Tratto da Nexus New Times nr.94 

https://www.nexusedizioni.it/it/

16/10/2012

 

Esoterismo e politica: le origini segrete dell’Europa unita

di Loris Bagnara

 

L’altra Europa di Paolo Rumor (2010, Hobby & Work) è un libro anomalo e interessante per un duplice motivo: per i contenuti, innanzitutto, ma anche per la particolarità delle sue fonti.

 

L’autore (di professione avvocato) e il padre Giacomo (1906-1982), che è l’ispiratore del libro, appartengono ad un’illustre famiglia vicentina di salda tradizione cattolica, con personalità eminenti: il bisnonno, Giacomo anch’egli (1858-1931), promotore e fondatore delle opere mutualistiche cattoliche in Veneto; il cugino del padre, Mariano (1915-1990), figura di spicco nella DC dal 1945 fino alla morte (attivo nella Resistenza e membro del CNL; deputato all’Assemblea Costituente; più volte Ministro e Presidente del Consiglio); e infine il padre Giacomo, appunto.

 

Al centro del libro stanno le attività che Giacomo Rumor aveva svolto, in modo del tutto riservato, all’incirca nel decennio 1943-53, come referente o fiduciario delle forze cattoliche d’opposizione durante la guerra, e del governo italiano negli anni successivi. Paolo Rumor riferisce di esserne stato informato dal padre, in via privata e confidenziale, anche attraverso lettura di documenti, il cui carattere di riservatezza era tale che ancora verso la fine degli anni ‘70 il padre raccomandava di non farne parola ad alcuno almeno fino alla fine del secolo, ossia dopo la scomparsa dei protagonisti di quel periodo. Le memorie raccolte da Paolo Rumor sono assai rilevanti sia sotto l’aspetto politico che storico e non dovevano andare disperse: da questo materiale, insieme ai contributi del Prof. Giorgio Galli e del sottoscritto, nasce L’altra Europa.

 

Oltre alle confidenze private del padre, le fonti delle memorie sono rappresentate da alcune lettere e documenti allegati (comprendenti cartelle dattiloscritte, schizzi di mappe, planimetrie, brani di scrittura ignota e altro) indirizzati a Giacomo Rumor da mons. Giovanni Battista Montini (futuro papa Paolo VI) nel 1943 e nel 1961-62; dal cardinale Francis Spellman nel 1961; dallo statista francese Maurice Schumann intorno al 1950; e da altri non nominabili, per motivi di riservatezza. Paolo Rumor poté consultare anche altro materiale, ora disperso, d’origine imprecisata, ma databile fino ad almeno il 1962. Nel complesso i contenuti riguardavano due materie apparentemente diverse: una di natura politico-economica; l’altra storico-archeologica e, in taluni aspetti, perfino mitico-leggendaria.

 

Giacomo Rumor e il progetto dell’Unione Europea

Tratto da Nexus New Times nr.95

https://www.nexusedizioni.it/it/

27/12/2012

 

L’altra Europa e il retaggio di una perduta civiltà

di Loris Bagnara

 

Nel primo articolo dedicato a L’altra Europa di Paolo Rumor (2010, Hobby & Work) si è visto che i contenuti del libro riguardano due materie apparentemente diverse: una di natura politico-economica; l’altra storico-archeologica, con la singolare intrusione di racconti dal carattere mitico-leggendario. La prima materia è già stata esposta; ora si prenderà in esame la seconda.

 

Paolo Rumor confessa che non avrebbe riportato questa seconda parte delle memorie se non si fosse reso conto, pochi anni fa, di una singolare corrispondenza con nomi e situazioni presenti anche in certa recente saggistica che affronta temi storici, scientifici, archeologici, mitologici con approcci decisamente “alternativi” (appartengono a questo filone autori come De Santillana, Hapgood, Hancock, Bauval, Baigent, Leigh, Collins e altri). L’impressione era che la fonte ispiratrice di tale saggistica fosse già conosciuta, ed in modo assai più completo, negli ambienti che il padre Giacomo aveva frequentato molto tempo prima; tuttavia secondo l’autore, nonostante queste singolari assonanze, la peculiarità più intima di quel che si è definito la “Struttura” e il suo “progetto” (vedi primo articolo, NEXUS nr. 94) sembra ancora sfuggire ai moderni ricercatori. Si tratterebbe di qualcosa decisamente dissimile da ogni altra consorteria apparsa nel corso della storia, non mostrando altra tipicità se non quella evidente di mirare ad una specie di ricostruzione di situazioni appartenute ad un determinato passato.

 

Nei circoli intellettuali in cui si muovevano i primi ispiratori dell’Unione Europea (e dietro ai quali si profilava la Struttura), sin dai tempi della Restaurazione, vi era la convinzione che un periodo storico plurimillenario stesse per concludersi, e per avviarsi un nuovo ciclo di evoluzione umana. L’idea del compimento di un ciclo storico si sarebbe rafforzata con la scoperta, avvenuta in due tempi fra la fine del sec. XIX e l’inizio del XX, di alcuni documenti che confermavano e integravano il complesso di tradizioni e conoscenze (incluso un elenco cronologico degli affiliati) che la Struttura si tramandava da secoli. Da tali documenti, tenuti segreti per la loro straordinaria importanza, deriverebbero le informazioni contenute nel materiale appartenuto a Giacomo Rumor. Fatta la doverosa premessa che, al momento, non ho trovato prova dell’effettiva esistenza di tali reperti (ma, come detto, sarebbero appunto tenuti segreti), vediamo di che si tratterebbe.

 

I rotoli di Nusaybin

Agli inizi del sec. XX nella sinagoga di Nusaybin (in passato Nisibis, cittadina turca presso il confine con la Siria) sarebbero stati rinvenuti alcuni lunghi rotoli di rame, facenti parte di un più ampio materiale considerato perduto; Giacomo Rumor avrebbe ricevuto stralci delle traduzioni dai testi originali in greco, copto e siriaco.

 

I rotoli sarebbero attualmente conservati nientemeno che nella cappella di Roslin (o Rosslyn), in alcuni bauli posti “sotto la cripta di sud-est, interrati nella camera sotterranea di mezzo, nel luogo corrispondente al punto ove si trova […] San Pietro che tiene in mano una squadra” [sic]; e in effetti, nella cripta della cappella di Roslin (che fu edificata nel sec. XV da William Sinclair, la cui famiglia è citata nell’elenco dei nominativi del livello consultivo), si trova una statua di San Pietro. Come è noto a chiunque abbia letto o visto Il codice da Vinci, si tratta di un luogo di importanza capitale nel mito di Rennes-le-Château e del Priorato di Sion (alcuni elementi di tale mito sono ben riconoscibili nel materiale di Rumor − vedi primo articolo).

