Il Fatto Quotidiano

12 dicembre 2013

 

Repubblica Centrafricana: i bambini, vittime del silenzio di Bangui

di Roberta Zunini

 

La situazione degli abitanti della repubblica Centrafricana, teatro di un sanguinoso conflitto civile dal marzo scorso, è sempre più tragica. E a soffrirne maggiormente sono, come sempre, i bambini. Il recente dispiegamento di un contingente di 1600 soldati francesi, sotto l’egida dell’Onu, a sostegno di una forza di pace panafricana (Misca) formata da 3.600 soldati, ma destinata a salire a 6000, non è ancora riuscito a ristabilire l’ordine nel paese. Dove ha piovuto a dirotto per alcuni giorni, aggravando la condizione del mezzo milione di profughi interni ammassati in campi profughi senza alcuna struttura.

“Nella maggior parte dei campi, anche qui a Bangui (la capitale, ndr) non ci sono tende, né ripari, mancano completamente i servizi igienici, l’acqua è razionata e le scorte alimentari sono finite, molti bambini non mangiano da una settimana. Chiediamo alla comunità internazionale di mandare il più presto possibile viveri e tende sennò migliaia di persone moriranno”.

La voce di Rosa Crestani, epidemiologa e coordinatrice dell’emergenza per Medici senza frontiere (Msf) Italia che, assieme a Emergency, è una delle Ong italiane presenti sul campo per curare i feriti, arriva a scatti. Le comunicazioni fino a ieri, quando nelle strade infuriavano senza sosta gli scontri tra le milizie cristiane e islamiche – la religione ancora una volta è un pretesto per conquistare il potere nello stato africano ricco di metalli e pietre preziose, senza una vera guida dopo il golpe di otto mesi fa- erano ancora più a singhiozzo.

“Oggi c’è una relativa calma qui nella capitale ma non è detto che tra poco non riprenderanno le sparatorie. L’arrivo di nuovi feriti nel nostro dipartimento all’interno di un ospedale pubblico, rappresenta un problema enorme visto che abbiamo pochi posti e nelle nostre cliniche mobili, dentro i campi, non possiamo operare. Ma la cosa più grave è che la maggior parte dei nosocomi sono chiusi perché sono stati saccheggiati e ci sono stati episodi di violenza. I guerriglieri sono entrati e hanno prelevato dei pazienti, uccidendoli appena usciti”, spiega Crestani, da due mesi nella repubblica Centrafricana.

Anche Massimo Malandra, logista di Emergency, è lì da due mesi. L’Ong, fondata da Gino Strada, ha un piccolo ospedale pediatrico a Bangui. “Lo staff chirurgico invece opera all’interno di uno degli ospedali pediatrici superstiti. Ci stiamo anche coordinando con Msf. Quando da loro arrivano bambini feriti o malati sotto i quattordici anni, li mandano da noi e noi mandiamo da loro gli adulti. Ora abbiamo in tutto 30 bambini. Tra i 13 ricoverati nel padiglione operatorio, alcuni presentano ferite alla testa e agli arti causati da colpi di machete. I degenti del nostro ospedle invece hanno probemi di disidratazione, malnutrizione e diarrea dovuta alla malaria e alle condizioni igieniche disastrose in cui stanno vivendo da mesi”, conclude il logista, esperto di Africa.

Negli ultimi due giorni di scontri corpo a corpo sono morte 400 persone e due soldati francesi. In tutto sono 1 milione e 300 mila le persone che hanno bisogno di aiuti alimentari d’urgenza, ha denunciato la Fao, mentre l’Unicef stima intorno ai 500 mila il numero di sfollati. Nell’indifferenza del mondo.

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