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17 dic, 2013

 

Perché si combatte in Sud Sudan

di Stefano Iannaccone

 

Il presidente Salva Kiir Mayardi ha denunciato un tentativo di colpo di Stato. Cosa succede nel Paese diventato indipendente poco più di due anni fa?

 

Un Paese nato da poco più di due anni, ma che già non conosce pace. Il Sud Sudan, diventato indipendente nel luglio del 2011, è scosso da tensioni politiche, che sono sfociate in combattimenti nella capitale Juba. Nella giornata di ieri, infatti, sono state segnalate sparatorie, di cui non si conosce il bilancio delle vittime.

Il presidente Salva Kiir Mayardi ha denunciato un tentativo di colpo di Stato da parte del suo ex vice, Riek Machar Teny, vittima di un’epurazione nello scorso luglio. Lui e tutti i suoi ministri, infatti, sono stati cacciati dal governo, in seguito a una lotta interna per la gestione del potere.

La situazione è degenerata a tal punto che alcuni soldati hanno cercato di assaltare il palazzo presidenziale, venendo però respinti da dall’esercito regolare, fedele al presidente. Salva Kiir Mayardi è stato uno degli eroi dell’Esercito Popolare di Liberazione del Sudan, che ha combattuto la seconda guerra civile sudanese contro il governo di Khartoum. Il sanguinoso scontro è durato oltre 20 anni (dal 1983 al 2005), provocando circa 2 milioni di vittime.

La fine del conflitto è stata decretata dagli accordi di Naivasha del 2005. In quella sede fu stabilita la nascita di un esecutivo di transizione a Juba, in attesa del referendum del 2011 sull’indipendenza. L’esito della consultazione è stato un plebiscito in favore della secessione.

Ma il Sudan meridionale, nonostante l’unione contro il nemico con sede aKhartoum, non ha comunque risolto i problemi interni. Le due diverse etnie, i dinka (a cui appartiene il presidente) e i Neur (di cui l’ex vicepresidente è il punto di riferimento politico), sono entrate in tensione. Gli scontri non sono mancati nel corso dei mesi. Uno degli episodi peggiori è avvenuto nel gennaio 2012, a pochi mesi dalla fondazione dello Stato con il massacro nella città di Pibor.

Tuttavia, l’escalation di violenza non aveva raggiunto i picchi toccati con la denuncia del tentato golpe. Riek Machar Teny aveva dichiarato di puntare alla presidenza nel 2015, rendendo palesi le proprie ambizioni di comando. Una presa di posizione sostenuta dalla minoranza dei Neur. Ma che non è stata gradita da Salva Kiir.

Peraltro la composizione tribale della società del Paese rende difficilmente gestibile la situazione. Nelle “macroetnie” prima citate, infatti, ci sono varie tribù che hanno anche religioni differenti.

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