Il Funerale di Colin Ward (1924-2010)

Ricordando Colin Ward, con questo titolo e' stato pubblicato in Gran Bretagna, fuori commercio, un bel libretto che raccoglie gli interventi fatti nel corso del funerale (primo marzo 2010) e in una successiva giornata commemorativa tenutasi alla Conway Hall di Londra (10 luglio 2010).
Ciascuno degli intervenuti ha portato la propria testimonianza e dall'insieme traspare vivace la figura di un intellettuale al contempo curioso e stimolante, ricco di umanita', un anarchico a tutto tondo.
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Il funerale, Ipswich, Londra, lunedi' primo marzo 2010
Colin Ward era un anarchico, un giornalista, autore di libri sull'architettura, sul lavoro, l'infanzia, l'istruzione, la storia sociale e molti altri temi importanti per chi aspira a un mondo migliore. Era un uomo tranquillo, di grande integrita', che si era guadagnato l'ammirazione e l'affetto di lettori in tutto il mondo, ed e' stato uno tra i pensatori piu' influenti della sua generazione.
Al suo funerale, il primo marzo 2010, parenti e amici furono invitati a ricordarlo e i loro discorsi costituiscono un primo capitolo di questa breve raccolta. Il 10 luglio dello stesso anno si tenne nella Conway Hall di Londra una riunione commemorativa, e nella seconda parte sono presentati i contributi offerti in quell'occasione. Infine l'opuscolo contiene una bibliografia scelta delle principali pubblicazioni di Colin.


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Discorso di apertura di Ben Ward

Buon giorno a tutti. Come sapete, oggi siamo qui per celebrare la vita di Colin e per salutarlo. Ero andato con lui a qualche funerale e lui diceva sempre che quelle erano occasioni liete, occasioni per ritrovarsi insieme con amici e familiari. Con quest'idea in mente, abbiamo organizzato un servizio che speriamo sarebbe piaciuto a Colin e che ci auguriamo faccia sorridere un poco anche voi.
Colin e' vissuto a Londra fino a quando ha compiuto 55 anni (tranne per i cinque anni di servizio militare tra il 1942 e il 1947) e i trent'anni successivi nel Suffolk. Dunque non si e' mosso tanto. Ma le sue idee, il suo spirito e la sua speciale personalita' hanno viaggiato in lungo e in largo.
Una delle sue frasi abituali, soprattutto quando gli veniva offerto un panino in piu' a pranzo o Harriet gli serviva una seconda volta una delle deliziose pietanze che gli preparava, era: "Pensiamo agli altri". Per circa un'ora ignoreremo questa sua esortazione e penseremo solo a lui.
Vorrei invitare George West a dire qualche parola. Per trent'anni George telefonava a Colin due volte alla settimana, ma il loro rapporto non si limitava a questo, come sentirete tra poco.


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George West Ricorda Un'amicizia dal ritmo stabile

Ho conosciuto Colin nel novembre del 1950. Facevamo lo stesso percorso per andare in ufficio, dalla stazione della metropolitana di Gant's Hill, la Shangri-la dell'Essex. Per sessant'anni abbiamo goduto insieme delle nostre esistenze complicate. Solo la poesia riesce a cogliere l'essenza di una persona, e io non sono un poeta. I miei ricordi non sono di vertici e abissi, ma di un'amicizia dall'andamento stabile. Colin era un uomo che non aveva in se' nessun malanimo, nessuna gelosia o invidia. Era una persona virtuosa? Non saprei dire, ma le sue azioni nascevano da quello stesso seme. E' cosi' che lo vedo ora, al presente, perche' ci siamo costruiti a vicenda e lui e' parte di me.
L'ufficio in cui lavoravamo non era grande, circa otto addetti che progettavano case popolari con impegno e passione. All'epoca in ufficio c'era un certo entusiasmo per coltivare piante di avocado. Colin e io pensammo di doverci provare anche noi, e la storia e' cominciata cosi'. Siamo andato dall'ortolano vicino, tra Davis Street e Oxford Street, un posto che sembra una cittadina.
La nostra idea era di comprare un avocado, toglierne tanti semi e far crescere tante piante. Ricorderete che nel 1950 l'avocado era un prodotto tra i piu' esotici. Riuscimmo a trovarlo e a comprarlo e ci dirigemmo trionfanti in ufficio. A una signora davanti a noi cadde la borsa. Colin si fece subito avanti, raccolse la borsa e la porse gentilmente alla donna. Aspetto' un po', poi disse: "Potrebbe dirmi grazie". E quella gli diede un pugno nello stomaco!
In ufficio tagliammo l'avocado e restammo proprio male scoprendo che aveva un unico seme. Erano giorni semplici e ingenui.
Bene! Celebriamo il ricordo di Colin, riconosciamo con gioia il nostro debito verso quell'uomo gentile.

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Un'influenza costante di John Pilgrim

