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04/11/11

Maledizione Fukushima: trent’anni per uscire dall’incubo

Ci vorranno almeno trent’anni per uscire definitivamente dall’incubo nucleare di Fukushima, la centrale giapponese “impazzita” che secondo gli scienziati norvegesi ha letteralmente appestato il mondo, sprigionando almeno il doppio della radioattività dichiarata dopo il disastroso incidente del marzo 2011. Emergenza infinita: la famigerata Tepco, la compagnia elettrica di Tokyo riveltasi totalmente impreparata di fronte alla crisi, rivela ora di aver iniettato acqua e acido borico nel reattore 2, dove è stata da poco individuata la presenza di un gas che segnala il rischio di una possibile fissione nucleare. E mentre la Tepco arranca fra rappezzi e reticenze, il Giappone ammette: da questa storia usciremo solo fra tre decenni. 

Secondo un rapporto ufficiale della Commissione nipponica per l’energia nucleare, rivela “Il Cambiamento”, saranno infatti necessari trent’anni per smantellare e bonificare i quattro reattori dell’impianto atomico di Fukushima, situato a duecento chilometri dalla capitale e irrimediabilmente danneggiato dal doppio colpo subito, terremoto e tsunami. La rimozione dei detriti e del combustibile contenuto negli impianti dovrebbe iniziare a fine 2021 e ci vorranno complessivamente oltre trent’anni, dopo l’arresto dei reattori a freddo, per completare lo smantellamento. «Le previsioni dello studio della Commissione per l’atomica – spiega “Il Cambiamento” – si basano sui confronti con altri incidenti nucleari», come quello che nel 1979 colpì la centrale americana di Three Miles Island, con pericolosa fuoriuscita di cesio radioattivo: negli Usa ci vollero dieci anni per mettere in sicurezza l’impianto e bonificare l’area, mentre Fukushima richiederà tempi ben più lunghi, data l’entità delle emissioni letali.

Secondo uno studio, pubblicato sulla rivista online “Chemistry and Physics”, la quantità di radiazioni emessa dalla centrale di Fukushima sarebbe il doppio di quello accertato e dichiarato ufficialmente dal governo di Tokyo. E i giapponesi, stanchi delle dichiarazioni delle autorità, hanno deciso di attivarsi in prima persona per valutare l’entità ed i rischi effettivi del disastro nucleare. Alcuni cittadini hanno infatti attivato via Facebook un progetto per misurare autonomamente il livello di radioattività in alcune zone della capitale. Le misurazioni, scrive ancora “Il Cambiamento”, hanno rilevato che in 22 aree della megalopoli giapponese (su 132 esaminate) la radioattività supera di gran lunga i 37.000 becquerel al metro quadrato: è lo stesso livello radioattivo dei luoghi tuttora contaminati, dopo un quarto di secolo, dal lontano disastro di Chernobyl.

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