Il Reportage Fotografico

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02 Set 11

Da Chernobyl a Fukushima: 25 anni dopo, una storia che si ripete
di Pierpaolo Mittica

Il reportage dell'inviato di Mondo in cammino e fotoreporter Pierpaolo Mittica  nella zona di esclusione (No-Go Zone) di Fukushima

Di nuovo all’interno della zona di esclusione. Sono passati quattro anni dall’ultima volta che ci sono entrato. Doveva essere “l’ultima volta” ed invece eccomi ancora dentro il suo ventre tossico. Vago all’interno della zona, attonito, stordito da quello che vedo e percepisco, come vagano i cani e i gatti ormai randagi, abbandonati dai loro padroni in fuga dal veleno radioattivo. Dopo così tante volte all’interno della zona di esclusione ormai dovrei essere abituato a quello che ho visto e che rivedo oggi, ma mi accorgo che all’orrore non ci si abitua mai.

Le città, le case, le strade, le lunghe distese verdi delle coltivazioni, tutto potrebbe sembrare normale ma è il sibilo del contatore geiger che ti fa ricordare che sei dentro l’inferno. Come quella volta, quattro anni fa, impazzisce, sale a livelli di non vita, e non scende mai sotto la soglia di sicurezza. Suona continuamente, un suono assordante, spaventoso, l’unico suono insieme al frastuono del silenzio creato dal male invisibile.  Qui non esiste più il rumore dell’umanità, se si può chiamare umanità in questo caso.

Entro nelle case abbandonate con un dolore atroce nel petto, una sensazione di violazione dell’intimità di chi ha vissuto la propria vita e le proprie speranze in quel luogo cancellato per sempre. Le case sono piene della presenza umana, oggetti quotidiani che ricordano la vita, dove la vita non esiste più. L’umanità è stata spazzata via da ciò che non si vede, da ciò che non si sente. È difficile credere che l’invisibile cancella per sempre il visibile.

A differenza di quattro anni fa le case e gli oggetti quotidiani sono intatti, solo leggermente impolverati. Ogni cosa è al suo posto, le fotografie appese ai muri hanno ancora i colori vividi, mentre l’ultima volta tutto era consumato, corroso, distrutto dal tempo e dall’abbandono. In questo assurdo conflitto temporale, dall’ultima volta che sono entrato nella zona di esclusione, trovo in una delle case abbandonate un calendario fermo all’11 marzo 2011 a differenza di quattro anni fa, bloccato dalla fine della vita al 26 aprile 1986…

Già… Sono passati quattro anni dall’ultima volta che sono entrato nella zona di esclusione, ma quella volta mi trovavo nella zona di esclusione di Chernobyl. Oggi invece sono all’interno della zona di esclusione di Fukushima.

Per assurdo mi ritrovo a viaggiare nel tempo, oggi sono tornato a Chernobyl 25 anni fa. Oppure quando ero a Chernobyl non ero altro che a Fukushima tra 25 anni… Le sensazioni che esplodono dentro sono le stesse che provai tutte quelle volte che mi sono ritrovato nella zona proibita di Chernobyl: senso di vuoto, di abbandono, di solitudine, di paura, terrore dell’invisibile, del mostro che non si vede ma che è ben presente e solo un suono te lo può far vedere. E il nulla. Il nulla eterno, la cancellazione dell’umanità, la percezione di cosa sarà il mondo senza più il genere umano.

Sono passati 25 anni dal disastro di Chernobyl, e nell’anno del suo anniversario a migliaia di chilometri di distanza  è tornato il mostro, l’incubo del nucleare. Quello  che più sorprende è che dopo 25 anni, dove l’umanità ha avuto tutto il tempo per pensare, riflettere, conoscere e capire, la storia si ripete, inesorabilmente identica.