"Per quanto certe siano le nostre aspettative
Il momento previsto puo' essere inatteso
Quando arriva. Viene quando siamo assorbiti da altre faccende diversamente urgenti".
Queste parole tratte da Assassinio nella cattedrale, hanno oggi un suono particolare. Stavo scrivendo il necrologio di un altro amico, John Rety, quando ho saputo che Colin Ward era morto. Sono entrambi presenti nella mia mente. Era stato John Rety, che allora dirigeva una rivista underground che si chiamava "Intimate Review", a chiedermi di andare al Malatesta Club.
"Corre voce", mi disse in tono cospiratorio, "che ci vadano gli anarchici. Vedi che cosa puoi scoprirci". Non avendo idea di che cosa fossero gli anarchici, ci andai con qualche trepidazione. Li' rimasi cosi' colpito da Philip Samson, che presi una copia di "Freedom". Poi, quando Colin lancio' "Anarchy", mi abbonai anche a quella rivista.
All'epoca avevo una bancarella di libri in Charing Cross Road. Un giorno ci passo' Colin Ward, si mise a esaminare gli scaffali della fantascienza e mi chiese di scrivere un pezzo sull'argomento per la sua rivista. In seguito, una versione riveduta di quell'articolo mi fece guadagnare una borsa di studio per adulti all'universita'. Questa importante svolta nella mia vita era stata un diretto risultato dell'intervento spontaneo e generoso di Colin.
E la cosa non si e' fermata li'. In un primo tempo avevo intenzione di studiare storia, ma su "Anarchy" leggevo articoli di quelli che conoscevo come il gruppo di sociologi di Colin. Jock Young, David Downes, Stan Cohen, Laurie Taylor, che poi sarebbero diventati personalita' di rilievo. Per questo poi scelsi di studiare sociologia e politica.
Colin mi ha costantemente influenzato. Quando mi chiesero di intervenire sul tema dell'anarchia a una conferenza a Hull, alla base del mio intervento scelsi il suo libro Anarchia come organizzazione.
Ci siamo rivisti quando mi sono trasferito nel Suffolk. Siccome aveva problemi di tempo, mi chiese di stendere un ricordo di Ron Fletcher, ex docente di sociologia a York e mio commissario esterno agli esami a Hull. "Non lo conoscevo bene", gli dissi. "L'ho solo visto salire in macchina una volta". "Sara' sufficiente" mi ha risposto. "E poi so che hai i suoi libri". Cosi' mi ha fatto ricominciare a scrivere. Si puo' dire che ha influenzato in modo decisamente diretto la mia vita.
La cosa piu' importante e' che Colin ha elaborato una teoria dell'organizzazione e di un auspicabile cambiamento sociale molto piu' sensata di certe idee calate dall'alto delle ideologie ufficiali. Non e' esagerato dire che le sue idee sulle abitazioni, sull'istruzione, sulle strutture non ufficiali della vita quotidiana hanno influenzato il pensiero di tante persone in tutto il mondo.
Sarebbe stato particolarmente giusto affidargli la cattedra di politica sociale alla London School of Economics. Era un autodidatta, avendo abbandonato gli studi senza diplomarsi, come il fondatore di quel dipartimento, Richard Titmus e, come quest'ultimo, ha lasciato un segno grazie al suo puro intuito.
Credo che Colin si troverebbe d'accordo con un altro personaggio di Assassinio nella cattedrale che dice:
"Non vedo nulla di definitivo nell'arte del governo temporale
Ma violenza, la doppiezza e la frequente malversazione
Hanno una sola regola: prendere il potere e tenerselo".
Non fa venire in mente qualcosa oggi?
Avevo qualche riserva sul fatto di citare due volte T. S. Eliot, ma credo che il meraviglioso eclettismo di Colin avrebbe preso la cosa per il verso giusto. Dopo tutto, era riuscito a ricavare molto del proprio pensiero sociologico da un teologo ebraico che si chiamava Martin Buber.
Non so bene come avrebbe reagito allo spettacolo di un conservatore, primo ministro in pectore, che canta le lodi del controllo operaio e del mutuo aiuto. Ho il sospetto che non l'avrebbe considerato un segnale del fatto che il mondo che auspicava stava per esserci regalato dal comitato centrale dei Tory. Le sue parole d'ordine erano federalismo, mutualismo, cooperazione e comunita'.
Colin ha detto che le sue idee provengono da Petr Kropotkin e da Gustav Landauer. L'understatement era un tratto tipico del suo carattere. La sua originalita' sta nei collegamenti che faceva, applicando le idee di coloro che l'avevano influenzato ai problemi pratici del ventesimo e del ventunesimo secolo. Riusciva ad essere preveggente in modo incredibile. Quarant'anni fa segnalo' l'approssimarsi dei problemi del caro casa. E ovviamente fu tra i primi a cogliere la crisi emergente dell'acqua.
Il suo genio stava nel creare connessioni. Aveva soprattutto una enorme fantasia in campo sociale. Ha detto Wright Mills: "La fantasia fa comprendere la storia e la geografia, e le relazioni tra entrambe nella societa'". Colin possedeva quel tipo di fantasia. Lo ha dimostrato in una trentina di libri e in un numero infinito di conferenze e articoli. La gente prendeva nota e le cose poi procedevano in modo diverso. Aveva avviato (o riavviato se preferite) una tradizione di ripensamento radicale di un sapere tradizionale.
Il mondo e' un posto migliore perche' ci ha vissuto uno come Colin Ward. Era e rimane un esempio per tutti noi.


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Ben Ward Ricorda Com'e' stato avere un papa' come Colin Ward