A destra: In questa foto del Congresso Nazionale FUCI 1927, sono riconoscibili l'allora assistente nazionale Montini (poi Papa Paolo VI) e un altro importante membro del gruppo di Vicenza, Giacomo Rumor.

 

Giacomo Rumor, vissuto sempre a stretto contatto con il nonno, si era laureato in giurisprudenza a Padova dove, nell’ambiente della gioventù universitaria cattolica, conobbe Mons. Montini. Durante la guerra aveva partecipato alla Resistenza nel Comitato Provinciale di Liberazione, come esponente della DC; dopo la guerra non proseguì la politica attiva a livello nazionale, ma rivestì incarichi locali di amministrazione in diversi enti ed istituti pubblici e privati.

 

Accanto a questi incarichi “ufficiali”, però, ce n’era uno affatto particolare e riservato. Indicato dal Vaticano come persona gradita fra gli esponenti del mondo cattolico (in virtù anche della considerazione personale di Mons. Montini), G. Rumor fu incaricato da De Gasperi, Ministro degli Esteri al tempo del gabinetto Parri (21 giugno − 10 dicembre 1945), come uno dei referenti per le questioni europee. Tra la seconda metà degli anni ‘40 e i primi ‘50, G. Rumor si recava spesso all’estero per incontrare persone che si occupavano del progetto dell’Unione Europea; ma tali attività erano condotte in modo del tutto riservato e al di fuori dei processi normalmente seguiti nelle democrazie. Dalla testimonianza di G. Rumor, infatti, risulta che dietro agli apparati ufficiali vi sarebbero individui e organizzazioni che operano con strumenti e finalità che trascendono quelli strettamente statuali, e che i veri ispiratori dell’Unione Europea non sarebbero quelli noti alla storia: altre persone (che neppure lo stesso G. Rumor conobbe, a parte Schumann) avrebbero agito nell’ombra e dato l’impulso in modo mediato. Sarebbe esistita e tuttora esisterebbe una “Struttura” che da molto tempo lavora alla “Grande Opera”: un progetto per l’Europa all’interno di un più ampio programma geopolitico di “sistematizzazione” della civiltà occidentale. Questa presunta Struttura − vera protagonista e promotrice del progetto di unificazione europea − per le proprie finalità farebbe ricorso anche al controllo dell’informazione e a tecniche di suggestione o dissimulazione per pilotare l’emotività della gente, le aspettative, le aspirazioni mentali, e conseguentemente far accettare cambiamenti che coinvolgono comunità nazionali. I governi e i parlamenti non sarebbero a conoscenza di tale progetto se non per gli aspetti trasparenti e pubblici, rimanendone per tutto il resto sostanzialmente esclusi e manovrati come strumenti più o meno inconsapevoli.

Emerge la Struttura

 

Già prima della fine della guerra, su iniziativa degli USA e dei principali paesi europei coinvolti nel conflitto, era stata formata una struttura di esperti, successivamente ampliata e articolata in diverse commissioni informali di studio (G. Rumor partecipava a quella per il commercio interno) con il compito di studiare i presupposti giuridici, economici e sociali sui quali formare un abbozzo di unione europea, secondo un disegno geopolitico che intendeva: (a) definire nuovi assetti politici, statutari ed economici per evitare il ripetersi di conflitti internazionali; (b) diffondere e consolidare in tutta l’area del Mediterraneo la democrazia come forma di stato e un’economia di mercato liberista; (c) costituire un terzo polo come soggetto politico, economico, culturale in grado di confrontarsi con quello americano e con i nuovi soggetti emergenti in Asia (Giappone, Cina, India). Schumann ebbe un ruolo di primaria importanza in questo progetto, benché allora non avesse incarichi di governo (il suo partito era all’opposizione), proprio come G. Rumor, il quale addirittura non svolgeva nemmeno attività politica. A riprova di come la costruzione europea dipendesse da centri di potere diversi da quelli ufficiali e si muovesse con forza propria e con finalità che trascendevano la situazione storico-politica contingente, basti dire che alle commissioni di studio partecipavano anche individui che vivevano in aree ancora sotto occupazione o addirittura sotto i regimi totalitari dell’est europeo.

Lo schema di statuto internazionale del 1948, su cui si è innestato il successivo impianto europeistico (stilato da Jean Monnet su incarico di Schumann), era tratto da uno scritto denominato Atto di intenti 20 luglio 1889, a firma D’Angloise-Boile-Michelini-Kauffmann. Lo studio per la formazione e l’attuazione dell’Unione Europea in realtà non era nuovo: era stato preparato molto tempo addietro ed aveva atteso le circostanze favorevoli per la sua attuazione. Lo stesso Schumann, durante una delle sedute della commissione cui partecipavano, confidò personalmente a G. Rumor che l’aspirazione ad una “geopolitica occidentale umanistica” aveva preso forma concreta ai tempi della Restaurazione susseguente alla caduta di Napoleone.

 

Fra le due guerre alcuni circoli intellettuali inglesi, francesi e americani cominciarono a promuovere l’idea di un’Europa unita che avesse come punto di riferimento il prestigio e l’autorevolezza morale impersonata da una casata di antica nobiltà. Questi circoli comprendevano alcuni intellettuali che aderivano ad un “movimento europeo” esistente ufficialmente dagli anni ‘30, e non ufficialmente da molto prima. Erano chiamati i “Priori”: sarebbero stati loro i primi a coltivare l’idea di una federazione degli Stati, e ciò fin dalla seconda metà del 1800; ma in verità il movimento dichiarava di far risalire la propria strategia ad un passato straordinariamente lontano, quasi mitico. Al tempo di G. Rumor i suoi membri erano prevalentemente di estrazione francese, inglese e scozzese (pare che lo stesso Schumann vi avesse aderito). Questo dato trova conferma nella lettera indirizzata a G. Rumor dal cardinale Spellmann nel 1961: fra altre cose, vi si parlava dell’organizzazione che aveva redatto e possedeva i documenti chiamati “Protocolli”, esistente − si diceva − dal 1870 circa; si accennava inoltre alla Presidenza dell’Unione e alla possibile reggenza da parte di una casata illustre. Era citato un certo Plantard, e si metteva in guardia da una struttura chiamata “Contingente”. In altri documenti di Rumor si descriveva un gruppo di persone chiamate gli “anziani”, e si riferiva di taluni testi denominati “Protocolli dei Priori” (scritti, o riscritti, intorno alla seconda metà del 1800) che presenterebbero un programma politico di riorganizzazione dell’Occidente e sarebbero stati utilizzati, almeno in parte, per l’impostazione delle prime fasi dell’Unione, ai tempi di Schumann. Pare certo che, oltre a questi Protocolli, ne fossero stati messi in circolazione degli altri, fittizi ma verosimili, allo scopo di dissimulare i primi: sarebbe questo il caso dei celebri Protocolli dei Savi di Sion, redatti in Russia ai primi del 1900. I Protocolli originali sarebbero tuttora custoditi in Gran Bretagna.

