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Novembre 11, 2015

 

Terrorismo ed estremismo scaturiscono dai testi sacri dell’islam o li snaturano?

 

La scrittrice somala Ayaan Hirsi Ali spiega «la dualità dell’islam» e come la religione del profeta Maometto potrà salvarsi da Stato islamico e Al-Qaeda

 

Terrorismo ed estremismo islamico «scaturiscono dai testi sacri dell’islam o sono prodotto di fattori che hanno snaturato le fondamenta dell’islam?». Entra subito in medias res Ayaan Hirsi Ali in un articolo per Foreign Policy. La scrittrice somala, autrice della sceneggiatura di Submission, il cui regista, l’olandese Theo Van Gogh, è stato ucciso da un estremista islamico nel 2004, cerca di andare alla radice dell’ideologia estremista per capire «come possiamo vincerla».

 

I TRE GRUPPI. 

Innanzitutto distingue tra l’islam e i suoi fedeli, identificando tre gruppi: i “musulmani di Medina”, i “musulmani della Mecca” e i “musulmani riformatori”. Il primo gruppo è «il più problematico, quello dei fondamentalisti che sognano un regime basato sulla sharia, la legge religiosa islamica», e un islam identico a quello del VII secolo. Costoro, che vogliono imporre la sharia «seguendo l’esempio del profeta Maometto quando viveva a Medina, sfruttano il rispetto che i loro compagni musulmani nutrono per la sharia come il codice divino che ha la precedenza sulle leggi civili».

 

MAGGIORANZA DEI MUSULMANI.

Il secondo gruppo, che costituisce «la maggioranza del mondo musulmano è composto da musulmani fedeli al cuore del loro credo e che lo seguono in modo devoto pur non essendo inclini a praticare la violenza o anche solo l’intolleranza verso i non musulmani». Purtroppo, questi non intendono «riconoscere che intolleranza e violenza sono giustificate dai loro stessi testi religiosi».

 

FUTURO DELL’ISLAM.

Il terzo gruppo «promuove la separazione tra religione e politica e altre riforme. Alcuni sono apostati, ma la maggioranza sono credenti, tra i quali anche molti imam». Il futuro dell’islam, per Hirsi Ali, dipende da «quale dei due gruppi di minoranza – i musulmani di Medina e i riformatori – vinceranno il favore della maggioranza».

 

MAOMETTO DELLA MECCA.

Ma per capire se davvero «la violenza è insita nella dottrina dell’islam, è importante guardare all’esempio del suo fondatore, Maometto, e ai passaggi del Corano e degli hadith usati per giustificare la violenza». Maometto, continua la scrittrice, «ha predicato alle tribù di abbandonare i loro dèi e di accettare il suo. Ha predicato la carità e la benevolenza verso le vedove e gli orfani», nonché la tolleranza.

 

MAOMETTO DI MEDINA.

Ma poiché non venne ascoltato e fu anzi perseguitato, «scappò a Medina, dove riunì un esercito con il quale mosse guerra» ai suoi nemici. «Chi cerca sostegno per la jihad armata nel nome di Allah lo troverà nei passaggi del Corano e degli Hadith che riguardano il periodo di Maometto a Medina». Hirsi Ali cita tre passaggi del Corano: «Non sono eguali i credenti che rimangono nelle loro case (eccetto coloro che sono malati) e coloro che lottano con la loro vita e i loro beni per la causa di Allah. A questi Allah ha dato eccellenza su coloro che rimangono nelle loro case e una ricompensa immensa» (Sura 4:95); «Preparate, contro di loro [i miscredenti], tutte le forze che potrete [raccogliere] e i cavalli addestrati per terrorizzare il nemico di Allah e il vostro e altri ancora che voi non conoscete, ma che Allah conosce» (Sura 8:60); «Combattete coloro che non credono in Allah e nell’Ultimo Giorno, che non vietano quello che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità, finché non versino umilmente il tributo, e siano soggiogati. Dicono i giudei: “Esdra è figlio di Allah”; e i cristiani dicono: “Il Messia è figlio di Allah”. Questo è ciò che esce dalle loro bocche. Li annienti Allah. Quanto sono fuorviati!» (Sura 9: 29-30).

 

«LA DUALITÀ DELL’ISLAM».

Secondo tutte le principali scuole di giurisprudenza islamica questi versi, venendo dopo dal punto di vista temporale, hanno «abrogato, cancellato e rimpiazzato quei versi del Corano che invocano tolleranza, compassione e pace». Questa «dualità all’interno dell’islam» è quella che genera confusione: «Se si vuole dire che l’islam è religione di pace, basta citare l’esempio di Maometto alla Mecca. Ma proprio come fa lo Stato islamico, si può anche ricordare che a Maometto è stato rivelato di comandare ai musulmani di proclamare la jihad fino a quando ogni essere umano sul pianeta non accetti l’islam e si sottometta. Il punto non è se l’islam sia una religione di pace ma piuttosto se i musulmani seguiranno il Maometto di Medina, sunniti o sciiti che siano».

 

POLITICAMENTE CORRETTO.

L’errore comune alla posizione dei politici o accademici che parlano di terrorismo o salafismo o islam politico o wahabismo, come se fossero degli accidenti nel mondo musulmano, risiede proprio nel «negare che vi sia una giustificazione religiosa nel Corano e negli Hadith per la violenza e la discriminazione». Il problema della «radicalizzazione comincia molto prima che un attentatore kamikaze si cinga la veste esplosiva o imbracci il fucile; comincia nelle moschee e nelle scuole dove gli imam predicano odio, intolleranza e sequela nei confronti dell’islam di Medina».

 

NON BASTA L’ISLAM MODERATO.

Per la scrittrice fuggita dal marito sconosciuto a cui il padre l’aveva sposata a forza a 22 anni senza neanche dirglielo, non basta relazionarsi con gli «imam moderati, perché questi continuano a negare che violenza e intolleranza abbiano in alcun modo a che fare con l’islam. Non c’è mai invece una discussione all’interno dell’islam su come cambiare». Ma è proprio questo ciò di cui i musulmani hanno bisogno per impedire che «governi dispotici, guerre civili, anarchia e disagio economico» aggravino la crisi dell’islam.

 

SERVE L’EDUCAZIONE.

Il punto fondamentale, conclude Hirsi Ali, è l’educazione. «Non vinceremo semplicemente sconfiggendo lo Stato islamico o Al-Qaeda o Boko Haram o Al-Shabaab» perché qualcuno «prenderà sempre il loro posto». «Vinceremo solo contrastando il messaggio di morte, intolleranza» con uno di «vita, libertà e ricerca della felicità».

 

 

 

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