Mentre io sono il suo unico figlio biologico, Colin, in realta', ha avuto un ruolo importante nella crescita di cinque figli in totale. Alan e Doug Balfour negli anni cinquanta e sessanta, Barney e Tom Unwin negli anni sessanta e settanta e me negli anni settanta e ottanta.
Ha contribuito in modi diversi al nostro benessere, aiutando Doug nel suo apprendistato da carpentiere, ha spinto Alan a fare ricerche e a scrivere sulla musica blues, si e' legato a Tom grazie al suo libro Anarchy in Action, e ha sostenuto Barney e me venendoci ad ascoltare quando suonavamo nei pub.
Colin era un genitore molto gentile, che non interferiva. Se i suoi figli tralignavano, invece di infuriarsi, di sgridarci o di darcele, lasciava che ci capitasse quello che doveva succedere in seguito alle nostre azioni. Se ci mettevamo in compagnie sbagliate, lasciava che ce la sbrogliassimo da soli, senza manifestare la sua disapprovazione e senza indurci cosi' a ribellarci ancora di piu'. E' probabile che certi personaggi che ci portavamo a casa, invece di farlo indignare, lo facessero sorridere.
Un buon esempio del carattere comprensivo e disponibile di Colin puo' essere questa storia che ha ricordato Barney, risalente alla meta' degli anni settanta.
Un pomeriggio Barney e Tom se ne erano andati a tirare qualche calcio al pallone al Wandsworth Park, nella zona sud-est di Londra, quando, lungo la strada, uno dei due riusci' a prendere in pieno una finestra sulla facciata di una casa. Salto' fuori il proprietario che li prese a male parole, pretendendo di farsi dire dove abitavano. I ragazzi glielo dissero, poi si affrettarono nel parco e rimasero a giocare fino a tardi, per rimandare il piu' a lungo possibile il momento terribile del rientro a casa e della musica che avrebbero dovuto ascoltare.
Raccolto tutto il coraggio per tornare, trovarono l'uomo al quale avevano rotto la finestra seduto a tavola con Colin e Harriet a bere vino rosso. Colin aveva scoperto che quel tizio fabbricava organetti e se l'era fatto immediatamente amico, presumibilmente dopo aver pagato i danni senza fare una piega. Riguardo alla finestra rotta, non gli usci' di bocca nemmeno una parola con i ragazzi.
Magari vi chiederete se Colin abbia mai partecipato alle nostre improvvisate partite di pallone. Avrebbe potuto, solo che nel suo corpo non c'era nemmeno un ossicino competitivo. Non era interessato a nessun tipo di sport o di gioco, ma se era costretto a parteggiare per qualcuno, si metteva sempre dalla parte dei piu' scalcinati, fingendo di tifare per squadre di calcio come l'Accriginton Stanley o la Hamilton Academical, probabilmente perche' in queste vedeva eterni combattenti... o forse semplicemente perche' gli piacevano i nomi.
Il suo modo di insegnarci la distinzione tra giusto e sbagliato era guidato dall'esempio e non dalle prediche. Per esempio, viveva molto semplicemente. Se qualcuno si prendeva il disturbo di cucinargli qualche pietanza, diceva sempre che era "deliziosa", talora ancor prima di averla assaggiata.
Quando viveva nel Suffolk meridionale, se doveva andare a Londra per un giorno, faceva a piedi un chilometro fino alla fermata dell'autobus, prendeva la linea per Ipswich e di li' il treno, invece di chiedere un passaggio fino a Colchester a me o alla mamma, rendendo cosi' il viaggio piu' breve e piu' economico.
Se certe volte qualcuno gli chiedeva come sarebbe ritornato da Hadleigh, dove c'era il posto piu' vicino per fare fotocopie, a circa cinque chilometri da casa, rispondeva che sarebbe andato a piedi, "come Dio ha voluto che andassi".
Era un appassionato camminatore e un entusiasta utente dei mezzi pubblici, per mangiare e bere non faceva mai il difficile, non si considerava superiore a nessuno. Qualita' che non ha imposto a noi, che pero' potevamo osservarle nel suo comportamento tutti i giorni. E poi gli piacevano tanto i gatti...
Non sareste sorpresi a sapere che ci ha aiutati tutti nei compiti a casa. Doug ricevette i suoi suggerimenti per un tema che doveva fare su Isambard Kingdom Brunel. Alan ha ereditato da lui lo stile accurato e i metodi per rendere gradevoli le presentazioni del suo progetto per il fiume Wandle nel 1960. Trent'anni dopo, ero sul punto di andare all'universita', ma non avevo deciso se studiare musica o filosofia. Quando gli espressi il mio dilemma, Colin ando' alla macchina da scrivere e torno' con questo messaggio: "Il mondo e' pieno di filosofi e pieno di musicisti. Ma chi preferiscono ascoltare tutti?".
Lasciava cosi' sottintendere che mentre la filosofia era una disciplina esoterica, accessibile solo a grandi cervelloni, la musica andava in realta' a beneficio di tutti.
Forse la qualita' che meglio riassume i miei ricordi di Colin e che per fortuna non perse mai, anche quando tutto stava cedendo in lui, era il suo senso dell'umorismo.
Posso immaginarmelo ancora alla sua macchina da scrivere o seduto a tavola, mentre riflette su qualcosa, con una sigaretta Craven A tra le dita, e poi io mi avvicinavo e di colpo la sua espressione cambiava, mi sorrideva e cercava di farmi ridere. Ogni volta che si presentava un mio amico, gli dava un soprannome, come "il Grande Pipe" o "Moore il Grande" e cercava di far ridere anche lui.
Infine, come nonno vero o acquisito, Colin era prima di tutto protettivo, preoccupato di tenere lontano dai piccini gli insetti molesti, i ragni e i topi, e poi, quando i nipoti erano ormai adolescenti e tendevano a imporsi nella conversazione, li lasciava fare, si sedeva da parte e sorrideva in silenzio.
Credo che siamo stati proprio fortunati a crescere accanto a una persona cosi' paziente e generosa, un vero uomo di pace.
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Nescafe' e una Craven a di David Downes