 

L’Unione Europea era vista, nell’ambito di questi circoli intellettuali, come una rievocazione della supposta semi-mitica originaria unione che si diceva essere esistita all’inizio, in un lontanissimo passato, prima degli “sconvolgimenti globali” che avevano causato la decadenza e la dispersione di un’avanzata civiltà urbana stanziata in parte nel bacino meridionale del mediterraneo, in parte nel subcontinente indiano e anche in altre località. Era come se, mediante un procedimento simbolico, il perseguimento del progetto di unione non fosse altro che la ripetizione di un accadimento antecedente, con lo scopo di riprodurre una condizione esistita in un remoto passato.

 

Questo ed altri circoli, di carattere più o meno elitario ed esoterico, che lo stesso Schumann asseriva avere avuto un ruolo determinante nell’organizzazione iniziale dell’Unione Europea, tuttavia non sarebbero altro che alcune delle tante “maschere” visibili che la cosiddetta “Struttura”, di natura segreta, aveva mostrato nei secoli perseguendo il proprio obiettivo di guidare l’evoluzione politico-culturale dei paesi europei e, in generale, del mondo occidentale. Tale Struttura avrebbe fatto da custode e da catalizzatore dell’idea di identità europea e si sarebbe adoperata a preservarne e stimolarne alcune significative espressioni. Ciò sarebbe avvenuto in vari modi: incarnandosi in istituzioni politiche, religiose, scientifiche, umanistiche e simili; patrocinando attività culturali; finanziando e promuovendo ricerche scientifiche mediante fondazioni, elargizioni, associazioni. Ne avrebbero beneficiato umanisti, scienziati e uomini di governo come Sandro Botticelli, Robert Boyle, Robert Fludd, John Locke, Victor Hugo, Andrè Gide, Robert Hooke, Samuel Adams e altri, anche recenti. La Struttura, che esisterebbe tuttora, avrebbe assunto diverse denominazioni a seconda del luogo, della cultura e del periodo in cui si trovava ad operare, restando perciò sostanzialmente indistinguibile dal contesto storico-sociale-culturale esterno. Inoltre, la compagine che ne costituiva la parte più interna ed elitaria si tramandava convinzioni, conoscenze e tradizioni tutt’affatto particolari e diverse da quelle proprie del resto dei suoi membri “esteriori” (dai quali i primi si limitavano a trarne servigi). In questo modo la Struttura sarebbe riuscita a confondersi, nel corso delle varie epoche storiche, con le espressioni e le tradizioni prevalenti, pur mantenendo intatta la propria personalità peculiare; e tale permarrebbe tuttora.

 

La Struttura sarebbe articolata su tre livelli: deliberativo, consultivo, attuativo. Nei documenti di Rumor c’era un elenco completo dei membri appartenuti al livello consultivo della Struttura, di cui diremo in seguito. Del livello deliberativo, quello evidentemente più segreto di tutti, nulla si dice. Per quello attuativo, infine, sono riportati alcuni nomi e circostanze che gettano nuova luce su certi avvenimenti del dopoguerra, come l’omicidio di Enrico Mattei, su cui vale la pena soffermarsi brevemente.

 

Il Contingente Americano

Il livello attuativo della Struttura era costituito dal cosiddetto “Contingente Americano”: una specie di compagine strategica ed operativa, molto ben selezionata e dissimulata. Contraddistinta da un retaggio ebraico e da forti connotazioni massoniche, di natura conservatrice e anticomunista, spiccatamente elitaria, si definiva anche “L’unione dei migliori”, oppure “L’école des hommes”, con riferimento ad un prototipo di “Uomo cosmico, apritore della porta e custode delle chiavi” (sic). Sarebbe questa organizzazione ad aver dato, occultamente (neppure Schumann ne era a conoscenza), il primo impulso all’Unione Europea; e sarebbe questa ad aver eseguito l’omicidio di Mattei, attraverso il “braccio armato” allora diretto, in Italia, da due individui di nome Nutting e Lobineau.

I motivi starebbero negli accordi siglati, nel periodo 1943-44, fra gli Stati Uniti e i movimenti di Resistenza nazionali (con l’esclusione delle componenti filo-comuniste). Tali accordi avevano della clausole politiche ed economiche ben precise e vincolanti: le prime, a garanzia della stabilità politica futura dell’Europa nell’ambito delle democrazie occidentali; le seconde, per la ricostruzione postbellica e per il rilancio economico. Fra le clausole economiche c’era l’impegno da parte dell’Italia a servirsi, per alcuni decenni, di risorse energetiche fornite da compagnie statunitensi o controllate da queste: ciò era considerato un modo indiretto e più agevole per pagare almeno parte delle spese in corso e future. È precisamente in questo contesto, dunque, che si deve calare la morte di Enrico Mattei nel 1962: il presidente di ENI sarebbe stato ucciso per aver tentato di svincolare l’Italia dalla dipendenza energetica nei confronti degli Stati Uniti, contrariamente gli accordi stabiliti.

 

Il livello consultivo

Paolo Rumor, nel libro, riporta l’elenco dei membri primari del livello consultivo della Struttura. Si procede a ritroso nel tempo, a partire dagli anni ‘60. Il primo nome era Charles De Gaulle, seguito da Maurice Schumann, Jacques Maritain e André Malraux. A questo punto, nel periodo del primo dopoguerra, si apre una lacuna, dovuta al fatto che l’autore ritiene di non dover menzionare, per ragioni di riservatezza, alcuni personaggi pubblici ben noti, europei in gran parte, ma anche statunitensi. L’elenco poi riprende. Non tutti erano uomini politici, anzi, molti erano intellettuali, ricercatori, scienziati, archeologi, antropologi, religiosi; etnie ed ambiti culturali di provenienza erano i più disparati. Ognuno di costoro era un membro primario, un “capofila”, cioè il referente di un gruppetto di altre persone non menzionate, che a loro volta potevano essere referenti di altri sottogruppi, e così via. In questo modo, nessuno degli aderenti era in grado di conoscere null’altro dell’organizzazione se non il proprio ristretto circolo. Non tutti erano membri stabili; alcuni addirittura erano stati inseriti all’insaputa dello stesso interessato: questo era il caso di consulenze occasionali, che venivano richieste avendo cura di dissimulare le vere origini e finalità.

