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Scritto il 06/6/11

Disastro atomico sfiorato in Egitto, alla foce del Nilo

Mentre Fukushima continua a eruttare radiazioni letali senza che i giapponesi abbiano ancora capito come e quando uscire dall’incubo della catastrofe che intanto sta ammorbando il pianeta, si è sfiorato un nuovo disastro nucleare in Egitto, nella centrale di Anshas nel delta del Nilo, dove il 3 giugno si è registrata la perdita di acqua radioattiva in seguito all’esplosione di una pompa del reattore. Lo rivela una fonte dell’autorità egiziana per l’agenzia atomica, protetta dall’anonimato e ripresa dal quotidiano “Rose el Youssef”, secondo cui in Egitto si è rischiato il peggio proprio sulle rive del Mediterraneo: il reattore di Anshas è stato di recente rimesso in funzione senza rispettare le norme di sicurezza e senza l’autorizzazione del Centro nazionale per la sicurezza nucleare.

La fonte, scrive “Il Messaggero”, ha spiegato al giornale egiziano che un’esplosione è avvenuta il 3 giugno nella pompa del reattore e ha provocato la perdita di almeno dieci metri cubi di acqua radioattiva. In base ai criteri dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, il “disastro” è classificabile al terzo livello, che per la scala Ines (International Nuclear and radiological Event Scale) corrisponde ad un “guasto grave”. Quelli di Chernobyl e Fukushima, spiega Fabia Scasinich sul newsmagazine “Manifatti”, sono veri disastri, classificati al livello 7 (“incidente catastrofico”) «anche se, per l’apocalisse giapponese, studiosi e scienziati nucleari invocano un nuovo “livello 8” della scala Ines», per distinguere chiaramente il massimo grado di pericolo finora sperimentato dall’umanità.

Fukushima ha inquinato il mare avvelenando il pesce e, attraverso l’atmosfera terrestre, la nube radioattiva ora minaccia anche l’Europa, dove si sconsiglia il consumo di verdure a foglia larga e si registra la contaminazione del latte: secondo l’Ispra a livelli non ancora preoccupanti, mentre per i francesi il latte europeo, contaminato dalle emissioni radioattive provenienti dal Giappone, potrebbe nuocere ai bambini piccoli (fino ai due anni), perché l’assunzione di 10 litri di latte in un mese potrebbe causare l’accumulo nell’organismo di sostanze pericolose, tali da superare la soglia di sicurezza radioattiva per la salute. Evidente, con le notizie che filtrano dall’Egitto, il rischio corso in quest’ultimo incidente: incalcolabili i danni se il guasto fosse degenerato in “disastro”, con acqua radioattiva destinata a finire nel Mediterraneo attraverso il Nilo.

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