Ho conosciuto Colin tramite Sue, mia moglie, che allora insegnava a Woodberry Down, una delle prime scuole onnicomprensive, dalla fine degli anni cinquanta fino al 1961.
Una sua collega era Frances Sokolov, e fu lei che ci presento' John Hewetson (un uomo fantastico il quale, dato che abitavamo a Bermondsey, divento' il nostro medico di famiglia per qualche tempo), Philip Sansom e Colin. Non avevo mai conosciuto persone come loro. Mettevano in discussione ogni manifestazione di conformismo e fu fin da subito chiaro che soprattutto Colin aveva un'idea fuori del comune non solo di come avrebbero dovuto essere la vita e la societa' per essere buone, ma che avrebbero potuto esserlo qui e ora. Discutevano animatamente di arte, scienza, musica, idee di cambiamento della societa', senza quella seriosa tetraggine che ero solito vedere nella sinistra. Avevano un grande senso del ridicolo, ma non si fecero beffe dei miei maldestri tentativi di ricerca sociologica sulla criminalita', ma li presero sul serio. Colin pubblico' qualche articolo e qualche recensione che scrissi sulla delinquenza, la giustizia e la scuola su "Anarchy", una rivista i cui articoli erano spesso scritti da lui e firmati con pseudonimi ispirati ai nomi delle vie dove aveva abitato. Quel periodico le cui vivaci copertine erano realizzate per lo piu' da Rufus Segar, non mancava mai di cogliere la fantasia e lo spirito dei tempi in cui vivevamo. Pur non potendo affermare di essere un anarchico fatto e finito, piano piano finii per rendermi conto che il senso del lavoro di Colin, coltivare e nutrire le idee anarchiche di mutuo aiuto e di iniziativa cooperativa alla base di ogni istituzione, era la migliore espressione di socialismo che conoscessi. Era inoltre una filosofia che si poteva vivere nel presente, senza aspettare qualche remota alba rivoluzionaria, invariabilmente falsa. Erano questi gli ideali che esprimeva con tanta eloquenza nei libri, dal suo primo del 1973, tanto acclamato e tradotto, Anarchy in Action, fino all'ultimo e bellissimo Anarchism: A Very Short Introduction, del 2004.
E' stato proprio un bel colpo di fortuna avere conosciuto Colin relativamente presto, ed e' stato un continuo piacere continuare a frequentarci, con i nostri figli, in qualche incontro che lui e Harriet organizzavano nella loro casa di Putney. Tra le tante belle qualita' di lui che apprezzavamo c'erano la sua generosita' e il suo senso dell'umorismo. Le sue idee hanno avuto sempre una certa risonanza, soprattutto in Italia, dove all'inizio degli anni novanta era stato un ospite d'onore a una conferenza sull'anarchismo a Bologna. Un'amica italiana che era venuta in Inghilterra per fare ricerche sul femminismo russo post-rivoluzionario era ansiosissima di conoscerlo. Dopo aver chiacchierato con lui per un certo tempo, se ne era andata con la mente che ribolliva di idee e con parecchi libri che Colin le aveva prestato o regalato, uno dei quali era l'edizione originale di La mia disillusione in Russia, con la firma di Emma Goldman. "Spero che ti ritorni indietro", dissi a Colin. "Certo che si'", mi rispose. E il libro fu restituito davvero, dopo qualche mese. Di un simile aiuto da Colin sono stati beneficiati innumerevoli visitatori e studenti, non ultima Judith Suissa, la figlia di Stan Cohen, che, solo pochi anni fa, ha scritto una tesi di dottorato, ora un libro, sulle idee anarchiche e l'istruzione.
Lo spirito di Colin era memorabile. Mi tormentavo da una decina di anni per trovare il titolo per un libro sul gioco d'azzardo. Colin se ne usci' subito cosi': "Che ne dici di Uno scemo e i suoi soldi?". Rimpiango di non averlo utilizzato: avrebbe venduto molte piu' copie. Durante una sua visita a Londra si fermo' a dormire da noi a Wandsworth: gli domandammo che cosa avrebbe gradito per colazione. La risposta fu: "Nescafe' e una Craven A".
Un raro elogio di Colin e' venuto da Stan Cohen, autore di saggi classici come Folk Devils and Moral Panics. Negli anni sessanta Colin aveva pubblicato alcuni suoi articoli su "Anarchy". Nella sua stanza alla London School of Economics Stan tiene una raccolta di fotografie formato cartolina di varie persone, un pantheon molto selezionato di figure che ammira: Samuel Beckett, Noam Chomsky, Nelson Mandela e, non ultimo, George Orwell. Un giorno, mentre le osservavo, gli chiesi di chi gli sarebbe piaciuto scrivere la biografia, se ne avesse avuto l'opportunita'. Anche se la sua foto non figurava tra quelle, mi rispose: Colin Ward.


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Indirizzo di benvenuto e introduzione di Ken Worpole

Permettetemi di cominciare dando il benvenuto a voi tutti che siete convenuti numerosi nella Conway Hall questo pomeriggio, per ricordare la vita e le opere di Colin Ward, un amico, un collega (e coscienza politica) di tanti di noi qui presenti.
Ho conosciuto Colin nel 1973, quando venne a tenere una conferenza al Centre for Urban Studies di Islington, dove frequentavo un corso di formazione per insegnanti di Londra. A differenza di molti altri oratori, che tendevano a presentare il proprio sapere come frutto di dure ricerche, lo stile affabile e aneddotico di Colin all'inizio sembrava privo di serieta' e sostanza; eppure alla fine del suo contributo noi ci sentimmo sostenuti e confortati nel nostro lavoro di insegnanti... e completamente disarmati. La cosa piu' importante e' che riesco ancora a ricordarmi, quasi quarant'anni dopo, gran parte della conferenza, anche se una parte degli argomenti trattati ricomparve in un suo libro fondamentale, Il bambino e la citta', pubblicato nel 1978, e da allora continuamente ristampato. Il pubblico era rimasto completamente conquistato dall'entusiasmo di Colin per le consuetudini di vita per la strada e nei campi gioco, come per le tante nozioni pratiche e di socializzazione che vi si apprendono.
Dopo di che mi misi a frequentare Colin abbastanza regolarmente, spesso alle feste di "New Society" o di "New Statesman", poi negli ultimi dieci anni, come ospite, con mia moglie Larraine, a casa di Colin e Harriet a Kersey e piu' tardi a Debenham. Desidero qui rendere onore a Harriet Ward, che ha chiaramente garantito il sodalizio intellettuale, l'amore e un'ottima gestione domestica, offrendo cosi' a Colin lo spazio affettivo e fisico di cui aveva bisogno per scrivere in modo cosi' vasto e prolifico sui suoi numerosi interessi. In realta' la stessa Harriet e' una bravissima scrittrice e il libro in cui ricorda la figura di suo padre, Griffin Barry, A Man of Small Importance offre un ritratto vivace e acuto della cultura politica e personale della generazione rivoluzionaria dei suoi genitori, nei primi decenni del ventesimo secolo.
Per questo mi sento onorato che abbiano chiesto a me di presiedere a questo incontro di memorie e tributi, e invito con calore tutti quanti a condividere i ricordi di un uomo eccellente e un maestro per tanti.


