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9 gennaio 2011

Buon Compleanno Joan
anonima

Cara Joan ti scrivo questa lettera per farti gli auguri. Oggi so che compi 70 anni. Folle paese il tuo come i nostri, e nostro è il mondo intero anche con le notizie che volano come la musica: ” Strage in Arizona, 6 morti Deputata Usa gravissima”. Cosa è cambiato da quando eravamo ragazze? Il tuo paese allora era  in guerra e c’è ancora. Noi l’aiutiamo la guerra con i nostri Ministeri della difesa e degli affari. La Pace è perennemente in saldi . Ma la nostra vita no, non può essere scambiata per una manciata o montagna di soldi. E tu la coerenza l’hai sempre mantenuta e credo sia molto duro sopportare una celebrità che ti fa diventare icona, mito. Sei stata chiamata l’usignolo di Woodstock, tu Joan Baez, e in Italia ti hanno conosciuta perchè avevi interpretato il brano di Gianni Morandi C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones: Pace, lotta per i diritti civili, contro la guerra nel Vietnam, contro le guerre..questi i temi del tuo cantare.

Avevi solo 10 anni quando con la tua famiglia hai vissuto anche in Iraq, hai visto tu bambina “animali e persone picchiati a morte, bambini senza gambe che chiedevano l’elemosina”, e dopo un poco di anni ti sei sentita parte di quei mendicanti e della gente che soffriva a Baghdad, poi sei andata negli USA, e sei stata discriminata per le tue origini messicane. E hai giurato e fatto obiezione fiscale alle spese militari, rifiutandoti di pagare il 6% delle tasse – la quota destinata al ministero della difesa – e incoraggiando  l’obiezione di coscienza al servizio militare. Negli anni ’70 hai denunciato   le violazioni dei diritti umani nel Vietnam comunista attraverso la pubblicazione di una lettera aperta in cui si accusa il regime di avere creato un incubo. Sei stata nel 1981 in Cile Brasile e Argentina, e in nessuno dei tre paesi hai potuto cantare: “i governi locali non desiderano che le sue opinioni sulla tortura e sulle sparizioni raggiungano il vasto pubblico che altrimenti avrebbe.” Nel 1983,  hai partecipato  ai Grammy Awards  interpretando il brano di Bob Dylan , Blowin in the wind, che avevi cantato nel 1968, per la prima volta. E chi lo scorda come soffiava il vento allora e anche oggi. Tu avevi 28 anni e io 18: “Quante strade deve percorrere un uomo  prima che possiate chiamarlo uomo?  E quanti mari deve sorvolare una bianca colomba  prima di dormire sulla sabbia?  E quante volte devono volare le palle di cannone  prima di venir proibite per sempre?  La risposta, amico mio, soffia nel vento,  la risposta soffia nel vento.  E quanti anni può esistere una montagna  prima di essere dilavata, fino al mare? E quanti anni può esistere un popolo  prima di essere lasciato libero?  E quante volte può un uomo volgere il capo  e fingere di non vedere?  La risposta, amico mio, soffia nel vento,  la risposta soffia nel vento.  E quante volte un uomo deve guardare in alto  prima di vedere il cielo?  E quanti orecchi deve avere un uomo  prima di sentir piangere gli altri?  E quante morti ci vorranno  prima che capisca che troppa gente è morta?  La risposta, amico mio, soffia nel vento,  la risposta soffia nel vento.”

Poi in quegli anni ’80 hai continuato a camminare e sei stata in Isreale e nella Striscia di Gaza… hai cantato Gracias a la vida , la canzone cilena di Violeta Parra  con Mercedes Sosa: ” Grazie alla vita che mi ha dato tanto, mi ha dato due stelle che quando le apro  perfetti distinguo il nero dal bianco, e nell’alto cielo il suo sfondo stellato, e tra le moltitudini l’uomo che amo. Grazie alla vita che mi ha dato tanto, mi ha dato l’ascolto che in tutta la sua apertura cattura notte e giorno grilli e canarini, martelli turbine latrati burrasche e la voce tanto tenera di chi sto amando. Grazie alla vita che mi ha dato tanto,  mi ha dato il suono e l’abbecedario con lui le parole che penso e dico, madre, amico, fratello luce illuminante, la strada dell’anima di chi sto amando. Grazie alla vita che mi ha dato tanto, mi ha dato la marcia dei miei piedi stanchi, con loro andai per città e pozzanghere, spiagge e deserti, montagne e piani e la casa tua, la tua strada, il cortile. Grazie alla vita che mi ha dato tanto, mi ha dato il cuore che agita il suo confine quando guardo il frutto del cervello umano, quando guardo il bene così lontano dal male, quando guardo il fondo dei tuoi occhi chiari. Grazie alla vita che mi ha dato tanto, mi ha dato il riso e mi ha dato il pianto, così distinguo gioia e dolore i due materiali che formano il mio canto e il canto degli altri che è lo stesso canto e il canto di tutti che è il mio proprio canto.

E poi e poi e poi , non ti sei mai fermata a correre nel mondo e sostenere cause umane,   per i diritti civili di gay e lesbiche, di chi ha la pelle diversa dal bianco, di chi lotta per fame e pace, per l’Ambiente, la Terra, contro i Poteri Globali, che opprimono e reprimono le minoranze, che poi sono le maggioranze del Mondo...eri sempre tu tu quella che nell’agosto del  2005 partecipò in Texas, al movimento di protesta pacifista avviato da una donna, La pazza  Cindy Sheehan, per la quale scrissi a maggio del 2007 e camminai anche io come migliaia di persone: “…Cindy ha messo a nudo tutta la corruzione e la devastazione del sistema globale, del paese mondo dove i nemici sono anche amici, dove si gioca a Mercante in fiera con la pace e la guerra, Cindy ha corso come un uragano, capace di correre e sparire. Ma Cindy, passando, non ha fatto del male a nessuno, è solo stanca e passa il testimone.Grazie per averci fatto partecipi della tua vita e di non aver avuto paura. Ti definiranno una pazza, lo sei, sei malata d’amore, come solo una donna sà esserlo…” Sai mi viene in mente Peter Tosh, quel cantante musicista reggae giamaicano con la sua Nuclear War,  che venne ammazzato l’11 settembre, ma guarda che data, nel 1987 nella sua casa a Kingston, che mischiava le ” parole fra di loro, per meglio esprimere i suoi veri sentimenti”, la tecnica dell’ Insalata di parole: è  tanto cara anche a me, per tentare gli  Equal Rights…

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