Tratto da La Nonviolenza è in Cammino


Marco Ambrosini E Marco Graziotti Intervistano Roberto Mancini

Roberto Mancini, nato a Macerata nel 1958, docente di filosofia teoretica e di ermeneutica filosofica presso la facolta' di lettere e filosofia dell'Universita' di Macerata, ha dato rilevanti contributi alla riflessione nonviolenta. Tra le opere di Roberto Mancini: L'uomo quotidiano. Il problema della quotidianita' nella filosofia marxista contemporanea, Marietti, Casale Monferrato 1985; Linguaggio e etica. La semiotica trascendentale di Karl Otto Apel, Marietti, Casale Monferrato 1988; Comunicazione come ecumene. Il significato antropologico e teologico dell'etica comunicativa, Queriniana, Brescia 1991; L'ascolto come radice. Teoria dialogica della verita', Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 1995; Esistenza e gratuita'. Antropologia della condivisione, Cittadella Editrice, Assisi 1996; Etiche della mondialita'. La nascita di una coscienza planetaria, Cittadella Editrice, Assisi 1997 (in collaborazione con altri); Il dono del senso. Filosofia come ermeneutica, Cittadella Editrice, Assisi 1999; Il silenzio, via verso la vita. (Il codice nascosto. Silenzio e verita'), Edizioni Qiqajon, Magnago 2002; Senso e futuro della politica. Dalla globalizzazione a un mondo comune, Cittadella Editrice, Assisi 2002; L'uomo e la comunita', Qiqajon, Magnago 2004; Il senso del tempo e il suo mistero, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; L'amore politico, Cittadella, Assisi 2005; Esistere nascendo. La filosofia maieutica di Maria Zambrano, Citta' Aperta, 2007; Desiderare il futuro. Fede cristiana e unita' della speranza umana, Pazzini, 2008; L'umanita' promessa. Vivere il cristianesimo nell'eta' della globalizzazione, Qiqajon, Magnago 2009; con  Fabiola Falappa, Carla Canullo, Per una antropologia della creaturalita', Il Pozzo di Giacobbe, Trapani 2009; La laicita' come metodo. Ragioni e modi per vivere insieme, Cittadella, Assisi 2009; L'ascolto come radice, Edizioni Scientifiche Italiane, 2009; Sperare con tutti, Qiqajon, Magnago 2010; Il servizio dell'interpretazione. Modelli di ermeneutica nel pensiero contemporaneo, Il Pozzo di Giacobbe, Trapani 2010; Per un'altra politica, Cittadella, Assisi 2010; Idee eretiche. Trentatre' percorsi verso un'economia delle relazioni, della cura e del bene comune, Altreconomia, Milano 2010. Si veda anche l'intervista apparsa in "Coi piedi per terra" n. 402
 
- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: Nella storia del Novecento la nonviolenza ha caratterizzato importanti esperienze, dalle lotte condotte da Gandhi dapprima in Sudafrica e successivamente in India, alle esperienze di resistenza nonviolenta contro il nazifascismo, alle lotte di Martin Luther King contro il razzismo, fino alla lotta di Aung San Suu Kyi. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza alla storia degli ultimi cento anni?
- Roberto Mancini: Nella storia dell'ultimo secolo la nonviolenza ha dischiuso un paradigma inedito di assunzione collettiva della morale, di lotta politica, di rifondazione della convivenza su basi di riconoscimento interumano e non di dominio. Questo e' il contributo principale, consistente nel mostrare che la via nonviolenta e' possibile, praticabile e feconda su scala politica, storica, e non solo di esperienza individuale. Una svolta simile ha permesso tra l'altro il ripensamento dell'idea di giustizia in quanto giustizia  intera, che non fa vittime, che non riproduce le violenze che vuole combattere. Inoltre questo paradigma inedito ha consentito anche di ripensare l'universalita' delle fedi, delle culture, di ogni riferimento umano alla verita', in modo che la logica di monopolio, di possesso, di persecuzione della differenza possa risultare non necessaria, inattendibile e nociva, perche' e' possibile e doveroso trovare forme nuove di riferimento alla verita' e di corresponsabilita' per la condizione storica comune dell'umanita'. Proprio la nonviolenza ha dimostrato che il senso della politica non e' dato dallo scopo di vincere sugli altri, ma dallo scopo di imparare a convivere pacificamente ed equamente.
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- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: La riflessione nonviolenta si e' intrecciata con varie tradizioni del pensiero politico, ha apportato contributi fondamentali, ed ha costituito e costituisce una delle esperienze maggiori della filosofia politica odierna. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza al pensiero politico?
- Roberto Mancini: Il vecchio paradigma polemologico, reso esemplare ad esempio da Carl Schmitt, prevede che la politica sia l'esercizio dell'ostilita', la contrapposizione a un nemico. Con la nonviolenza l'idea stessa di politica muta il suo orientamento e la sua struttura in quanto non solo si prefigura la pace come meta, ma si approfondisce l'idea della pace come metodo, ossia come via indispensabile per tessere le condizioni della vita comune e per affrontare i conflitti in essa implicati. Dalla svolta della nonviolenza in poi i politologi del vecchio paradigma sono costretti a esplicitare e a delegittimare la via nonviolenta per ripetere la loro concezione giacche' ormai e' chiaro che un'alternativa e' concepibile e probabilmente possibile e praticabile. Questa svolta libera le energie del pensiero politico critico, che deve ancora sprigionare la sua piena capacita' euristica nel trovare soluzioni nuove.
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- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: La riflessione nonviolenta si e' intrecciata anche con la ricerca e la riflessione sociologica, dando contributi rilevantissimi. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza al pensiero sociologico e alla ricerca sociale?
- Roberto Mancini: Analogamente, anche il pensiero sociologico puo' godere dei frutti liberanti di questo paradigma inedito perche' grazie al riferimento alla nonviolenza la sociologia puo' contare su un criterio per capire e valutare le dinamiche dei conflitti, imparando a riconoscere le loro forme nondistruttive e invece quelle chiaramente distruttive. Cosi' la sociologia puo' non solo riscontrare e registrare le forme prevalenti di azione collettiva, ma anche individuare il potenziale di liberazione presente, seppure in maniera latente, in una data situazione sociale e culturale.
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- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: La riflessione e le esperienze nonviolente hanno potentemente investito anche l'economia sia come realta' strutturale sia come relativo campo del sapere. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza al pensiero economico?
- Roberto Mancini: In questo campo si devono ancora fare molti passi; le vie nuove sono state segnalate da quanti, ispirandosi a Gandhi, come nel caso di Narendar Pani e di altri, hanno focalizzato l'irriducibile tensione tra nonviolenza e capitalismo e hanno delineato un'idea di economia che si fonda su nozioni quale il bene comune, l'affidamento fiduciario di beni, mansioni e ruoli professionali, la relativita' della proprieta', il valore dei territori come luoghi di comunita' umane corresponsabili della risposta ai bisogni e ai diritti delle persone. Il paradigma della nonviolenza fornisce la base teorica, analitica ed euristica piu' radicale per la critica della logica del capitalismo, cosi' come della logica di ogni statalismo totalitario. Chi in nome del marxismo tradizionale guarda con sufficienza alla nonviolenza non si e' minimamente reso conto di questo potenziale radicalmente trasformativo che ci porta oltre la vecchia e falsa alternativa tra riforme che accettano il sistema e rivoluzione violenta che s'illude di cambiarlo con la forza, la costrizione e il terrore.
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- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: La teoria-prassi nonviolenta ha recentemente avuto uno svolgimento importantissimo nel campo del diritto e specificamente del diritto penale, con l'esperienza sudafricana della "Commissione per la verita' e la riconciliazione" e con le numerose altre iniziative e successive teorizzazioni che ad essa si sono ispirate. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza al pensiero giuridico e alla pratica del diritto?
- Roberto Mancini: Qui il contributo della nonviolenza ha avuto e ha una funzione precisa, quella di sviluppare l'idea e le implicazioni operative del concetto di giustizia restitutiva, cioe' una giustizia volta non a colpire ma a guarire, non a infliggere sofferenza ma a risanare le situazioni. L'influsso del paradigma della nonviolenza e' emerso soprattutto nel costituzionalismo dal secondo dopoguerra a oggi, nell'ottica del rispetto e della risocializzazione di chi ha riportato gravi condanne penali. Le politiche per la trasformazione della pena sono la naturale espressione della percezione dell'universale dignita' umana tipica della concezione nonviolenta della vita e del cammino dell'umanita'.
 

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