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Harriet Ward Ricorda Com'era Colin negli anni sessanta

La prima volta che ho incontrato Colin e' stato nel 1965 al Garnett College di Roehampton, dove seguivamo entrambi un corso di aggiornamento annuale per insegnanti, rivolto in particolare a studenti di una certa eta' che volevano insegnare nei corsi di educazione permanente (e noi due avevamo entrambi "una certa eta'": io avevo trentaquattro anni e Colin quaranta). Io avevo due figli piccoli (che sono qui oggi) il cui padre era morto, cosi' sembrava che il lavoro piu' adatto nella mia situazione sarebbe stato l'insegnamento. Colin era li' (come mi disse poi) in parte perche' voleva cambiare dopo dodici anni dedicati all'architettura, ma anche per disporre di piu' tempo per scrivere.
Il corso era gia' in funzione dal precedente settembre, ma per qualche motivo non ci eravamo accorti l'una dell'altro fin quasi alla conclusione del trimestre estivo. Alle lezioni Colin sedeva verso il fondo dell'aula e prendeva appunti in silenzio, senza mai fare domande e senza farsi notare, e non si spostava mai alla fine dell'ora. A quell'epoca curava la pubblicazione di "Anarchy", come scoprii piu' tardi, e certe volte era impegnato a casa a mettere insieme i pezzi della rivista o a scrivere in fretta e furia qualche articolo per riempire uno spazio quando un articolo promesso non arrivava.
La prima cosa di lui che attiro' la mia attenzione fu una copia di "New Society" che teneva sotto il braccio: era una nuova rivista che avevo appena scoperto anch'io. Cosi' la nostra prima conversazione riguardo' alcuni articoli di "New Society" e mi resi conto immediatamente che avevamo un punto di vista simile sulla vita e, cosa che mi sorprese ancor piu', che Colin sapeva tante cose dell'ambiente della sinistra politica dal quale provenivo, anche sul tema dell'istruzione progressista, quando si arrivo' a parlarne nel corso.
Ma cio' che davvero mi stupi' di questa nuova conoscenza fu il suo contributo a una discussione seminariale sulla "educazione ambientale". A ognuno di noi era stato chiesto di illustrare a turno come strutturare una lezione sull'ambiente e noi, uno dopo l'altro, demmo risposte prevedibili, piuttosto scontate: una passeggiata in campagna (o in un parco, se avessimo dovuto insegnare in una situazione urbana) mostrando la flora e la fauna, le caratteristiche della Natura circostante (si noti che all'epoca se si parlava di "educazione ambientale", veniva in mente la campagna e un rapporto con la Natura). Quando pero' fu il suo turno, Colin lascio' tutti a bocca aperta con una presentazione affascinante, che ci fece arrossire imbarazzati per la nostra inadeguatezza e mancanza di fantasia.
La mia lezione seguira' il percorso di un seme di pomodoro, spiego', ricordando che quel seme attraversa il corpo umano senza essere digerito. Partiremo dalla sua origine dentro un pomodoro nell'orto di un vecchio pensionato, poi come pietanza nel pasto di famiglia, giu' nel sistema digerente... e di li' nel sistema fognario, dove puo' finire nelle acque di un fiume fino al mare... a ogni tappa del viaggio, ovviamente, ci sarebbero state indagini e discussioni.
Da quel momento capii che Colin era una persona speciale e decisi che avrei dovuto conoscerlo meglio. Cosi' lo cercai all'intervallo di pranzo e lo presentai all'unico altro studente interessante che avevo conosciuto, notando con piacere che si erano trovati simpatici. Intanto ogni conversazione con Colin aumentava il mio interesse per quell'uomo affascinante. E non solo per il suo intelletto! Ammiravo la sua spettacolare criniera di capelli grigi che ondeggiavano al vento. Grazie al mio sguardo d'aquila avevo anche notato peli di gatto sui suoi pantaloni: un altro eccellente indizio.
Ma si avvicinava la fine del trimestre!
Come avrei fatto a cementare quell'amicizia prima della conclusione del corso e prima che tornassimo alle nostre indaffarate esistenze?
Avevo saputo che Colin abitava a Fulham e avevo notato che veniva alle lezioni con i mezzi pubblici, mentre io ci andavo in auto, attraversando Londra da West Hampstead. Fulham era piu' o meno sulla strada (risate), cosi' mi feci avanti offrendogli un passaggio alla fine delle lezioni. Era sempre gradevolmente sorpreso dalla apparente coincidenza di trovarmi sul punto di partenza proprio mentre usciva dal portone della scuola... Non poteva sapere che me ne stavo seduta nel parcheggio sfogliando le mie carte finche', con la coda dell'occhio, non lo vedevo spuntare, e allora accendevo il motore. Colin, non sarete sorpresi nel saperlo, era del tutto ignaro delle astuzie femminili, anzi di ogni genere di astuzia.
Una volta arrivati davanti alla porta della sua abitazione, non ci volle molto per farmi invitare a bere una tazza di te' e conoscere gli amici anarchici con cui condivideva l'appartamento, Vernon Richards e Peta Hewetson, e i suoi gatti, ovviamente, e i due ragazzi che crescevano insieme, Alan e Doug Balfour, la cui madre era morta circa nello spesso periodo in cui era scomparso mio marito. Era stata la "compagna" di Colin, come usano dire gli anarchici, cosi' scoprii che anche lui, come me, era vedovo, in un certo senso.
La nostra relazione si approfondi' rapidamente in quei pomeriggi dopo la scuola al numero 33 di Elerby Street, grazie ai lunghi tormenti della donna che mi curava i bambini e che aspettava pazientemente che passassi e riprendermeli (si trattava dell'insostituibile Lily, che forse qualcuno dei presenti ricorda).