 

Il primo nome con cui l’elenco riprende, dopo André Malraux, è semplicemente sconcertante: Henri Lobineau, ossia un individuo che non esiste, trattandosi dello pseudo-autore dei “Dossiers Secrets” che sono all’origine del “mito moderno” di Rennes-le-Château e del Priorato di Sion (si presume che dietro Lobineau si celi, direttamente o indirettamente, lo stesso Pierre Plantard, menzionato anche nelle memorie di Rumor, come peraltro sono menzionati dei “Priori”). Questo legame con il mito di R-l-C appare ancora più evidente se si considera che alcuni dei nomi elencati nelle memorie si ritrovano nell’elenco dei pretesi Gran Maestri del Priorato di Sion: inseriti nella Struttura come Jean Cocteau, Johann Valentin Andreae, Eduard de Bar, Jean de Gisors; oppure supportati dalla Struttura come è il caso di altre personalità già citate.

 

Il testo di Nusaybin conterrebbe la descrizione di un’età proto-storica caratterizzata da un elevato livello di organizzazione sociale ed economica, nonché da avanzate conoscenze che si potrebbero già definire scientifiche e che l’umanità avrebbe nuovamente conseguito solo nell’età illuministica. In quest’epoca remota sarebbero esistite delle comunità urbane in località costiere del Mediterraneo e di altre regioni, ora sommerse dal mare; poi, a causa di sconvolgimenti globali e repentine mutazioni climatiche, sarebbe seguito un lungo periodo di decadenza; quindi una fase di lenta, faticosa, parziale ricostruzione, in cui sarebbe stata determinante l’opera svolta da un gruppo di “Illuminati”. È precisamente a questo momento che risalirebbe l’istituzione della Struttura, la cui azione si sarebbe protratta nei millenni sino ai nostri giorni, attraverso un lungo elenco di persone che il testo di Nusaybin riporta espressamente, e da cui è derivato l’elenco parziale riportato nelle memorie (relativo al livello consultivo); nella parte più antica di tale elenco i membri vengono collettivamente designati come il “Collegio dei Sorveglianti” o anche i “Custodi”, corrispondenti agli “Illuminati” di cui sopra.

 

Nel testo inoltre sarebbero citate tutte le località dove erano diffusi gli Illuminati, specificando che sono “prima dell’acqua”, da intendersi: prima che venissero sommerse dall’innalzamento del livello marino seguito al termine dell’ultima glaciazione (circa 10-11.000 anni fa). Alcune località sono riportate nelle memorie: “l’isola di Galonia” nel Mediterraneo (la Galonia Leta dei romani), situata nel luogo di Malta, ma più grande di questa e un tempo persino unita alla Sicilia da una lunga lingua di terra emersa; la “altura nel basso corso del Nilo”, identificabile con la piana di Giza; il “golfo partico, quello antico”, intendendosi con ciò la valle che anticamente esisteva in luogo dell’attuale golfo Persico; il golfo di Cambay, nell’oceano Indiano, anch’esso un tempo terraferma; “la penisola di Kumari, con i suoi quarantanove territori”, identificabile con il continente perduto delle leggende tamil − Kumari Kandam − una lingua di terra unita all’estremità sud della penisola indiana e comprendente le isole Maldive e Sri Lanka; “il continente di Seille, prima della riduzione”, ovvero Ceylon (Sri Lanka) prima che il mare se ne prendesse una parte; “il continente Sondien”, identificabile con una vastissima regione un tempo emersa e unita alla penisola dell’Indocina, ma di cui oggi restano solo gli arcipelaghi dell’Indonesia e delle Filippine; “l’isola dei progenitori degli Jomon, prima dell’ascensione di Sosano”, che potrebbe corrispondere all’arcipelago delle Ryukyu (fra Taiwan, Okinawa e l’estremità meridionale del Giappone), in prossimità di un vastissimo territorio ora sommerso dalle acque del mar Giallo e del golfo di Corea; “il continente di Kambu o Colba” (identificabile con Cuba), “sito cinquanta giorni di navigazione a ponente dello scoglio di Calpe” (identificabile con Gibilterra); “l’arcipelago di Vacca, il cui nome è precedente a quello di Colba, unica terra rimasta” (pertanto identificabile con il vasto complesso di terre emerse esistenti un tempo nella regione caraibica, in particolare presso la penisola della Florida e le isole Bahamas).

 

Oltre all’elenco degli affiliati e alla descrizione delle località, il testo di Nusaybin conterrebbe anche le rappresentazioni cartografiche di talune regioni costiere riportate in differenti condizioni e periodi di tempo (sarebbe questa la fonte delle mappe incluse nei documenti originali di Rumor); riporterebbe inoltre una sorta di rappresentazione, metaforica e allusiva, degli eventi che si sarebbero abbattuti su quell’antica civiltà. A tali eventi si riferivano termini quali “caduta delle luci”, “accoppiamento”, “grande freddo”, “palo rotto”, “ritardo del sole sulla cima dell’adunanza” e “incursioni della stella sulle regioni del monte”; ciò era associato all’idea di una punizione che avrebbe colpito l’umanità per la colpa di avere « guastato gli animali; creato le vite che lo Spirito e l’ordine non avevano voluto; acceso le luci che non danno calore; violato il corpo della madre e misurato le sue estremità; separato il seme della terra; bruciato l’acqua marcia; contato le anime nei loro orizzonti e studiato i loro cammini per poterle sorprendere all’uscita dalla porta del cielo ». Altri brani, ricopiati e tradotti dallo stesso Paolo Rumor, dicono: «[…] prima dello spostamento del fuoco, quando il trapano non si era ancora scardinato; il leone era ancora sacrificato; gli angeli non si erano ribellati; l’acqua del mare obbediva all’abisso e non aveva iniziato a crescere. […] i forzatori del cielo erano arrivati di seguito al leone […] l’abisso e le onde di pietra avevano abbattuto gli uomini perché questi avevano profanato il corpo della madre misurando le sue estremità, saccheggiando le sue vene, rivelando i suoi segreti, accendendo luci che non danno calore, creando animali che lo Spirito non aveva voluto.» Si parlava poi di “Giganti” che, oltre ad essere responsabili delle colpe di cui sopra, avrebbero “spinto la ruota fuori del solco”, e in conseguenza di ciò “l’acqua contenuta nei suoi depositi si era riversata sulla terra”. Subito dopo i Giganti sarebbero arrivati i Sorveglianti. Il linguaggio è evidentemente mitico, ma il testo di Nusaybin preciserebbe espressamente trattarsi di rappresentazione allegorica di fatti reali.

 

Le tavolette di Giza

Un altro passaggio nel testo di Nusaybin affermerebbe: «I Sorveglianti sono divenuti Illuminati quando hanno posto le tre piattaforme rialzate sulla collina a fianco del fiume, nel luogo in cui l’alto e il basso si bilanciano, lungo la via d’acqua che serpeggia fra le canne, sul punto di maggiore intersezione della rete, scrivendo con la pietra gli avvertimenti da rispettare.» Le cosiddette “piattaforme” sarebbero state completate migliaia di anni dopo, secondo il progetto originario che vi era stato depositato, ma con alcuni orientamenti modificati in base a mutati riferimenti spaziali e stellari; ciò a causa di un evento geofisico a cui ci si riferisce con l’espressione di “scivolamento del manto”. Questo luogo, chiamato anche “l’altura”, non sarebbe altro che Giza.