Le analogie con Chernobyl sono molteplici e non solo visive. La storia su come si svolsero le prime concitate fasi della gestione della crisi post incidente sono molto simili. Certo il Giappone ha comunicato subito al mondo intero dell’avvenuto incidente, a differenza dell’Unione Sovietica che dovette ammettere dell’incidente di Chernobyl solo diversi giorni dopo, su pressione internazionale. Ma come allora l’Unione Sovietica tentò di minimizzare la portata dell’incidente, così oggi c’è stato l’immediato tentativo da parte della Tepco di percorrere la stessa strada, nonostante fin dai primi giorni fosse chiara la gravità dell’incidente all’impianto di Fukushima Daiichi. Solamente il 12 aprile, dopo un mese, il governo giapponese è costretto ad innalzare il livello di gravità a 7 nella scala Ines, lo stesso livello di Chernobyl. La zona di Chernobyl fu evacuata solo dopo 48 ore dall’incidente, cosa che si è ripetuta anche nella zona di evacuazione intorno alla centrale di Fukushima, Le persone non vengono evacuate immediatamente, così si possono prendere una bella dose di radioattività. E attualmente centinaia di migliaia di persone continuano a vivere in zone altamente contaminate al di fuori della zona di esclusione, e chissà se verranno mai evacuate. Gli animali vengono abbandonati e lentamente muoiono di fame e di sete, incatenati, tra atroci sofferenze. L’Unione Sovietica fu meno crudele: li ammazzò tutti… Le notizie non trapelano, bisogna cercarle. Le informazioni vengono nascoste dalla Tepco e rilasciate molto lentamente nel tempo e spesso sono decisamente parziali ed erronee, complici molti mass media importanti, nel libro paga dell’industria nucleare, che nascondono la portata del disastro. Solo dopo pressioni internazionali e di organismi di ricerca indipendenti la Tepco ha dovuto ammettere la gravità del disastro. E i dati ufficiali, nonostante la continua richiesta di trasparenza, spesso non coincidono con i dati di ricerca di istituti indipendenti.

Ma allora, nel 1986, era Unione Sovietica, il mostro comunista dove non esistevano le libertà, dove l’informazione era controllata e sottoposta a totale censura. Oggi siamo in Giappone, una delle più avanzate democrazie e uno dei paesi più sviluppati al mondo. Ma quando si tratta di nucleare la storia si ripete. Alla fine Chernobyl e Fukushima hanno dimostrato che non c’è differenza tra dittatura e democrazia nucleare.

Tra tante similitudini ci sono però alcune differenze che fanno cadere nell’oscurità la visione della nostra società odierna e fa capire su che cosa si basa: esclusivamente interessi economici e non di certo salvaguardia della popolazione. Quello che è più grave, e che non fece neanche l’Unione Sovietica all’epoca, è stato l’innalzamento da parte del governo giapponese del livello di sicurezza di esposizione annua per la popolazione da 1mSv a 20 mSv e da 20mSv a 250 mSv per i lavoratori della centrale. Come se i valori prefissati da decenni da organismi internazionali non abbiano avuto alcun senso fino ad oggi. O forse la popolazione giapponese sopporta meglio le radiazioni?

Inoltre innalzare il limite di contaminazione dei cibi e lasciare che questi vengano tranquillamente mangiati dalla popolazione senza alcuna restrizione, come ha fatto il governo giapponese, significa condannare centinaia di migliaia di persone, soprattutto bambini, a future gravi patologie. Evidentemente per il governo giapponese è più importante attualmente risparmiare economicamente sul controllo dei cibi e sulle evacuazioni di terre contaminate che sulla salute della propria popolazione. Tanto il problema sarà tra dieci - vent’anni…

Quattro mesi dopo l’incidente di Chernobyl (il 28-08-86) l’allora direttore generale dell’AIEA, Hans Blix,  affermò: “Il mondo potrebbe sopportare un incidente uguale a Chernobyl ogni anno”. Chernobyl in questi 25 anni ha causato più di un milione di morti. Quattro mesi dopo l’incidente di Fukushima (il 27 – 07 – 2011), l’attuale direttore generale dell’AIEA Yukiya Amano afferma: “Nonostante l’incidente di Fukushima – Daiichi, l’uso globale degli impianti nucleari e l’utilizzo di energia nucleare continuerà a crescere nei prossimi decenni”. Sono passati 25 anni e la storia si ripete. L’unica cosa che sapremo con certezza nei prossimi decenni è quante vittime avrà causato l’incidente nucleare di Fukushima Daiichi, quante persone dovranno ancora soffrire e morire a causa di questa politica cieca, bieca e negazionista dell’industria nucleare.

Chernobyl è stata la dimostrazione che il nucleare a fissione come lo conosciamo fino ad oggi non doveva più esistere… L’umanità non ha capito, o non ha voluto capire e adesso è arrivata Fukushima. Quante altre Chernobyl e Fukushima ci vorranno per fermare questa follia?

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