Alla fine fui io che feci il primo passo, quando mi resi conto che anche Colin era innamorato ma era troppo timido per dirlo. E avevo ragione! Lo era davvero! Eppure, eppure... quest'uomo assurdamente modesto era convinto che mi fossi sbagliata e che "mi sarei accorta" di avere scelto un partner non alla mia altezza, una volta che l'avessi conosciuto meglio.
Una volta mi porse timidamente un fascicolo di attestati, documenti presentati insieme alla sua domanda al Garnett College, che dichiaravano che sarebbe stato un ottimo insegnante (e qui devo spiegare che il corso che frequentavamo era destinato a laureati, il che non era un problema per me, ma Colin aveva dovuto pietire per essere ammesso, perche' aveva lasciato la scuola a quindici anni e aveva solo un paio di diplomi di scuole serali. Questo era il senso di quel fascio di carte rivolto "A chi di competenza").
Colin evidentemente sperava che quelle belle parole potessero servire a raccomandarlo anche come futuro compagno di vita. Le cito: "e' un piacere, anche se e' difficile farlo in modo adeguato, scrivere di un uomo di tali doti e di tale integrita', determinazione e capacita' qual e' il signor Colin Ward... Ci sono poche persone che sanno elaborare idee, soprattutto sulle questioni sociali ed economiche, per iscritto, come oratori e come conduttori di dibattiti, in un modo cosi' colto e autorevole, ma che sia anche divertente e piacevole".
Cosi' si esprimeva Anthony Weaver, Senior Lecturer di pedagogia del Jesus College di Oxford. Un altro senior lecturer, della Bartlett School di architetture, si dichiarava "personalmente in debito con [Colin] che mi ha insegnato tantissimo".
Ma l'argomento decisivo fu quello di Gabi Epstein, un socio dello studio di architettura Shepheard and Epstein, dove Colin aveva lavorato per dieci anni, dal 1952 al 1961. Tanto per cominciare, Gabi lo riempiva di lodi sperticate come "il nostro architetto piu' anziano... estremamente competente e di grande esperienza" eccetera eccetera. Parlo di lodi sperticate, perche' Colin non aveva mai avuto la qualifica di architetto, in sostanza era un disegnatore, come mi ripeteva sempre, anche se andava sui cantieri e trattava con le ditte appaltatrici. Poi Gabi si ricordo' che Colin faceva una domanda come insegnante e non come architetto, e continuava cosi': "La ragione per cui difficilmente potremo trovare un sostituto del signor Ward e' che, oltre a tutto quello che ho detto in precedenza, egli ha una grande influenza educativa nel nostro studio in generale. Credo di non avere mai conosciuto prima in vita mia qualcuno che sia cosi' competente su tanti argomenti... Se dovessi cercare un'universita' con un professore al suo interno, vorrei che quel professore fosse Colin Ward".
Nel corso degli anni ho sentito un numero infinito di storie divertenti su quello studio da Colin, e da George West, un altro collega di Colin e suo amico da una vita, che aveva lavorato li'. Pochi anni dopo il corso al Garnett College, Colin fece domanda per un posto alla Town and Country Planning Association, e quella volta l'altro socio, Peter Shepheard, si espresse in termini altrettanto calorosi per raccomandarlo: "Sinceramente mi risulta impossibile immaginarmi qualcuno che sia piu' adatto per questo lavoro di sostanza e interessante ecc. ecc. Ward e' un uomo di vaste letture e anzi, nel nostro studio si scherza nel tentativo di scoprire un argomento sul quale non sia informato, ma non ci siamo mai riusciti".
Sono certa che molti di voi riconosceranno il Colin che conoscevamo in queste parole di oltre quarant'anni fa. Ovviamente fu ammesso al Garnett College, ovviamente ebbe il posto alla Tcpa e ovviamente mi prese il cuore, non grazie alle parole di altre persone, ma con la sua persona (anche se avevo ancora il mio daffare per convincerlo che mi andava bene). Colin non era solo un gran cervello, ma una persona con tante qualita' domestiche, come avrei scoperto presto, e un uomo di famiglia per predisposizione naturale. Era anche, come sappiamo, la persona piu' gentile e piu' generosa che una potesse sperare di incontrare, senza un briciolo di ambizione personale o di vanita', lui che avrebbe avuto tanti motivi per cui vantarsi. Oh, me fortunata!
Non e' stata una navigazione tranquilla, pero'. Ci volle un anno per riorganizzare i nostri due menage familiari, sistemarci nelle scuole dove insegnavamo, trovare una casa in cui vivere. Quell'anno lessi tantissimi articoli di "Anarchy", ci scrissi perfino, e cosi' facendo scoprii che ero stata per tutta la vita un'anarchica senza saperlo (cosa che credo valga per altri che leggono i testi di Colin sull'anarchia: risulta tutto cosi' sensato).
Ci siamo sposati nel 1966 e abbiamo abitato fino alla fine del decennio al 19 di Schubert Road a Putney, insegnando in vari college e aggiungendo un figlio alla nostra famiglia, Ben. Lo pseudonimo usato da Colin su "Anarchy" quando stava a Fulham, John Ellerby, fu sostituito da uno nuovo, Frank Schubert, e il tavolo della nostra spaziosa cucina veniva sgombrato una volta al mese per montare le pagine della rivista.
Per Colin gli anni sessanta sono stati importanti tanto professionalmente quanto personalmente, perche' "Anarchy" e' stato il terreno di coltura per il filosofo anarchico di cui sentirete parlare tra pochi istanti. Per me quel decennio e' stato l'inizio di una relazione fantasticamente felice, che si e' conclusa all'inizio di quest'anno. Mi considero davvero fortunata per avere trascorso quarantacinque anni in compagnia di Colin.