 

Si è visto nel primo articolo che fra i documenti di Rumor vi sono degli schemi grafici (planimetrie e sezioni) che rappresentano un sistema di corridoi e ambienti sotterranei esteso a tutta l’area della Sfinge e delle piramidi di Giza. Questi schemi indicano anche il punto in cui nel 1872 sarebbero state rinvenute, da un spedizione privata, delle tavolette di gesso incise: un ambiente artificiale sotterraneo ubicato nel corridoio che collega la Sfinge (chiamata il “puntatore”) alla piramide di Khufu (chiamata la “prima piattaforma”), sotto la “pancia” della Sfinge stessa. Queste incisioni (in prevalenza costituite da segni grafici e geometrici a noi familiari, ma con simboli numerici differenti) sarebbero state interpretate grazie all’illustre archeologo Alexander Thom, insieme al testo di Nusaybin di cui si è già parlato, alcuni decenni dopo la loro scoperta. Vi sarebbe scritto che coloro i quali avevano realizzato le “piattaforme” e scavato il “puntatore”, lo avrebbero fatto affinché fosse trasmessa per sempre, «a chi possiede la “conoscenza” e ai ricercatori della “via”, il contenuto dell’avvertimento». Il cosiddetto “avvertimento” consisterebbe in una serie di schemi geometrico-matematici, di coordinate geografiche, di allineamenti con località e con corpi celesti (espressi a volte per mezzo di ignote unità di misura di spazio e tempo) correlati a fenomeni di natura geofisica: la rottura dell’equilibrio nella rotazione terrestre e lo scivolamento degli strati più superficiali rispetto a quelli più interni del pianeta. Il riferimento è, evidentemente, allo stesso tipo di disastrosi eventi descritti nel testo di Nusaybin: terremoti (chiamati “onde di roccia”) e “grandi piogge”, inondazioni, trasgressioni marine (“scalini d’acqua”) che avrebbero colpito la Terra in due periodi diversi, circa 8.000 anni fa e ancora prima 11.000 anni fa, “nell’età [precessionale] del Leone”. In seguito a ciò, il collegio dei Sorveglianti avrebbe operato per preservare la conoscenza della civiltà precedente a tali eventi, realizzando un cosiddetto “tabernacolo” dove custodire «“l’essenza spirituale” di coloro che avevano messo in movimento la nuova era». Una sorta di archivio, dunque, costituito appunto dalle tavolette rinvenute.

 

Consulenti della Struttura

La Struttura avrebbe incaricato numerosi e diversi specialisti allo scopo di studiare i rotoli di Nusaybin e le tavolette di Giza: Alexander Thom, come si è detto, sarebbe stato uno dei “consulenti” interpellati per la traduzione e l’interpretazione dei testi; altri sarebbero stati incaricati di comprendere e descrivere in termini scientifici i fenomeni geofisici a cui tali testi, aldilà del linguaggio figurato, si riferivano come a fatti reali.

 

Si tratta di nomi ben noti a chi abbia un minimo di familiarità con la saggistica “alternativa” a cui si è accennato all’inizio e che perciò sorprende trovare citati in un contesto, almeno in apparenza, del tutto estraneo. È il caso di Alexandre Lenoir (1761-1839); Waynman Dixon (1844-1930) e il fratello maggiore John; Hugh Auchincloss Brown (1879-1975); Alexander Thom (1894-1985); Marcel Griaule (1898-1956); Charles Hutchins Hapgood (1904-1982); Livio Catullo Stecchini (1913-1979); Adolf Erik Nordenskiöld (1832-1901); Arlington H. Mallery; James H. Campbell.

 

Alcuni sono nomi di archeologi, antropologi, storici, come Lenoir, i fratelli Dixon, Thom, Stecchini, Griaule. Lenoir, archeologo, raccoglitore e conservatore del patrimonio culturale, fu anche massone e convinto della discendenza della massoneria dall’antico Egitto; i fratelli Dixon, ingegneri ferroviari e archeologi dilettanti, sono noti per aver scoperto nel 1872 i cunicoli della Camera della Regina nella piramide di Khufu (e alcuni oggetti all’interno di essi); Thom è noto per le sue ricerche sulle civiltà megalitiche europee (la “yarda megalitica” è una sua scoperta, anche se non concordemente accettata); Stecchini, professore di storia antica, fu autore di ricerche sulla storia della scienza, della metrologia e della cartografia (formulò anche una controversa teoria numerologica sulla piramide di Khufu); Griaule (insieme a Germain Dieterlen), compì lunghi studi sulla cultura africana dei dogon grazie ai quali si rivelarono inspiegabili (anche se tuttora controverse) conoscenze astronomiche sul sistema triplo di Sirio.

 

Se la presenza in elenco di questi nomi è abbastanza singolare, lo è ancora di più per gli ultimi tre sopra citati, perché a ben vedere vi sono precise e significative relazioni che li legano reciprocamente. Cominciamo da Nordenskiöld: si tratta di uno studioso di cartografia antica il quale, esaminando approfonditamente i portolani medievali, giunse alla conclusione che tali mappe (molto − troppo − precise per l’epoca), dovevano avere un modello di riferimento prodotto in età antica, probabilmente dai navigatori fenici. Guarda caso, il cartografo citato e utilizzato da Claudio Tolomeo era un certo Marino di Tiro (città fenicia, appunto).

Sopra: Sezione della Piana di Giza originariamente pubblicata nel 1936 da Harvey Spencer Lewis e poi nel 1954 da H. C. Randall-Stevens

Sotto: Planimetrie e sezioni della Piana di Giza originariamente pubblicata nel 1936 da Harvey Spencer Lewis e poi nel 1954 da H. C. Randall-Stevens.

 

 

A dire il vero Tolomeo è l’unico a citare questo cartografo che l’avrebbe preceduto, tant’è che ad alcuni è sorto il dubbio che Marino non sia una persona in carne ed ossa, ma rappresenti invece la tipologia di carte nautiche prodotte e utilizzate dai fenici, e forse ispirate a loro volta ad una cartografia ancora più antica, come Tolomeo fa esplicitamente capire descrivendo il lavoro di Marino. L’ipotesi che Marino non sia una persona reale sembrerebbe rafforzata dal fatto che “marinos” in greco significa “pesce di mare”.

