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Marzo 28, 2014

 

Come vivono i cattolici della penisola arabica, dove la libertà religiosa non esiste? «Dobbiamo imitare Gesù»

di Leone Grotti

 

Intervista a Camillo Ballin, vicario apostolico dell’Arabia del Nord, responsabile di Bahrain, Kuwait, Qatar e Arabia Saudita. «Presto in Bahrain costruiremo una cattedrale dedicata a Nostra Signora di Arabia»

 

Non è semplice guidare la Chiesa in paesi dove l’islam è la religione ufficiale e la libertà religiosa non esiste. Per questo è unica la testimonianza di Camillo Ballin, 69 anni, vicario apostolico dell’Arabia del Nord, responsabile di Bahrain, Kuwait, Qatar e Arabia Saudita. «In questi paesi, Arabia Saudita a parte, abbiamo ampia libertà di culto ma le conversioni sono proibite», dichiara a tempi.it. «Sono nei paesi arabi da 45 anni. Non ho mai avuto una conversione, non l’ho mai cercata né provocata. La nostra missione qui consiste nell’imitare Gesù». Un compito difficile visto che spesso la società è ostile, anche se piccoli miracoli avvengono. Come in Bahrain, dove «il re ci ha concesso 9.000 metri quadrati per costruire una cattedrale».

 

Quante chiese ci sono nei suoi paesi? Vorrei distinguere tra Bahrain, Kuwait e Qatar da una parte e l’Arabia Saudita dall’altra. In Kuwait abbiamo due chiese ufficiali, in Qatar una e una in Bahrain. Ma presto ci sarà in Bahrain una seconda chiesa, la Cattedrale del Vicariato di Arabia del Nord.

In quali condizioni vivono i cristiani? I cristiani nei primi tre stati sono pienamente liberi di professare la loro fede. Nel recinto delle nostre chiese non c’è nessun controllo da parte della polizia né del governo. Abbiamo moltissime Messe tutto il giorno del venerdì e la domenica pomeriggio. Ovviamente non possiamo fare processioni nelle strade perché la religione ufficiale in questi paesi è l’islam e la Chiesa cattolica ha sempre rispettato le leggi locali.

Si può parlare di libertà religiosa? Libertà religiosa vuol dire la possibilità di cambiare religione, dall’islam al cristianesimo o ad altre religioni. Ma ciò è proibito in questi paesi: è possibile la conversione da altre religioni verso l’islam, ma non il contrario. Abbiamo invece ampia libertà di culto in Qatar, Bahrain e Kuwait. Non in Arabia Saudita.

Com’è possibile che la popolazione cattolica nella Penisola arabica cresca? Ci sono conversioni? Sono nei paesi arabi da 45 anni. Non ho mai avuto una conversione, non l’ho mai cercata né mai provocata. La popolazione cattolica cresce perché sono sempre più richieste braccia per lavorare nel campo del petrolio e in quello delle costruzioni. I cattolici nel mio Vicariato sono circa 2 milioni e mezzo, di cui un milione e mezzo in Arabia Saudita. Ovviamente, salvo rarissime eccezioni, sono tutti immigrati e vengono soprattutto dall’Asia (India, Filippine, Sri Lanka, Bangladesh, Pakistan, Corea, eccetera) e dai paesi arabi.

Qual è il ruolo di un cristiano in paesi così restrittivi dal punto di vista religioso? La nostra missione qui nei paesi arabi consiste nell’imitare Gesù, che passava per le città, giudee e pagane, facendo del bene a tutti. Questo è il nostro compito: seguire Gesù che predicava, guariva, insegnava, pregava, eccetera. Dobbiamo fare del bene a tutti, senza aspettarci niente.

Ha detto che il suo Vicariato avrà presto una cattedrale. Come mai il Bahrain ha donato un territorio per la costruzione di una chiesa? I rapporti tra Chiesa e governo sono ottimi. Il re, Hamad bin Issa, ha fatto visita a papa Benedetto ed è in programma una visita a papa Francesco. Il re ci ha concesso 9.000 metri quadrati, che non sono tanti per una chiesa che deve contenere 2.500 persone, compresi i locali per la formazione di sacerdoti e laici. Il suo esempio dovrebbe essere imitato anche da altri paesi in questa zona. Penso che il re abbia voluto dimostrare che il Bahrain è un paese da sempre aperto ad altre religioni. Basti pensare che una cattolica e un’ebrea sono ambedue membri del Consiglio del re. La nuova chiesa sarà la Cattedrale del Vicariato di Arabia del Nord e sarà dedicata a Nostra Signora di Arabia.

Però la cattedrale ha suscitato proteste nella società. Inoltre, non metterete sul tetto la croce. I problemi non sono tra cristiani e musulmani ma tra i musulmani stessi, tra sciiti e sunniti. Non c’è nessuna legge che impedisca di mettere una croce all’esterno della chiesa, ma preferisco non farlo per non essere oggetto di attività sovversive da parte dei fondamentalisti. In fondo, una croce messa all’esterno può essere importante come segno ma non è essenziale. Quello che conta è che collaboriamo per la pace e l’unità del paese. Una croce all’esterno non aiuterebbe in questo.

