Tratto da La Nonviolenza è in Cammino


Marco Ambrosini e Marco Graziotti Intervistano Antonino Drago

Antonino (Tonino) Drago, nato a Rimini nel 1938, e' stato il primo presidente del Comitato ministeriale per la difesa civile non armata e nonviolenta; gia' docente universitario di Storia della fisica all'Universita' di Napoli, ha poi insegnato Storia e tecniche della nonviolenza all'Universita' di Firenze, e Strategie della difesa popolare nonviolenta all'Universita' di Pisa; da sempre impegnato nei movimenti nonviolenti, e' uno dei piu' prestigiosi peace-researcher italiani e uno dei piu' autorevoli amici della nonviolenza. Tra le molte opere di Antonino Drago: Scuola e sistema di potere: Napoli, Feltrinelli, Milano 1968; Scienza e guerra (con Giovani Salio), Edizioni Gruppo Abele, Torino 1983; L'obiezione fiscale alle spese militari (con G. Mattai), Edizioni Gruppo Abele, Torino 1986; Le due opzioni, La Meridiana, Molfetta; La difesa e la costruzione della pace con mezzi civili, Qualevita, Torre dei Nolfi (Aq) 1997; Atti di vita interiore, Qualevita Torre dei Nolfi (Aq) 1997; Storia e tecniche della nonviolenza, La Laurenziana, Napoli 2006; Difesa popolare nonviolenta. Premesse teoriche, principi politici e nuovi scenari, Edizioni Gruppo Abele, Torino 2006. Segnaliamo anche una recente intervista apparsa in "Coi piedi per terra" n. 307 da cui riprendiamo anche questa breve notizia autobiografica: "Nato a Rimini il 5 maggio 1938, sposato con quattro figli e quattro nipoti, laureato in fisica, ho lavorato nell'Universita' e nelle scuole superiori, ho lavorato nel movimento per i baraccati, studentesco, per l'obiezione di coscienza, per il servizio civile, per l'obiezione fiscale alle spese militari, per realizzare corsi universitari sulla pace; ho fatto ricerca sulla scienza alternativa, sulla nonviolenza, sull'educazione alla pace, sulla difesa alternativa, sulla rivoluzione alternativa, sull'intervento all'estero alternativo"
 
- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: Nella storia del Novecento la nonviolenza ha caratterizzato importanti esperienze, dalle lotte condotte da Gandhi dapprima in Sudafrica e successivamente in India, alle esperienze di resistenza nonviolenta contro il nazifascismo, alle lotte di Martin Luther King contro il razzismo, fino alla lotta di Aung San Suu Kyi. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza alla storia degli ultimi cento anni?
- Antonino Drago: Per me valgono le parole di Lanza del Vasto: Due sono le scopere del XX secolo: la Bomba e la nonviolenza. I Quattro Flagelli (1959), Sei, Torino 1996. Inoltre ho pubblicato un libro: Le rivoluzioni nonviolente del XX secolo, I fatti e le intepretazioni, Nuova Cultura, Roma 2010. Basta riprendere le parole della quarta di copertina.
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- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: La riflessione nonviolenta si e' intrecciata con varie tradizioni del pensiero politico, ha apportato contributi fondamentali, ed ha costituito e costituisce una delle esperienze maggiori della filosofia politica odierna. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza al pensiero politico?
- Antonino Drago: Primo concetto: nonviolenza come doppia negazione che non ha parole affermative equivalenti; quindi principio di metodo; quindi ragionamento in logica non classica; secondo concetto: alternativa al progresso dominante (innanzitutto nella corsa agli armamenti); terzo concetto: i quattro modelli di sviluppo che si ottengono incrociando l'opzione della organizzazione (giustizia-liberta' o sinistra-destra) con quella sul progresso (nell'energia: solare-nucleare); quarto concetto: pluralismo dei modelli di sviluppo, per la qual cosa agisce soprattutto quello nonviolento.
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- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: La riflessione nonviolenta si e' intrecciata anche con la ricerca e la riflessione sociologica, dando contributi rilevantissimi. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza al pensiero sociologico e alla ricerca sociale?
- Antonino Drago: Direi piuttosto antropologica (la sociologia e' poco sviluppata ome teoria e, come scienza delle societa' industrializzate, non si collega con la nonviolenza). Il primo contributo e' la rivalorizzazione della comunita'. In questo Lanza del Vasto ha dato un contributo cruciale (I quattro flagelli, cap. 5).
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- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: La riflessione e le esperienze nonviolente hanno potentemente investito anche l'economia sia come realta' strutturale sia come relativo campo del sapere. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza al pensiero economico?
- Antonino Drago: La prima affermazione e' esagerata. L'economia occidentale ha finora dominato permettendo solo la nascita di isole per di piu' temporanee; per fortuna sta scoppiando per non aver tollerato il modello economico alternativo, quello gandhiano e quello di E. F. Schumacher: Piccolo e' bello.
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- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: La teoria-prassi nonviolenta ha recentemente avuto uno svolgimento importantissimo nel campo del diritto e specificamente del diritto penale, con l'esperienza sudafricana della "Commissione per la verita' e la riconciliazione" e con le numerose altre iniziative e successive teorizzazioni che ad essa si sono ispirate. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza al pensiero giuridico e alla pratica del diritto?
- Antonino Drago: La domanda si riferisce all'"esercizio" del diritto. E si da' la risposta da sola. Sul diritto c'e' l'enorme esperienza della lotta nonviolenta alla legge ingiusta: l'obiezione di coscienza e la disobbedienza civile, estesa dalla nonviolenza anche alla disobbedienza ad una legge che rappresenta una intera civilta' (Marcia del Sale) o un intero modello di sviluppo (lotte contro le centrali nucleari). Se la domanda e' sulla ricostruzione del diritto da parte della nonviolenza, allora la questione e' piu' sottile. Da quando la nonviolenza occidentale e' soprattutto tecniche, la questione e' messa da parte, mentre per Gandhi era molto importante, al fine di ricostruire una nuova organizzazione sociale (villaggi) e quindi un nuovo diritto. Il problema piu' concreto e' piuttosto quale tipo di Stato; sicuramente con la divisione in tre poteri (che corrispondono a: A-B-C di Galtung, cioe' ad affrontare al meglio ogni conflitto) e con la Costituzione fondata sulla risoluzione non oppressiva o soppressiva dei conflitti, come primo articolo.

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