 

C’è un passaggio delle memorie di Rumor che si collega direttamente a questo punto, e anzi diviene comprensibile solo grazie ad esso. Per descrivere le ubicazioni in cui si sarebbe sviluppata la civiltà antidiluviana, le memorie fanno riferimento ad un “prototipo del pesce di mare”, oscura espressione che potrebbe stare ad indicare proprio l’opera di Marino di Tiro, intesa nel senso precisato da Nordenskiöld, ossia come lo sconosciuto modello cartografico postulato all’origine dei portolani medievali. Le mappe incluse nei documenti consegnati a Giacomo Rumor potrebbero avere la stessa origine e far riferimento direttamente a tale “prototipo”; in ogni caso rappresentano senza ombra di dubbio, e con sostanziale precisione, la situazione del golfo Persico, del Mediterraneo e delle Antille prima che il livello del mare cominciasse ad alzarsi per effetto dello scioglimento delle calotte glaciali.

 

Tornando all’elenco dei nominativi nelle memorie, consideriamo ora Hapgood. Il collegamento con Nordenskiöld è evidente: in Maps of the ancient sea kings del 1966 Hapgood si riallaccia direttamente agli studi di Nordenskiöld e avanza l’ipotesi dell’esistenza di un’antica e sconosciuta civiltà che avrebbe mappato l’intero pianeta e prodotto una cartografia le cui tracce si sarebbero

A questo punto, però, si profila un’ulteriore presenza: il leggendario ordine segreto dei Rosa+Croce e quella sua singolare filiazione che fu il “Collegio Invisibile”. All’orizzonte intellettuale del rosacrocianesimo sono ascrivibili molte delle personalità citate nelle memorie, a cominciare dallo stesso Johann Valentin Andreae (1586-1654), il presunto autore dei due libelli pubblicati nel 1614-15 che avrebbero fatto esplodere il caso in tutta l’Europa; si prosegue con John Dee (1527-1608), Robert Fludd (1574-1637), Samuel Hartlib (1600-1662), Theodore Haak (1605-1690), Robert Boyle (1627-1691), Robert Hook (1635-1703), John Evelyn (1620-1706).

Tutti questi sono citati nelle memorie per aver avuto relazioni con la Struttura e (tranne Fludd, Boyle e Hook) sono anche esplicitamente elencati fra i membri del livello consultivo. Indirettamente, però, più vicini a noi nel tempo, potremmo includere anche Maurice Barrès, amico d’infanzia dell’occultista Stanislas de Guaita fondatore di O.K.R.C. (Ordine Kabbalistico della Rosa+Croce); e la stessa cosa può forse dirsi di Cocteau per gli interessi in tema di esoterismo e per l’amicizia che lo legava al musicista Erik Satie (membro in gioventù di O.K.R.C.).

 

La presenza del rosacrocianesimo diventa quasi preponderante se si considera che hanno certamente origine in questo ambito alcuni disegni contenuti negli incartamenti originali di Rumor: si tratta di planimetrie e sezioni che rappresentano la piana di Giza, con un sistema di gallerie fra le tre piramidi e la Sfinge, e con vasti ambienti sotterranei sotto la stessa Sfinge. Ebbene, tali disegni sono pressoché identici a quelli contenuti in due libri pubblicati l’uno nel 1954 da H.C. Randall-Stevens (mistico e “medium”, il quale asseriva di aver ricevuto quelle informazioni da entità spiritiche nel 1927), l’altro nel 1936 da Harvey Spencer Lewis, fondatore nel 1915 di A.M.O.R.C. Antico e Mistico Ordine della Rosa+Croce (non è chiaro se sia stato uno dei due autori a copiare l’altro, oppure se pre-esistesse una fonte, ignota, da cui entrambi avrebbero attinto). Considerato che lo stesso elenco dei Gran Maestri del Priorato di Sion si ispirava a quello degli Imperatores di A.M.O.R.C., sembra davvero chiudersi un singolare triangolo ai cui vertici si trovano le memorie di Rumor, il mito di R-l-C e la tradizione rosacrociana.

 

 

viste poi, appunto, nelle carte fenicie, nei portolani medievali e in altre sconcertanti mappe del sec. XV-XVI, di tipo diverso dai portolani, recanti informazioni anomale, come la celebre mappa di Piri Re’is. Questa in particolare fu fatta oggetto di un attento studio da parte di Hapgood; ma il primo a segnalare, nel 1956, le anomalie contenute in tale mappa fu Mallery, un altro nome del nostro elenco: dopo una carriera nella marina militare, Mallery si era dedicato allo studio della cartografia antica (in particolare le mappe vichinghe del Nord America e della Groenlandia); interpellato per esaminare la mappa di Piri Re’is, giudicò che la parte più meridionale della mappa rappresentasse le coste dell’Antartide prive della coltre glaciale che oggi le ricopre.

 

Nordenskiöld-Hapgood-Mallery costituiscono un terzetto contraddistinto dagli studi di cartografia antica; un altro terzetto, contraddistinto dagli studi di geofisica, è costituito da Brown-Hapgood-Campbell, con Hapgood a far da cerniera fra le due tematiche. Infatti, l’altra parte fondamentale della ricerca di Hapgood fu indirizzata a dimostrare la validità della teoria degli slittamenti della crosta terrestre, un evento che sarebbe causato dalla distribuzione asimmetrica delle masse del pianeta (in particolare i ghiacci polari) e che avrebbe castastrofiche conseguenze a livello globale (cfr. Earth’s shifting crust, 1958). In verità Hapgood non fu il primo a proporre questa teoria: il primo fu Brown nel 1948. Quanto a Campbell, fu amico di Hapgood e suo collaboratore nello sviluppo e nella verifica analitica del modello geofisico alla base della teoria.

 

Secondo la documentazione di Rumor, Hapgood avrebbe ricevuto la traduzione delle tavolette di Giza e da ciò ricavato alcuni spunti per l’elaborazione e lo sviluppo della sua teoria degli slittamenti della crosta terrestre. Ora, si deve ammettere che tale teoria (aldilà della sua validità, molto controversa) sia assolutamente pertinente nel contesto del materiale di Rumor e capace di fornire significato ad asserzioni che resterebbero altrimenti incomprensibili.

 

L’altra Europa e Il segreto di Giza

Che l’edificazione della Sfinge e delle tre piramidi di Giza fosse anche la codifica di un avvertimento affinché i posteri potessero comprendere gli eventi accaduti, è esattamente una delle conclusioni del mio libro Il segreto di Giza (Newton & Compton, 2003).

La chiave per la decodifica del progetto di Giza e per la rivelazione del suo messaggio sarebbe nella combinazione di due pre-esistenti teorie: quella di Bauval sulla correlazione stellare Giza-Orione (integrata con nuovi elementi e contributi originali), e quella di Hapgood sugli slittamenti della crosta terrestre. Ne risulterebbe una sorta di “disegno planetario” in cui l’ubicazione di numerosi antichi siti in tutto il mondo acquista un preciso significato geodetico alla luce dei precedenti assetti della Terra; la stessa diffusione di determinati toponimi il cui significato rimanda a concetti astronomici, come “Meru” (la montagna sacra degli induisti, simbolo dell’asse polare), sembrerebbe ricollegarsi alle linee di scorrimento della crosta terrestre in occasione degli eventi presumibilmente accaduti più volte in passato e descritti dalla teoria di Hapgood.

