Vedi anche: http://it.wikipedia.org/wiki/Eccezionalismo_americano


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5 Novembre 2014

 

L’eccezionalismo americano

di Tommaso Segantini

 

Questo processo di assimilazione, che fa parte della globalizzazione, è riscontrabile non solo a livello economico e politico, ma anche nel cambiamento del comportamento delle persone: il sistema economico attuale basato sulla competizione e sull'iniziativa privata ha causato una frammentazione della società, e una graduale disintegrazione del tessuto sociale: questo ha reso le persone più individualiste, egoiste e diffidenti le une verso le altre. Il problema non consiste soltanto nella dimensione del fenomeno, ma anche nella sua intensità. Infatti, questo processo di omologazione e di adattamento dei popoli ai valori degli Stati Uniti è cosi potente che le norme e i valori dominanti vengono interiorizzati e percepiti come naturali dalle persone, eliminando così alla radice la diversità tra le diverse culture.

 

In un discorso tenuto un mese fa sulle varie crisi in corso nel mondo – Ebola, Ucraina, Medio Oriente -, Obama ha enfatizzato il ruolo degli Stati Uniti nel fronteggiare queste situazioni urgenti. “La gente nel mondo ci vede come una guida e noi sentiamo questa responsabilità”, oppure “l’America ha mobilitato e sta guidando il mondo” sono soltanto alcune delle frasi pronunciate dal Presidente americano in cui elogia il ruolo degli Stati Uniti nelle questioni internazionali. Non è intenzione di questo articolo analizzare i numerosi discutibili interventi americani nel mondo, ma piuttosto cercare di capire da dove proviene questa apparente legittimità che gli Stati Uniti hanno acquisito e che permette loro di intervenire in praticamente ogni questione internazionale.

La teoria dell’eccezionalismo americano si basa sulla presunta superiorità degli Stati Uniti rispetto alle altre nazioni; superiorità dovuta, secondo questa teoria, a diversi fattori: l’evoluzione storica degli Stati Uniti, le sue istituzioni politiche, e soprattutto, i valori teoricamente alla base della società americana, ovvero libertà individuale, coraggio e determinazione (che sono alla base anche del cosiddetto “American dream”). I valori americani si sono estesi, nell’ultimo secolo, e in modo incontrastato dopo il crollo dell’Unione Sovietica nel 1989, a tutto il pianeta, con la pretesa di essere i migliori e perciò applicabili universalmente. Il nostro sistema economico è basato sulla teoria del libero mercato, la democrazia è diventato il sistema politico da applicare in tutto il mondo, anche a costo di implementarlo con la forza (cosa che non ha avuto successo, come sappiamo). Questo processo di assimilazione, che fa parte della globalizzazione, è riscontrabile non solo a livello economico e politico, ma anche nel cambiamento del comportamento delle persone: il sistema economico attuale basato sulla competizione e sull’iniziativa privata ha causato una frammentazione della società, e una graduale disintegrazione del tessuto sociale: questo ha reso le persone più individualiste, egoiste e diffidenti le une verso le altre. Il problema non consiste soltanto nella dimensione del fenomeno, ma anche nella sua intensità. Infatti, questo processo di omologazione e di adattamento dei popoli ai valori degli Stati Uniti è cosi potente che le norme e i valori dominanti vengono interiorizzati e percepiti come naturali dalle persone, eliminando così alla radice la diversità tra le diverse culture.

 Niente di simile è mai successo nella storia. Lo scopo americano di creare un mondo a propria immagine e somiglianza si sta avverando. In questo processo però è caratterizzato da una profonda contraddizione: gli Stati Uniti, che proclamano a gran voce temi come la giustizia sociale, il rispetto dei diritti umani e la democrazia come unico sistema politico valido, hanno un livello di disuguaglianza sociale altissimo, la discriminazione è all’ordine del giorno, non esitano a violare i diritti umani quando si tratta di proteggere i loro interessi, e che, nell’ultimo secolo, hanno appoggiato molti dittatori che di democratico non avevano proprio niente. Oltre alla legittimità più che discutibile quindi, gli Stati Uniti peccano di credibilità, che riescono a compensare attraverso la manipolazione dei media. Ritornando alle affermazioni di Obama riportate a inizio articolo: gli Stati Uniti non sono in questo momento un esempio per nessuno, ed è forse il momento di cominciare anche solo a mettere in discussione (sarebbe già un grande passo) le norme apparentemente naturali della nostra società per costruire un futuro diverso.