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Stuart White Ricorda Colin Ward, come rendere l'anarchia rispettabile, ma non troppo

In un articolo del 1961, basato su un discorso rivolto a una scuola estiva anarchica, Colin si chiedeva: "Noi [anarchici] siamo abbastanza rispettabili?". E spiegava: "Non che mi interessi il modo in cui ci vestiamo, e se la nostra vita privata sia conforme alla norma statistica... ma penso alla qualita' delle nostre idee anarchiche: sono idee che meritano rispetto?".
Colin aveva un'acuta sensibilita' riguardo alle reazioni di molti, quando avevano a che fare per la prima volta con le teorie anarchiche: "Sembrano bellissime, ma sono sicuramente impraticabili". Egli vedeva come una reazione del genere portasse sbrigativamente ad accantonare le idee anarchiche in quanto non degne di una seria attenzione e voleva che le persone superassero quella prima reazione.
Come faceva? Con tre affermazioni plausibili.
La prima riguarda il pluralismo. Le societa' utilizzano varie tecniche per fare fronte alle necessita' e per risolvere i problemi. Si servono di tecniche di mercato o simili, che si basano sulla proprieta' privata, sulla concorrenza e sul perseguimento di un interesse individuale. Impiegano tecniche fondate sull'autorita', il comando, la burocrazia. C'e' poi una terza tecnica o un gruppo di tecniche basato sul mutuo aiuto e la cooperazione.
L'anarchia per Colin altro non e' che uno spazio sociale nel quale predominano queste ultime tecniche della reciprocita'. Uno spazio sociale nel quale si entra (e si esce) liberamente; nel quale le persone si relazionano alla pari e lavorano in modo cooperativo, per risolvere un problema, soddisfare un bisogno, o semplicemente esercitare la creativita' per il gusto di farlo.
E lo scopo del movimento anarchico e' di cercare di spingere e spronare la societa' verso un'ancora maggiore anarchia con questo significato.
Una volta che la concepiamo in questo modo, sosteneva Colin, vediamo che l'anarchia lungi dall'essere un'utopia irrealistica, fa gia' parte della nostra vita sociale. Questa e' la seconda affermazione importante di Colin: l'anarchia non e' solo nel futuro: e' parte del presente. In una certa misura, gia' ora risolviamo problemi e appaghiamo bisogni ricorrendo all'anarchia. Per esempio, l'anarchia e' gia' presente nei gruppi dei "dodici passi", i cui membri cercano di superare insieme un problema comune di dipendenza. I suoi principi si attuano nei centri ricreativi per disabili, nelle associazioni di mutuo soccorso, nel Royal National Lifeboat Institute, in Wikipedia, in migliaia di migliaia di spazi sociali liberi, ugualitari e cooperativi.
E' spesso presente in forme tanto ovvie che la diamo per scontata. Venendo qui, mi sono fermato da un giornalaio per chiedere la strada, e lui me l'ha indicata. Non me l'ha mica venduta e non ci sono leggi che lo obbligavano a darmi quelle informazioni. Me le ha date gratis e, in una situazione simile, io le darei gratis e il giornalaio le riceverebbe, spero, gratis. Ecco un bisogno che, in certa misura, la nostra societa' soddisfa in modo anarchico, sviluppando una regola di mutuo aiuto che stabilisce come comportarsi.
Ora, se l'anarchia e' gia' "in azione" nella nostra societa', se risolve problemi e soddisfa esigenze, puo' forse risolvere ancor piu' problemi e soddisfare ancor piu' esigenze.
Questo ci porta alla terza affermazione di Colin: la praticabilita' dell'anarchia. Colin puntava a dimostrare che l'anarchia e' in grado di soddisfare bisogni e di risolvere problemi laddove Stati e mercati normalmente falliscono o danno risultati scadenti. Per questo i suoi scritti sull'anarchia non avevano mai la forma di un'analisi concettuale, sullo Stato, sulla liberta' o altro, ma esprimevano l'impegno verso i reali problemi sociali - casa, scuola, trasporti, energia, alimentazione, acqua.
Io penso che in questo modo sia riuscito a cogliere il suo obiettivo e a dimostrare che le idee anarchiche siano "degne di rispetto".
Penso, pero', anche che sia importante vedere che l'anarchia di Colin resti molto impegnativa. Non e' facile da assimilare ad altri punti di vista, di destra come di sinistra.
Cominciamo dalla destra. Lo slogan della nuova coalizione di governo e' "Grande Societa' e non grande governo". Per un verso, sembrerebbe uno slogan che Colin non avrebbe potuto non sottoscrivere. Il messaggio di fondo non era appunto quello di auspicare una "grande societa'" come alternativa a un "grande Stato"?
In realta' la visione anarchica di Colin fa sollevare alcune dure domande nei confronti di quella coalizione e del suo programma di "grande societa'".
Per esempio, i testi di Colin ci inducono a chiederci: fino a che punto la "grande societa'" va applicata all'economia? E' un correttivo al "grande mercato" oltre che al "grande Stato"? Cosi', per esempio, significa controllo dei lavoratori nell'industria? Significa la sostituzione delle banche di commercio con istituti finanziari mutualistici? Significa affidarsi alla produzione per la comunita' in alternativa al mercato?
Ma la sfida, indubbiamente, e' rivolta anche alla sinistra. Come mai, chiede Colin, la sinistra vuole cosi' spesso che lo Stato intervenga per il popolo o sul popolo invece di fare in modo che il popolo agisca per proprio conto?
La sua critica si e' esercitata con grande efficacia sul problema della casa. Ma e' andato anche ben oltre.
Per esempio, molti a sinistra considerano la scuola pubblica uno strumento potenzialmente efficace di uguaglianza. Quando i bambini "vanno male" a scuola (male rispetto ai criteri scolastici), si interrogano se la scuola disponga di risorse sufficienti. O temono che magari le opportunita' per i piccoli siano inficiate da quanto avviene in famiglia ancor prima che varchino la porta della scuola. Dopo di che si mettono a riflettere su come lo Stato possa intervenire sulle famiglie per migliorare quelle opportunita'.
L'approccio di Colin era molto diverso: proponeva un modello di scuola molto piu' flessibile, una scuola con spazi accessibili per lo studio a qualsiasi eta', ma anche con la liberta' di apprendere all'interno della comunita'. Sosteneva la "modesta proposta" di non rendere obbligatoria la frequenza scolastica.
Per qualsiasi sostenitore della socialdemocrazia (quale io sono) si tratta di una posizione estremamente stimolante e impegnativa: non e' facile per un socialdemocratico, pur animato da ottime intenzioni, lasciare libere le persone fino a questo punto, col timore di come potrebbero usare quella liberta'. Colin lancia la sfida ai socialdemocratici, ponendo continuamente questa domanda: perche' non lasciarli fare? Perche' non fidarsi della responsabilita' e della competenza delle persone?
In sintesi, le idee di Colin continuano a sollevare interrogativi in chi coltiva idee convenzionali di destra come di sinistra. Per questo io credo che abbia centrato un obiettivo che era davvero difficile: ha reso l'anarchia rispettabile, ma non troppo rispettabile.
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Peter Marshall Ricorda Colin Ward, seminatore di idee

