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il 12 giugno 2012

Elinor Ostrom ci Ha Lasciati, con Una Grande Eredità
di Matteo Bartolomeo

Elinor Ostrom, Premio Nobel per l’Economia nel 2009, ha tracciato un nuovo sentiero di ricerca, di sperimentazione e di governo dei commons, non solo quelli di natura ambientale.
Nel suo “Governare i Beni Collettivi” e in altri lavori, Elinor Ostrom ha indicato una terza via, partendo da un’ipotesi di lavoro che, validata da esperienza in tutto il mondo, è diventata un messaggio chiaro: i commons (beni rivali caratterizzati da difficile esclusione degli appropriators) possono essere governati dal basso efficacemente, assicurando quindi accesso, equità, rispetto della capacità di carico degli ecosistemi e garantendo pari opportunità alle generazioni future.
E’ una terza via appunto, per evitare quella che Garret Hardin nel 1968 aveva definito “The Tragedy of the Commons”.
La proposta di Ostrom è alternativa alla privatizzazione delle risorse, che ha dominato la scena per secoli, e pure alla regolamentazione dall’alto, che più recentemente ha accompagnato le politiche ambientali e territoriali (attraverso divieti, limiti all’accesso e al consumo, tasse, diritti negoziabili e tanti altri strumenti).
La critica che la Ostrom muove a questi sistemi di regolamentazione riguarda principalmente gli altissimi costi di controllo, la scarsa adattabilità a condizioni locali (politiche, culturali e di governance), la difficoltà nella gestione dei free rider, etc… Quella della Ostrom è anche battaglia culturale: il modello che propone genera capitale sociale per e nelle comunità coinvolte, e quindi coesione e fiducia, beni preziosi quanto la tutela delle risorse naturali.
Il lavoro di Ostrom, completo nella ricerca teorica e nell’analisi di casi, è un’eredità impegnativa: la responsabilità di sperimentare e diffondere modelli nuovi per gestire problemi attuali e complessi.
Proprio ieri qui ad Avanzi, a pranzo, discutevamo con i compagni del Barra A dei nostri commons: la banda larga che è troppo stretta, gli spazi comuni che potrebbero essere utilizzati meglio, il silenzio che è merce rara. Dobbiamo partire anche da qui, dai condominii, dalle piazze, dai parchi, dai quartieri, dal nostro mondo, iper-antropizzato, che ci impone strategie nuove e inclusive, tutti i giorni.

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