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venerdì 10 gennaio 2014

Tardive verità sul Sud Sudan

Da 1000 i morti ammazzati in Sud Sudan diventano 10000. In ballo non c'è solo uno zero. E ora, un mese dopo l'inizio degli scontri, gli Stati Uniti criticano il presidente in carica.

Non è proprio la situazione giusta per fermarsi a festeggiare, eppure proprio in questi giorni ricorre il nono anniversario del faticosissimo "comprehensive agreement" che portò alla nascita del Sud Sudan. Ma nessuno ha il tempo di occuparsene, visto che le più accurate e preoccupate indicazione internazionali confermano quel che molti temevano, e cioè che "le tensioni" in Sud Sudan sono un qualcosa di molto più grave di quel che questo termine lascia intendere e che la disputa tra il presidente in carica, Salva Kirr, e il suo deposto vice, avrebbero provocato in appena 30 giorni 10mila morti, 200mila sfollati, 30mila profughi. Tutto questo sarebbe il prodotto di un "fallito golpe" messo in opera dal deposto vice presidente, e da diversi suoi complici, tra i quali undici leader politici tutti arrestati dagli uomini del presidente Kirr. Ma ora gli Stati Uniti, per bocca del vice segretario di stato competente, smentiscono tutto, e dicono che di quel tentato golpe non v'è traccia. Essendo il Sud Sudan il prodotto di un lunghissimo lavoro politico diplomatico che ha visto in prima fila proprio gli Stati Uniti, le dichiarazioni di Washington non sono certo irrilevanti. Poco invece si sa da parte dell'altro grande sostenitore della nascita del Sud Sudan, la chiesa cattolica. Sarebbe invece importante sapere quale sia la valutazione Oltre Tevere di questa drammatica evoluzione della crisi, con temuta deriva in scontro tribale (ne abbiamo parlato anche qui e ne accenna il recente rapporto di International Crisis Group), nel Sud Sudan.

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