È da porre in evidenza, infine, quello che fu uno dei tratti fondamentali del rosacrocianesimo e del Collegio Invisibile in particolare: perseguire la conoscenza anche attraverso lo scambio riservato di informazioni all’interno di una ristretta e selezionata comunità di scienziati e ricercatori. Ebbene, come vedremo nel secondo articolo dedicato a L’altra Europa, questo preciso carattere lo si ritrova anche in alcuni gruppi di personaggi del sec. XX, citati in elenco.

Mitostoria o realtà?

Come osserva il prof. Galli nel suo commento, se è vero che le memorie di Rumor presentano numerose analogie con il mito di R-l-C, è anche vero che resta un’importante differenza di fondo. Nelle memorie non vi è traccia dell’elemento centrale del mito: Cristo che, sopravvissuto alla croce, avrebbe sposato Maria Maddalena, generando un figlio da cui sarebbe originata la dinastia merovingia (da ciò la pretesa legittimazione al trono di Francia). Scrive Galli: “Nelle memorie vi è un racconto più realistico e più credibile: un’organizzazione di antica data, votata alla costruzione europea, alla quale la Chiesa e il Vaticano avrebbero dato il loro appoggio, soprattutto nella fase, tragica e cruciale, tra la seconda guerra mondiale e il primo dopoguerra”. Se inoltre si aggiunge che le memorie di Rumor sono di molto anteriori alla letteratura sviluppatasi intorno al mito di R-l-C, c’è veramente di che rimanere perplessi. Per il politologo, tuttavia, la soluzione potrebbe essere nella presenza di cultura esoterica ai vertici del gollismo europeista, negli anni ‘40: in questo ambito, l’idea di un’Europa sovranazionale si sarebbe alimentata di un complesso “mitico” elaborato dall’esoterismo parigino del primo ventennio del 1900 (Mallarmé, Cocteau, Debussy, Fulcanelli, Roussel, Leblanc, Leroux, e poi i Rosa+Croce, il Martinismo, la Massoneria Egiziana, varie forme di neotemplarismo, etc), che a sua volta attingeva ad una precedente tradizione esoterica, molto radicata nella Francia meridionale, con riferimenti a luoghi e situazioni che si ritroveranno nel mito di R-l-C.

“Mitostoria” è il termine coniato dallo storiografo William McNeill nel 1985: la storia diviene mito e il mito agisce nella storia influenzando i comportamenti umani, e quindi, in qualche modo, autorealizzandosi. Si tratterebbe di questo, dunque?

Dare una risposta a tale domanda è operazione complessa; qui, per il momento, non si può far altro che suggerire alcune possibili direzioni che la ricerca potrebbe percorrere nel tentativo di dare corpo ai numerosi spunti offerti da L’altra Europa.

 

Una direzione è quella che prenderemo nel prossimo articolo dedicato al libro: tratteremo di quella parte delle memorie di Rumor, qui appena accennate, in cui si parla delle remote origini della Struttura e di un’avanzata civiltà, decaduta a causa di sconvolgimenti climatici e geofisici, alla fine dell’ultima era glaciale.

 

Ma un’altra possibile direzione, anziché al passato, dovrà guardare al presente: se gli aspetti storici ed archeologici sono indubbiamente intriganti e riescono maggiormente a colpire il lettore, tuttavia è bene ricondurre l’attenzione all’oggetto principale del libro: la presentazione di un organismo para-politico (la Struttura) che, per quanto remote siano le sue origini e varie le sue vicende nella storia, è all’opera ancora oggi e influenza attivamente il mondo contemporaneo (un’influenza non necessariamente negativa, anzi il contrario, secondo gli elementi raccolti da Rumor). Ed ecco la sfida del presente: dove trovare, negli accadimenti di oggi, le tracce vive, i segni lasciati dall’operato della Struttura? Rumor insiste su un punto: la Struttura è trasversale rispetto agli organismi visibili, è compenetrato ad essi senza identificarsi con nessuno di essi. Una domanda, tuttavia, è inevitabile: c’è un rapporto fra la Struttura e quelle oligarchie − più o meno visibili, più o meno occulte, come il Gruppo Bilderberg e la Trilaterale − inquietanti protagoniste della transizione al Nuovo Ordine Mondiale?

fine prima parte

È stato per me sconcertante ritrovare nelle memorie di Rumor proprio alcuni di questi concetti che io ritenevo inediti, come nel seguente passaggio: «[…] vi sarebbe stata in India, in epoca [remota, …] una struttura gemella con rapporti reciproci, poi estinta o riassorbita dalla prima. Essa è data per ubicata nell’antica valle dell’Indo, in una zona chiamata “Mero” […] che veniva tenuta in considerazione […] quale incrocio significativo di due linee della Terra identificate in epoca molto antica, corrispondente a quelle in cui erano avvenuti gli sconvolgimenti climatici […] assieme alla cosiddetta “caduta degli angeli”, al “sobbalzo” della terra e allo “spostamento o rottura del palo (asse, colonna)”.» Nel mio libro si esprime sostanzialmente lo stesso concetto e si evidenzia il dato di fatto della grande concentrazione di toponimi “Meru” nel territorio dell’attuale Pakistan. Un altro elemento di sorprendente affinità fra le memorie di Rumor e il mio libro si ravvisa nell’interpretazione fornita al mito della “caduta degli angeli”, presente in molte tradizioni fra cui naturalmente quella ebraica: un’interpretazione in chiave astronomica, come appare chiaro dai passaggi nei documenti di Rumor in cui si accenna alla registrazione del «movimento di discesa degli “angeli” cattivi e la corrispondente ascesa di quelli “buoni”». Ciò, detto nel consueto linguaggio figurato e allusivo, sarebbe conseguenza di una “colpa”; ma che non si tratti solo di un racconto mitologico lo si capisce dalla descrizione della Terra come formata da un “asse o pilastro” unita a una “struttura armillare” e circondata da un “vortice”: tutte espressioni che per De Santillana (cfr. Il mulino di Amleto) sono da intendersi come rappresentazione della Terra nello spazio, con particolare riferimento al movimento precessionale. In altri termini, gli “angeli” non sarebbero altro che le stelle, le “incursioni della stella sulle regioni del monte” significherebbero l’ingresso di una stella nelle regioni celesti più settentrionali, per effetto del ciclo precessionale; e la “caduta”, al contrario, non solo significherebbe la discesa nelle regioni celesti più meridionali (sempre per effetto del ciclo precessionale), ma alluderebbe anche alla discesa di un astro sotto l’orizzonte in conseguenza di uno slittamento della crosta terrestre.

