quello che davvero importi sia il parere al riguardo di padre Livio Fanzaga, direttore di Radio Maria. I suoi deliri nel weekend hanno trovato spazio sulle prime pagine e nei servizi dei principali giornali e tv nazionali, come se il Fanzaga-pensiero contasse effettivamente qualcosa nelle dinamiche nel paese. A suo modo di vedere, il coronavirus è “un progetto volto a fiaccare l’umanità, metterla in ginocchio, instaurare una dittatura sanitaria e cibernetica, creando un mondo nuovo che non è più di Dio Creatore. Il mondo di Satana. Dove saremmo tutti degli zombie. È un progetto, non una cosa campata per aria. Vorrebbero realizzarlo entro il 2021”.

Ora, viviamo già in un paese in cui, per ovvi motivi legati alla loro posizione politica, dobbiamo sorbirci quotidianamente gli sproloqui di figure come Matteo Salvini sulla pandemia. Come nella giornata di ieri, quando incalzato da Giletti a Non è l’arena si è lanciato nella solita teoria complottista secondo cui la cura per il Covid-19 ce l’abbiamo sotto mano, è l’idrossiclorochina, ma siccome non è abbastanza remunerativa, le grandi case farmaceutiche, capitanate dall’Oms, ci impediscono di intraprenderla. Si tratta del leader del principale partito italiano, una cosa che se da una parte fa rabbrividire, dall’altra spiega perché gli venga dato un palcoscenico in cui dire queste cialtronerie. Dal momento che di pericoloso negazionismo e complottismo sanitario ne sono già piene le nostre istituzioni politiche, andare a pescare nell’ampia platea del fanatismo popolare per spingere ogni volta più in alto l’asticella della vergogna non ha allora alcun senso.
Chi è padre Livio Fanzaga, per meritarsi tutta questa eco mediatica? In un paese laico per Costituzione, già il fatto che l’unica radio che riceva segnale in ogni anfratto dello stivale sia Radio Maria fa riflettere, così come fanno riflettere i milioni di finanziamenti pubblici che riceve. Ma al di là di questo, a sfogliare i giornali di ieri la sensazione era che a pronunciare le frasi su zombie, satana e dittatura sanitaria fosse stato il Papa, per la copertura che è riuscito a ottenere. Trattasi invece di un signor nessuno, sconosciuto ai più, divenuto personaggio di dominio pubblico proprio per effetto del megafono offertogli dai media. Nella gran parte dei casi, gli articoli dedicatigli mancavano di un contraddittorio, non vi era traccia di un giudizio sulle insensatezza pronunciate da parte del giornalista di turno, alcun fact-checking o contestualizzazione di sorta. 

Nessuno ha raccontato, per esempio, chi è realmente padre Livio Fanzaga. Uno che dopo l’approvazione della legge sulle unioni civili augurava la morte alla senatrice promotrice Monica Cirinnà, sottolineando che “arriverà il giorno dei suoi funerali”; uno che si è più volte scagliato contro l’evoluzionismo di Darwin, definito “una storiella a cui crede soltanto la Repubblica e il Corriere”; uno che ha definito il terremoto che ha colpito il centro Italia nel 2016 un castigo divino per le nozze gay, dopo averlo già detto nel 2009 con L’Aquila; uno che invitava i genovesi a non usare i bus urbani, visto che su alcuni campeggiava la pubblicità dell’Unione atei, agnostici e razionalisti; uno che rivolgendosi ai giornalisti dell’Espresso Gianlugi Nuzzi e Emiliano Fittipaldi, autori di alcune inchieste sul Vaticano, aveva detto “quasi quasi li impiccherei”. E via così, in una lista infinita di prove del fatto che la libertà di pensiero ed espressione è sì sacrosanta in una democrazia, ma che quando essa si trasforma in libertà di fare disinformazione la censura può essere un esercizio ancora più democratico.

Quello di padre Livio Fanzaga è il delirio innocuo di un semplice buffone, almeno fino a quando non gli si offre una vetrina nazionale, che si somma alle vetrine date ad altri personaggi della stessa caratura, come Alessandro Meluzzi, per dirne uno. A furia di dedicare articoli e ospitare in tv gli autori di teorie senza capo né coda come loro, si finisce per normalizzare le cialtronerie che propalano, in un contesto nazionale già vulnerabile e dove complottismo e negazionismo trovano terreno più fertile del solito. Non c’è solo un problema di eco mediatica delle castronerie, ma anche di un giornalismo che ha smesso di esprimere giudizi, di approfondire, di smentire. La tesi del virologo vale come quella del padre negazionista e spesso figure di questo tipo vengono messe a discutere faccia a faccia in un salotto televisivo, un format che svilisce il valore della competenza. Il giornalismo ideale è invece quello che smette di dare spazio al padre Livio Fanzaga di turno, o che al massimo riporta sì i suoi deliri, ma li tratta come tali.

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