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06/12/2014

 

 

Al Azhar per la convivenza islamo-cristiana, contro il terrorismo dello Stato Islamico

di Rafic Greiche

Direttore dell'Ufficio stampa della Chiesa cattolica in Egitto

 

Alla conferenza internazionale contro il terrorismo, dura condanna dell'estremismo e difesa dei cristiani. Il patriarca copto ortodosso Twadros II, co-presidente insieme al grande imam Ahmed al-Tayeb. Insegnare l'islam moderato per contrastare il "lavaggio del cervello" subito dai giovani. L'occidente non sovrapponga islam e terrorismo. Condanna per le aggressioni israeliane ai luoghi santi.

Il Cairo (AsiaNews) - Riaffermare la via "media" dell'islam, contro gli estremismi terroristi; affermare una comune fraternità fra cristiani e musulmani e membri di altre religioni; diffondere il giusto insegnamento del "jihad" per correggere il lavaggio di cervello subito da diversi giovani che combattono per l'Isis.

Sono alcuni dei temi affrontati dalla conferenza internazionale contro il terrorismo svoltasi nella capitale egiziana il 3 e il 4 dicembre e organizzata dalla più prestigiosa università del mondo islamico, la al Azhar, vera autorità del mondo sunnita.

Al raduno hanno partecipato almeno 600 personalità musulmane e cristiane da circa 120 Paesi. Presenti anche diversi patriarchi del Medio oriente, o loro alti rappresentanti. Il patriarca copto ortodosso, Tawadros II, è stato co-presidente insieme ad Ahmed al-Tayeb, grande imam di al Azhar.

La conferenza voleva anzitutto condannare il terrorismo e il fondamentalismo che esercitati nel nome dell'islam, non presentano il vero volto di questa religione. Gli autori di queste violenze sono additati non come "kafr", apostati, ma come "khawareg", estremisti violenti che hanno tradito l'islam. Nel comunicato finale si legge: "Terrorizzare i pacifici, uccidere gli innocenti, assaltare proprietà e santuari sono crimini contro l'umanità che l'islam condanna in modo totale".

Nel comunicato si sottolinea pure che i cristiani e i membri delle altre religioni nel Medio oriente sono fratelli e cittadini insieme ai musulmani, responsabili della stessa terra. Poiché essi hanno vissuto insieme per molti secoli, si domanda ai cristiani di non emigrare o lasciare la terra, attendendo che la tempesta del terrorismo non passi. Vi è pure una forte condanna contro le esecuzioni e le violenze: "Assalire cristiani e fedeli di altre religioni come segno di [falsa] devozione è una disobbedienza al corretto insegnamento dell'islam".

Al Azhar esorta a potenziare l'educazione e la comunicazione nelle moschee e nei centri culturali perché si correggano le sfasature che hanno "lavato il cervello" di tanti giovani nel jihad e nel servire il califfato. Il jihad - si ricorda - può essere dichiarato solo dai governi; il califfato - come era ai tempi di Maometto - doveva portare giustizia, pace e protezione per tutti i cittadini, senza discriminazione dovuta a religione, razza, colore, ecc..

Rimane importante che accademici, imam, e autorità insegnino ai giovani il "reale islam", ossia l'islam "moderato", la via di mezzo (wasaty), senza false interpretazioni del Corano e delle hadith.

Al Azhar domanda anche che nel mondo occidentale e nei loro media non si  faccia coincidere le azioni dei terroristi con l'islam tout court.

Nella dichiarazione finale, vi è anche una condanna alle aggressioni che in Israele avvengono contro i luoghi santi - prima fra tutti la moschea di Al Aqsa - e contro persone cristiane e musulmane, domandando alla comunità internazionale  di condannare ad alta voce queste aggressioni, portando gli aggressori davanti ai tribunali internazionali.

Al Azhar ha promesso che presto produrrà un documento contro il terrorismo e il fondamentalismo per dare al mondo un messaggio chiaro su cosa è davvero l'islam.