 

In cerca di conferme

Tirando le fila di quanto detto nei due articoli dedicati a L’altra Europa di Paolo Rumor, non si può nascondere che la credibilità delle informazioni ivi contenute si fondi quasi esclusivamente sull’autorevolezza e rispettabilità delle persone coinvolte; molto poco, purtroppo, su riscontri concreti. Ciò è spiegabile, si potrebbe dire, con la natura segreta della Struttura; ma, naturalmente, la ricerca non può accontentarsi di questo. Pertanto vorrei concludere riportando quegli elementi oggettivi che possono contribuire ad avvalorare i contenuti del libro; pochi elementi, per ora, ma forse abbastanza significativi.

Innanzitutto c’è da dire che il richiamo a cataclismi naturali, abbattutisi sulla Terra nel periodo terminale dell’ultima era glaciale, trova oggi precisi riscontri scientifici: non solo la riduzione delle terre emerse per effetto dell’innalzamento del livello del mare, come descritta nei documenti e nelle mappe di Rumor, è sostanzialmente corretta; sembrerebbe, altresì, di poter confermare che siano effettivamente accaduti, nello stesso periodo, eventi di natura astronomica e geofisica con disastrose conseguenze globali. Nel 2006, al meeting dell’American Geophysical Union ad Acapulco, un gruppo di ricercatori americani ha presentato una teoria secondo cui una cometa sarebbe caduta sulla calotta glaciale che ricopriva il Nord America, 12.900 anni fa, causando devastanti inondazioni ed estinzioni di massa; altri studiosi, primo fra i quali l’americano Paul LaViolette, ritengono che la Terra sia stata colpita dagli effetti di una potentissima esplosione del nucleo galattico, circa nello stesso periodo (cfr. Earth Under Fire – Il codice dell’Apocalisse, 2006, Nexus Edizioni Srl); inoltre, anche la stessa possibilità di un riorientamento degli strati più esterni della Terra rispetto all’asse di rotazione sembra trovare conferma (benché non dell’ampiezza ipotizzata Hapgood).

Che nelle terre, un tempo emerse e poi cancellate dall’innalzamento del livello marino, possano trovarsi vestigia di civiltà evolute è una possibilità concreta, avvalorata da recenti ritrovamenti di estese rovine sommerse, ancora oggetto di studio, proprio in alcune delle ubicazioni che le memorie citano: uno è il tratto di mare che separa la penisola indiana da Sri Lanka; un altro, ancora in India, è nel Golfo di Cambay (cfr. Graham Hancock, Civiltà sommerse, 2002, Corbaccio). Ma vale la pena ricordare anche le presunte strutture sommerse di Yonaguni nel mar della Cina, e la presunta città sommersa al largo di Cuba: benché i dati siano ancora molto controversi, è suggestivo il fatto che si tratti anche in questi casi di ubicazioni citate nelle memorie.

 

Per concludere il riscontro più impressionante, che riguarda il luogo del ritrovamento delle tavolette di gesso, nei pressi della Sfinge. Secondo i documenti di Rumor questo luogo sarebbe «[…] situato nel “PR” (termine testuale non abbreviato) ubicato sotto [la Sfinge], in un ambiente artificiale semiallagato, con degli incavi laterali, al cui centro è ricavato un rialzo su cui giacciono delle colonne cadute». Ora, questa descrizione richiama innegabilmente quella del cosiddetto “pozzo di Osiride” scoperto da Zahi Hawass nel 1999. Dopo aver drenato l’acqua che riempiva quasi completamente il pozzo, Hawass descrive un vano con al centro un grande sarcofago su un basamento tagliato nella roccia e i resti di quattro colonne agli angoli; secondo uno schema simile all’Osireion di Seti I ad Abydos, il canale d’acqua che circonda questa sorta di isola ed è interrotto in corrispondenza dell’ingresso alla camera prende così la forma della parola geroglifica “pr” (pronuncia “pir”), che significa “casa” e che Hawass riferisce all’epiteto “pr wsir nb rstaw” (“casa di Osiride, signore di Rastaw”) attribuito alla piana di Giza. Significativamente, Rastaw (il nome di Giza per gli egizi) era espressamente riferito all’idea di cunicoli sotterranei. Hawass non nega la possibilità che nel sottosuolo della piana di Giza vi sia un’estesa rete di passaggi, come è rappresentato nelle mappe di Rumor; peraltro lo stesso archeologo ha parzialmente esplorato un cunicolo che parte dal vano del sarcofago e procede per lungo tratto in direzione della piramide di Khufu.

 

A parte la discrepanza nell’ubicazione (il vano descritto nelle memorie sarebbe sotto la Sfinge, mentre il pozzo di Osiride si trova circa a metà strada fra la Sfinge e la piramide di Khafre), le somiglianze nelle due descrizioni insieme alla straordinaria coincidenza che in entrambe sia espressamente evidenziata la parola “pr”, sono meritevoli di attenta considerazione, e segnano a mio avviso un punto favore della credibilità di tutto il materiale raccolto da Paolo Rumor in L’altra Europa. ? Note: 1. Cfr L.L.A. Veermersen, A. Fournier, R. Sabadini, Changes in rotation induced by Pleistocene ice masses with stratified analytical Earth models, Journal of Geophysical Research vol. 102, 1997. 2. Cfr http://www.drhawass.com/blog/mysterious-osiris-shaft-giza e intervista a Hera del 25/03/2001 riportata nell’audiovisivo La via di Horus. L’autore: Loris Bagnara è nato nel 1964; architetto, vive a Faenza con la compagna e i due figli. Il suo interesse è rivolto alla ricerca dei segni lasciati da antiche ignote civiltà, segni presenti nell’archeoastronomia, in molti siti archeologici, in numerosi miti tramandatici, e perfino in alcune unità di misura ancora oggi in uso. Le sue prime ricerche sono sfociate nel libro Il segreto di Giza (Newton&Compton, 2003); recentemente ha presentato

sul sito http://ilmodellocelestedigiza.wordpress.com

una nuova lettura, sempre in chiave archeoastronomica, del sito di Giza. Ha collaborato alla pubblicazione del libro L’altra Europa (Hobby&Work, 2010) di Paolo Rumor, con il contributo di Giorgio Galli: un libro che getta nuova luce sul retroscena della storia europea del XX secolo, in un intreccio fra esoterismo e politica che finisce per spingersi ben più addietro nel tempo ed evocare la inquietante presenza di una “struttura” che agirebbe nell’ombra governando le sorti dell’umanità. È iscritto alla Società Teosofica e ne condivide fermamente i principi di libertà di pensiero, di tolleranza, di ricerca della conoscenza e della verità.

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