Il prezzo del grano. Da quando l’anno nuovo è iniziato il prezzo del grano in Inghilterra ha raggiunto il suo massimo di sempre. Rivolte per il cibo si diffondono in Algeria e Tunisia. La Russia sta importando grano per sostenere gli allevamenti di bestiame, fino a quando la primavera non inizia a far crescere l’erba. L’India sta lottando con una inflazione del prezzo degli alimentari che raggiunge il 18%, le proteste fanno scintille. La Cina cerca nuove massicce quantità di grano e mais. Il governo del Messico sta comprando futures del mais per contenere una, altrimenti ingovernabile, ascesa del prezzo della tortilla. Infine, il 5 di gennaio la FAO ha annunciato che il suo indice dei prezzi del cibo sta ai massimi di tutti i tempi.

"Il lavoro è un diritto, banda di ladri!" è lo slogan di questa rivolta che si è sollevata come un polverone in tutta la Tunisia, spingendo al primo posto tra le preoccupazioni popolari la questione della corruzione che imperversa intorno al presidente Ben Ali e che si è diffusa in tutta l'amministrazione.

Tutto è cominciato con un gesto di disperazione di un giovane diplomato disoccupato, Mohammed Bouazizi, che ha tentato di suicidarsi dandosi fuoco, venerdì 17 dicembre, davanti alla sede della Prefettura di Sidi Bouzid. Il suo banco di venditore di ortaggi al mercato era appena stato distrutto per l'ennesima volta dalla polizia, un lavoro precario che esercitava per evitare di ammazzare il tempo ciondolando tra i bar della cittadina e per non spillare soldi alla propria madre. Questi poliziotti cercavano di ricattarlo, come fanno con tutti i venditori ambulanti del mercato, e la punizione per il rifiuto di sottomettersi al loro racket è la distruzione della mercanzia.

Si pisci di meno, si mangi di meno, si lavori fino allo sfinimento, dal giorno alla notte. Altrimenti produrremo (senza peraltro vendere) dove la forza-lavoro costa quasi un cazzo, e dove i diritti dei lavoratori confinano con quelli della prima rivoluzione industriale.

Siamo lavoratori liberi, non merci. Noi che siamo operaie e operai di Mirafiori pensiamo che non possiamo cedere a quell’ultimatum, perchè con l’organizzazione del lavoro che ci propongono si peggiora la nostra condizione e si aumentano i rischi per la salute, impedendo ai lavoratori di difendersi, limitando il diritto allo sciopero, e trasformando il ruolo e la natura del sindacato di fabbrica che non sarà più determinato dalle lavoratrici e dai lavoratori.

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