..poi ogni tanto rimango di sasso, davanti a domande come "ma allora voi difendete il dittatore Gheddafi?". No! Noi non saremo a Roma per "difendere Gheddafi": lo accusavamo di essere un criminale quando il nostro Governo era ancora impegnato a baciargli le mani e riempirlo di soldi, e ovviamente non abbiamo cambiato idea. Noi saremo a Roma per dire che bisogna uscire dalla logica della guerra. Saremo a Roma per tutti i cittadini del mondo che subiscono la repressione, la violenza e la negazione dei diritti nell'indifferenza generale - come la Libia, fino a un mese fa, come tanti, troppi altri Paesi. Saremo a Roma per dire che l'unico modo per costruire la pace è praticare i diritti umani. Saremo a Roma per chiedere che tutti mettano giù le armi, a partire ovviamente da Gheddafi, e si riapra la strada diplomatica. Saremo a Roma per chiedere ai "volenterosi" di spiegarci come sono armati i missili che usiamo in Libia: dobbiamo aspettarci un'altra Bosnia, un'altra Quirra? Saremo a Roma per dire che riempire i dittatori di armi è il modo migliore per renderli assassini - e chi è che gliele vende? ah già, gli stessi che ora lo combattono. Saremo a Roma per chiedere "e domani, cosa succederà, quando i volenterosi se ne saranno andati, ma la popolazione sarà ancora lì?" Dobbiamo aspettarci un altro Afghanistan, un altro Iraq? Saremo a Roma con, stampata in testa, la prima pagina dei giornali di qualche settimana fa: "Comincia la guerra, le borse volano".

Saremo a Roma per dire che, al di là delle ipocrisie, delle convenienze del momento e delle fragili alleanze, l'unico modo per costruire la pace è smettere di preparare le guerre. Per non trovarci più a dire "A questo punto, non restano che le bombe". 

Cecilia Strada Presidente di Emergency

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