Quanto ci vorrà per costruire la cattedrale? Gli architetti mi dicono due anni. La spesa è di parecchi milioni di euro. I nostri fedeli sono generosi ma sono operai immigrati e il loro salario è alquanto basso. Perciò abbiamo bisogno di aiuto dall’esterno. Vorrei invitare tutte le ragazze e le donne che si chiamano “Maria” a offrire 10 euro per la costruzione della casa di Maria, Nostra Signora di Arabia. Sono convinto che la Madonna benedirà generosamente queste offerenti perché avranno contribuito a costruire la sua casa in Bahrain (in fondo all’articolo le coordinate bancarie per donare, ndr).

Quali sono le principali difficoltà che ha dovuto affrontare dal 2005, quando è stato ordinato vicario? I nostri fedeli vengono da tanti paesi, parlano lingue differenti e appartengono a chiese particolari, ognuna con un suo proprio rito.

Come fare di tutta questa massa una sola Chiesa cattolica e non avere tante chiese cattoliche l’una accanto all’altra? L’unità della Chiesa cattolica nella sua diversità di riti e lingue è una sfida non facile da affrontare, anche per la ristrettezza di spazio che abbiamo.
Poco tempo fa si era parlato della costruzione di una chiesa copto-ortodossa in Arabia Saudita, notizia poi smentita. Non ho mai creduto a questa notizia così strana. E infatti è stata smentita subito. Alcuni giorni fa è stato anche annunciato che in uno dei paesi del mio Vicariato ci sarebbero molti musulmani che si sono fatti cristiani. Non ci credo assolutamente e comunque se si fossero fatti cattolici l’avrei saputo, in una maniera o in un’altra. Queste notizie a volte sono lanciate apposta da certi gruppi per creare problemi e tensioni tra cristiani e musulmani.
Quando potrà essere costruita una chiesa in Arabia Saudita? Bisognerebbe chiederlo a Dio. Solo lui lo sa.

Nel 2012 il Gran Mufti dell’Arabia Saudita ha affermato che la costruzione di nuove chiese nella Penisola arabica deve essere proibita e che quelle esistenti devono essere distrutte. Perché parole così dure? Tutto è nato nel Kuwait. Avevo saputo che il ministro degli Affari islamici aveva dato la sua approvazione perché ci fosse concesso un terreno per una nuova chiesa. Ma quando questa notizia arrivò in Parlamento i fondamentalisti reagirono violentemente dicendo che nessuna chiesa può essere costruita e che quelle esistenti devono essere distrutte. Ovviamente il governo si è guardato bene dal prendere alla lettera queste proteste. Si formò subito una delegazione che andò in Arabia Saudita, dove il Mufti di quel paese non fece altro che ripetere le stesse cose dei suoi ospiti.
Tre sue sorelle hanno preso i voti. Quattro vocazioni religiose in una famiglia sola non è una cosa che si veda tutti i giorni. Ci hanno trasmesso la fede prima di tutto i nostri santi genitori, poi la parrocchia, i parenti, eccetera. Eravamo ancora nel periodo in cui nessuno pensava alla laicità. Erano altri tempi e allora la voce del Signore era più ascoltata e meno ostacolata di oggi.

Lei ha sempre avuto a che fare con l’islam in Sudan e poi in Egitto. Quali sono i principali problemi nel rapporto tra queste due religioni? Dobbiamo chiarire a noi stessi che cosa vogliamo fare, qual è la nostra missione in questi paesi, come dicevo prima. Tutte e due le religioni si ritengono rivelate da Dio e ognuna di esse è sicura di essere l’unica vera. C’è un dialogo a livello teologico e istituzionale ma c’è soprattutto un dialogo quotidiano fatto dai nostri fedeli che vivono accanto ai musulmani. Sono questi fedeli che portano avanti il messaggio cristiano. Quindi è nostro compito formare questi fedeli affinché siano capaci di testimoniare l’amore di Dio per tutti trattando bene tutti, collaborando con tutti, perdonando. Questi sono segni che un uomo di buona volontà non può non percepire. Dico sempre ai miei fedeli che loro sono venuti qui per avere un salario migliore, ma dietro a questo motivo umano comprensibile c’è sicuramente un disegno di Dio.

Quale? Attraverso l’immigrazione Dio ha voluto portare proprio nel cuore dell’islam il messaggio cristiano di amore a tutti, anche ai nemici. Questa massiccia presenza di cristiani nel cuore dell’islam non può essere frutto solo di un calcolo umano, avere un salario migliore appunto, dietro c’è il piano di Dio che vuole amare tutti perché tutti sono suoi figli, anche i musulmani, e incarica i cristiani di portare questo suo amore dappertutto, anche nel cuore dell’islam.

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