Il primo ministro Naoto Kan annuncia che il Paese ridurrà progressivamente il ricorso all'atomo affermando che dopo il disastro di Fukushima il Paese deve “ridurre gradualmente la dipendenza dall’energia nucleare” “Punteremo a diventare un Paese che può esistere senza energia nucleare”, ha assicurato. Non si può più sostenere che la politica condotta fino a oggi garantisca la sicurezza dello sfruttamento dell’energia nucleare. Dobbiamo concepire una società che possa farne a meno. E' necessario rivedere i fondamentali della politica energetica del Paese. “Il prezzo da pagare è troppo alto” «Tenuto conto della gravità dei rischi legati alla generazione dal nucleare, ho realizzato che la tecnologia non è qualcosa che possa essere gestita soltanto con misure di sicurezza convenzionali», ha detto il premier in una inusuale conferenza stampa trasmessa dalla televisione nazionale. «Credo che dovremmo puntare ad una società che non dipenda dalla produzione di energia nucleare. Una riduzione progressiva della quota nucleare a favore delle energie rinnovabili, solare, eolico e da biomassa, con l'obiettivo finale di un abbandono completo del nucleare».

Il Giappone sarà in grado di fare fronte alle carenze energetiche estive e invernali grazie agli sforzi di conservazione dell'energia e all'alimentazione interna delle società, nonostante un gran numero di reattori sia in questo momento off-line per controlli o altri lavori. L'energia nucleare copriva circa il 30% del fabbisogno elettrico del Giappone prima del disastro di marzo 2011 - il rapporto tra energia nucleare ed elettricità è sceso al 18% a giugno. Al momento in giappone sono attivi 54 reattori, anche se solo 19 sono in funzione, mentre i restanti sono fermi o per manutenzione o a causa del terremoto. Prima della loro riattivazione il governo giapponese ha imposto nuovi e severi test di resistenza ad eventi catastrofici naturali. Parlando dell’incidente di Fukushima, Kan ha affermato che “ci potrebbero volere cinque, dieci anni o anche più per il definitivo smantellamento dei reattori”

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