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domenica 25 dicembre 2011 19:22

Un'omelia contro gli aguzzini!

Nella benedezione Urbi et Orbi di questo 25 dicembre papa Benedetto XVI ha chiesto la fine del massacro in Siria e la ripresa del negoziato di pace tra israeliani e palestinesi. Se si considera il ruolo di "fiancheggiatori del regime" svolto da molti patriarchi d'Oriente non è poco. Ma è stato durante la Messa del 24 dicembre, in San Pietro, che il papa, senza citare espressamente la primavera araba, ha fatto finalmente un chiaro riferimento all'anelito alla libertà che viene da tanti Paesi in questo incredibile 2011. Paesi arabi, ma non solo. Ecco il passaggio più importante del suo discorso. "Dio è apparso - come bambino. Proprio così. Egli si contrappone ad ogni violenza e porta un messaggio che è pace. In questo momento, in cui il mondo è continuamente minacciato dalla violenza in molti luoghi e in molteplici modi; in cui ci sono sempre di nuovo bastoni dell'aguzzino e mantelli intrisi di sangue, gridiamo al Signore: Tu, il Dio potente, sei apparso come bambino e ti sei mostrato a noi come Colui che ci ama e mediante il quale l'amore vincerà. E ci hai fatto capire che, insieme con Te, dobbiamo essere operatori di pace. Amiamo il Tuo essere bambino, la Tua non violenza, ma soffriamo per il fatto che la violenza perdura nel mondo, e così Ti preghiamo anche: dimostra la Tua potenza, o Dio. In questo nostro tempo, in questo nostro mondo, fa' che i bastoni dell'aguzzino, i mantelli intrisi di sangue e gli stivali rimbombanti dei soldati vengano bruciati, così che la Tua pace vinca in questo nostro mondo. Egli, che è il Principe della Pace, doni pace e stabilità alla Terra che ha scelto per venire nel mondo, incoraggiando la ripresa del dialogo tra Israeliani e Palestinesi. Faccia cessare le violenze in Siria, dove tanto sangue è già stato versato. Favorisca la piena riconciliazione e la stabilità in Iraq ed in Afghanistan. Doni un rinnovato vigore nell’edificazione del bene comune a tutte le componenti della società nei Paesi nord africani e mediorientali”. Va detto in tutta onestà: la Chiesa cattolica è in un ritardo gravissimo davanti alla primavera araba: presa dal terrore che prevalgano i fondamentalisti non ha saputo, ad eccezione dei vescovi della Conferenza Episcopale Nordafricana, schierarsi con i ragazzi di Piazza Tahrir, con gli insorti di Tunisi, con i siriani che rivendicano dignità. Così facendo la Chiesa cattolica ha dimostrato di non avere ancora trovato il coraggio di indicare il vero problema: solo impegnandosi nel lungo e difficilissimo cammino verso lo smantellamento dei totalitarismi il mondo arabo potrà rispettare se stesso, che vuol dire rispettare la sua dimensione di mondo complesso, fatto di minoranze etniche e religiose. Questo discorso di Benedetto XVI forse può aprire una fase nuova. E va registrato per la sua enorme importanza. Non è difficile capire che una scelta del genere compiuta dal Vaticano avrebbe un impatto enorme.

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