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Luglio 2011

Una costituente dal basso per i beni comuni
di Alessandra Fava

Se commons, beni comuni, sono parole ormai entrate nel gergo della gente (basta pensare al movimento per la preparazione dei referendum sull’acqua in Italia o altre lotte per la tutela del territorio nel mondo), manca ancora una declinazione giuridica e pratica per la gestione di beni comuni, che si tratti di ambiente, tutela del territorio, energia o cultura. I pilastri di partenza sono demercificare i beni essenziali, preservare e autogovernare i beni comuni e costruire quest’architettura di paese in paese. Il come e’ in fieri, come emerso oggi al seminario internazionale ‘Beni comuni, pratiche di futuro. Concetti, esperienze, progetti per una societa’ dei beni comuni’, promosso dalla network Transform! (www.transform-network.net) e dall’Universita’ del bene comune, nell’ambito del decennale del G8 genovese.

C’e’ dunque una dilatazione del significato di bene comune. Ad esempio possiamo includere i saperi,  partendo dall’occupazione delle universita’ dei mesi scorsi per arrivare al teatro Valle, come ha raccontato un ricercatrice romana o la tutela dell’ambiente come succede nella laguna veneta di Marano dove i pescatori stanno promuovendo la vendita di seppie, vongoli e cefali a chilometro zero per resistere a progetti di sfruttamento intensivo. Per passare all’Egitto con Yasser Shoukry che ha raccontato delle assemblee per l’acqua, organizzate negli slum del Cairo da cinque anni a questa parte per rivendicare l’accesso all’acqua e all’educazione pubblica.

Se dunque dieci anni fa si parlava di Tobin Tax e difesa dell’ambiente – come ha ricordato Pierluigi Sullo prima direttore di Carta, oggi tra i fondatori del network ‘Democrazia Km zero’ – ”oggi a fronte della fine della modernita’ con la crisi degli stati, manovre finanziarie sempre piu’ efferrate, mercati sempre piu’ onnivori, bisogna creare una wikipedia, un internet dell’agire politico”. Insomma elaborare una comunita’ intellettuale a fronte del fatto che come diceva Marcos lo stato e’ morto e gli stati nazionali sono diventati guardiani, bracci armati del mercato.

E tornando all’Italia, tra le ricette per il prossimo futuro, Paolo Cacciari ha sottolineato che ”ci vuole una costituente dal basso e dobbiamo conquistare la legge Rodota’ per introdurre nel codice civile il concetto di bene comune”.

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