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20 maggio 2011

Discorso Obama, Infuriati Israele e Palestinesi

Il presidente americano sposa le posizioni israeliane ma Netanyahu contesta con forza la richiesta di «ritiro» alle linee del 1967. Palestinesi delusi da netta opposizione Usa a proclamazione unilaterale dello Stato di Palestina. Obama inoltre accantona le questioni centrali dei profughi e di Gerusalemme.

Gerusalemme, 20 maggio 2011, Nena News – Non è piaciuto a israeliani e palestinesi, per motivi opposti, il discorso sul Medio Oriente pronunciato ieri da Barack Obama. Alla esortazione del presidente americano per un ritiro di Israele alle linee del 1967, precedenti all’occupazione dei territori palestinesi di Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est, il premier Netanyahu ha replicato che Israele si opporrà a qualsiasi arretramento oltre quelli che ha definito «confini indifendibili». E ha ribadito il suo paese manterrà il controllo dei blocchi di insediamenti colonici costruiti in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, facendo riferimento all’ormai famosa «lettera di garanzie» data nel 2004 dal presidente Usa George W. Bush all’ex premier israeliano Ariel Sharon nel quale, per la prima volta, gli Stati Uniti hanno riconosciuto il «diritto» dello Stato ebraico di annettersi porzioni di Cisgiordania. Si attende ora l’esito dell’incontro tra Netanyahu e il presidente americano oggi a Washington. Gli assistenti di Netanyahu, scrive oggi il sito Ynet del quotidiano Yediot Ahronot, accusano Obama «di non capire la realtà del Medio Oriente».

Ma se in Israele sono infuriati, un clima da funerale regna addirittura nell’ufficio del presidente palestinese Abu Mazen che sta facendo ogni sforzo per mantenere una posizione prudente dopo il discorso di ieri. Obama infatti ha criticato con forza l’idea di una proclamazione unilaterale dello Stato palestinese il prossimo settembre all’Onu ed è chiaro che gli Stati Uniti sono pronti ad usare il loro diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza. La scorsa notte l’ambasciatrice americana all’Onu, Susan Rice, ha detto alla Cnn che «non si può creare uno Stato con un pezzo di carta» e ripetuto che «solo attraverso negoziati diretti (israelo-palestinesi) si può arrivare alla pace in Medio Oriente», e vanno quindi evitate iniziative come quella caldeggiata dal presidente dell’Autorità nazionale palestinese Mahmud Abbas (Abu Mazen). Obama ieri ha addirittura parlato di tentativo palestinese di «isolare» Israele alle Nazioni Unite. I palestinesi hanno i numeri per un voto positivo di un centinaio di Paesi dell’Assemblea Generale dell’Onu ma il riconoscimento di uno Stato deve avere una raccomandazione del Consiglio di Sicurezza, dove gli Stati Uniti hanno potere di veto. Da sottolineare inoltre che se Obama da un lato parla di soluzione urgente e di Stato palestinese nei territori occupati del 1967, dall’altro accantona le questioni centrali dei profughi palestinesi e dello status di Gerusalemme.

Da Gaza Hamas, che formerà un governo di unità nazionale con il partito Fatah di Abu Mazen, intanto fa sapere che non riconoscerà Israele, come ha chiesto Barack Obama. Nena News