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03 maggio 2017

 

Incontriamo la “Civil March per Aleppo”

di Anna

 

“Devi lasciare l’impero della comodità e addentrarti nella terra selvaggia del tuo intuito. Scoprirai qualcosa di meraviglioso” (Alan Alda)

 

La notizia di questa marcia mi era giunta lo scorso dicembre, quando era partita da Berlino il giorno dopo Natale, sfidando temperature glaciali e molte altre problematiche, ma raccogliendo anche una buona attenzione mediatica. Ho poi seguito regolarmente questo gruppo di marciatori idealisti, che mi incuriosivano e mi ricordavano un po’ delle varie marcie per la pace e i diritti civili a cui avevo partecipato anch’io da adolescente, finché mi son detta: “Ma perché non unirmi anch’io, almeno per qualche giorno?” Era marzo, si stava avvicinando il mio compleanno e sentivo la voglia di celebrarlo in un modo significativo. Soprattutto, la marcia passava dalla Croazia, per poi proseguire verso la Bosnia e la Serbia, che sono i paesi a cui ho dedicato oltre vent’anni della mia vita. Mi trovavo con Paolo a visitare famiglie e distribuire aiuti nella zona di Karlovac, non lontano da dove avrei dovuto incontrare i marciatori. Non conoscevo nessuno, ma i primi due giorni c’era Paolo a provvedere un po’ di “sicurezza”. Non nascondo che ero emozionatissima, come se avessi dovuto prendere un treno che mi portasse in una terra lontana e sconosciuta. Ma c’è voluto davvero poco ad entrare in sintonia con i componenti della marcia, giovani e meno giovani con grandi ideali in comune ed una sana dose di pazzia. Alla fine, era come essere una grande e variegata famiglia in cammino. Da Lekenik a Sisak, per poi arrivare a Sunja, un paese che porta ancora le ferite visibili della guerra degli anni novanta, ma dove siamo stati accolti con calore dalla comunità locale. Poi giù verso Hrvatska Dubica, un paesino sul confine con la Bosnia, dove il tempo sembra essersi fermato. Il sindaco ci ha accolto con enorme gentilezza e ci  ha portato a vedere il memoriale dedicato alle 83 vittime del massacro di Bacin. Il giorno dopo li ho accompagnati oltre il confine, segnato dal fiume Una, per poi dover tornare a casa, sperando di poter raggiungerli di nuovo…

 

… E infatti, qualche settimana dopo, sono riuscita a riunirmi alla marcia, grazie a Ferruccio, un caro amico di Rovereto (TN) che, dopo un breve allenamento, ha deciso di mettersi in gioco e raggiungere in macchina con me i marciatori, che a questo punto erano arrivati a Pozega, una città nella Serbia centrale. Il quotidiano trentino “L’Adige” ha dedicato un paio di articoli all’evento ed il primo ci è arrivato proprio durante il viaggio di andata! Anche questa volta, inserirsi nel contesto della marcia è stato molto naturale. Alcuni erano visi noti, altri nuovi. I 35 km. della prima giornata sono bastati a farci rompere il ghiaccio e, un po’, le gambe! Abbiamo avuto modo di apprezzare lo stupendo calore serbo anche a Cacak, a Samaila e infine a Kraljevo, dove Ferruccio era già stato in passato, con uno dei progetti dell’associazione Trentino con i Balcani. La televisione nazionale serba ci ha intervistato e l’ultimo saluto (per ora) ai marciatori è stato nella piazza principale di Kraljevo. E’ sempre difficile lasciarli, ma il loro cammino continua (sono appena arrivati in Grecia). La meta finale è la Siria, un traguardo non da poco. Sono onorata di aver conosciuto persone davvero speciali, che stanno portando avanti questo progetto con tanta dedizione: Anna Alboth, l’ideatrice, Jan Horzela, il braccio destro, Edgar Raoul, l’avvocato brasiliano già noto alla stampa per aver percorso in incognito la route dei migranti, Alexander Stotkiewitz, incaricato fra l’altro della cucina da campo,
Janusz Ratecki, un ottimo fotografo freelance, Isma, una stupenda ragazza francese che cammina da mesi, Anka, che cammina fin dall’inizio, Antoine Bonfils, un giornalista francese anche lui in marcia fin dall’inizio insieme al polacco Jan. E tanti altri che qui non ho lo spazio di nominare, ma che porto nel cuore. Un incontro speciale è stato con Lisa Bosia Mirra, una coraggiosa parlamentare ticinese che ha fondato Firdaus, un’associazione che si occupa da qualche anno di migranti e con cui abbiamo scambiato esperienze, sogni, lacrime e speranze.

 

A chi interessasse saperne di più, il sito della marcia è:  www.civilmarch.org.

A chi interessano le foto, sono quì!

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