Colin Ward era un deciso seminatore di idee libertarie, uno degli anarchici inglesi piu' influenti fin dalla fine della seconda guerra mondiale.
Io l'ho conosciuto all'inizio degli anni settanta, quando abitava in un quartiere meridionale di Londra: mi si presento' in braghette corte in una sera d'estate e mi invito' in cucina per discutere di William Godwin, il padre del movimento anarchico britannico. Avevamo un interesse comune nella figura della compagna di Godwin, Mary Wollstonecraft, ma anche nei temi della assegnazione e dell'uso dei terreni, della scuola e della creativita' del gioco dei bambini. Anarchy in Action (1973), il suo principale testo teorico, confermava la mia convinzione nella possibilita' pratica dell'anarchia, qui e ora. Apprezzavo il fatto che le sue critiche fossero invariabilmente positive e io ne ero stato in varie occasioni un beneficiario. Tutte le volte che ci trovavamo insieme alla radio per discutere di anarchia, ero sempre colpito dai suoi commenti equilibrati e sagaci.
Per me rappresentava il meglio della tradizione anarchica del nostro paese. Era diventato anarchico durante la seconda guerra mondiale, mentre era in servizio nell'esercito in Scozia; da allora era rimasto fermo nella sua convinzione sugli effetti dannosi del governo e dell'autorita' e sugli incalcolabili vantaggi di un struttura sociale federale e decentrata di comunita' autogestite. Come dichiaro' in un'intervista radiofonica nel 1968, era "un anarchico comunista nella tradizione di Kropotkin". Spiegava con molta chiarezza che la societa' anarchica e' "una societa' che si organizza senza autorita'" e che l'anarchia "e' una descrizione di una organizzazione umana radicata nell'esperienza quotidiana". Con queste convinzioni contribui' con Vernon Richards, Nicholas Walter e altri, a fare le riviste "Freedom" e "Anarchy", al centro delle riflessioni costruttive sull'anarchia in Inghilterra. Il suo libro Anarchy in Action, basato su una serie di articoli scritti per quelle riviste, ha visto molte traduzioni e ha raggiunto una cerchia di lettori ben piu' ampia dei soli sostenitori dell'anarchia.
In tutti i suoi scritti Colin rendeva onore al potenziale creativo, allo spirito di iniziativa e all'autonomia dei giovani e della gente comune, degli oppressi e degli emarginati dal potere coercitivo e dall'autorita'. Se "la liberta' per il luccio e' la morte per il pesciolino", non c'e' dubbio da quale parte si schierasse e quale liberta' volesse sostenere. Dimostro' lucidamente che per quanto uno Stato fosse tirannico, per quanto disperata fosse la situazione, non e' possibile soffocare negli esseri umani gli impulsi innati alla creazione e alla cooperazione.
Avendo lasciato la scuola a quindici anni per lavorare in uno studio di architettura, ed essendo in gran parte un autodidatta, Colin sarebbe il primo ad ammettere di non essere mai stato un teorico in senso astratto. Si considerava soprattutto un divulgatore e un propagandista delle idee anarchiche. Cio' nonostante, ha saputo applicare con grande originalita' la propria profonda sensibilita' libertaria e il proprio intuito a quelle che definiva "applicazioni" e "soluzioni" in un ampio spettro di argomenti, sulla casa, l'architettura, l'urbanistica, la politica sociale, l'assegnazione di terreni, l'occupazione di alloggi, la scuola, i trasporti, l'acqua. I suoi libri, molti scritti in collaborazione con altri autori, assumono tutti un netto punto di vista anarchico e trattano tutti delle relazioni tra le persone e gli ambienti in cui vivono, lavorano e giocano. Nei suoi scritti incoraggiava le tendenze al volontariato, alla cooperazione, alla democrazia all'interno della societa' e auspicava il massimo decentramento del potere di coercizione. Si teneva sempre in ombra, ispirandosi ampiamente alle opere di altri e citandole copiosamente, ma la sua calorosa umanita' traspare sempre nella prosa nitida e misurata delle sue pagine.
Nella sua maniera insieme affascinante e modesta, quando gli si chiese di scrivere un'autobiografia, presento' una raccolta di saggi suoi suoi maestri prediletti, che intitolo' Influences. Aveva fatto estese letture di testi anarchici e socialisti, e spesso riconosceva il proprio debito verso Godwin per le idee sull'educazione libertaria, verso Kropotkin per i concetti di mutuo aiuto e di umanizzazione del lavoro in reti federate di comuni autonome, verso Martin Buber per avere messo in luce il conflitto permanente tra quelli che definiva "principio sociale" e "principio politico", verso Gustav Landauer per ricordargli che lo Stato non e' un'entita' astratta ma "un certo rapporto tra esseri umani", verso Paul Goodman che aveva chiarito che una societa' libera e' un'estensione di "sfere di libera azione" gia' in essere, e infine verso Alexander Herzen, che l'aveva convinto della necessita' di operare per il cambiamento nel presente e non per un futuro immaginario che forse non verra' mai.
Anche se ammetteva l'influenza di queste tesi, le aveva fatte decisamente sue e ne spargeva i semi tutto intorno, anche su terreni che apparivano duri e sterili. Il suo metodo frammentario e gradualista, mettendo l'accento sulla messa in pratica di un'anarchia operante, ha contribuito a formare e a far riflettere una generazione anarchica da lui definita di "seconda ondata" o di "post-sinistra", che si e' sviluppata in tutto l'Occidente dalla fine del ventesimo secolo. Grazie al suo metodo del "fai da te", con la sottolineatura al mutuo aiuto e all'autosufficienza, continuano a nascere reti di associazioni volontarie e di cooperative, di istituzioni libertarie e diversi esperimenti di vita collettiva e comunitaria.
Colin sara' annoverato tra i grandi anarchici inglesi della seconda meta' del ventesimo secolo come quello che probabilmente ha piu' influenzato la politica sociale e la progettazione ambientale. E' caratteristico di quest'uomo lungimirante e generoso il fatto che alla fine della sua lunga e fertile esistenza, abbia scritto, alla conclusione della sua Very Short Introduction to Anarchism, che nel ventunesimo secolo "le migliori prospettive per l'anarchia si troveranno nel movimento ecologico".
Colin era un uomo di grande modestia e preferiva sempre sottovalutare il proprio importante contributo alle teorie sociali anarchiche. Come un vecchio saggio taoista, forniva un orientamento dall'ombra, cosi' che tutti potessero dire: "L'abbiamo fatto noi", senza rendersi conto del suo influsso benevolo e sorridente.
Finche' liberta', giustizia, gentilezza e convivialita' saranno considerate importanti valori, Colin restera' come "un seme sotto la neve" (per usare una delle sue frasi preferite), pronto a germinare dovunque ci sia disgelo nell'inverno della cultura occidentale.


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