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venerdì 16 marzo 2012 23:05

Cina, l'epurazione non punta al multipartitismo
di Fabrizio Noli

L'obiettivo dell'epurato Bo Xilai era la lotta alla corruzione con i metodi peggiori. Epurandolo si punta a "uno stato di diritto", non al multipartitismo. Parla Stefano Cammelli.

L'epurazione dell'astro nascente del Partito Comunista Cinese, segretario del partito di Chongqing, deve essere letto in modo più ampio di una semplice defenestrazione di un "papavero" tendenzialmente conservatore. Ne è convinto Stefano Cammelli, sinologo e animatore del sito "Ponews", secondo il quale si è innescata una sorta di evoluzione del colosso asiatico verso il modello dello Stato di Diritto tout court, con conseguenze inimmaginabili a tutti i livelli.

Cammelli mette a confronto i due protagonisti delle cronache di questi giorni, il defenestrato Bo Xilai e il premier Wen Jibao, sorta di novello Den Xiaoping, a suo parere:



"Il più grande problema della Cina, in questi anni, è stato quello della corruzione. E bisogna dire che Bo Xilai, nel Chogqing, ha condotto una battaglia straordinaria per estirpare il problema, ma lo ha fatto con metodi degni della Rivoluzione Culturale maoista. Dalla delazione sui siti web del Pcc degli ufficiali corrotti, all'appendere tazebao fuori dalle loro case, allo scherno, sconfinante con l'irrisione di coloro i quali sono stati trovati con ragazze, o droga, o prostitute in casa. I suoi strumenti, in pratica, sono antichi, per quanto efficienti, e rispolverano il peggio della vecchia cultura comunista cinese. A tutto ciò si contrappone Wen Jibao, che con grande coraggio sta cercando di edificare uno Stato di Diritto. Uno Stato non meno autoritario, ma in cui gli elementi dell'arbitrio sono sempre più ridotti e regolamentati, in cui il partito non è più "a legibus solutus", svincolato, cioè, dal rispetto delle leggi. Io non so se riuscirà a vincere la sua battaglia (tra l'altro, a ottobre dovrebbe andare in pensione, n.d.r.), ma il suo sforzo riformatore ha qualcosa di epico, mi ricorda quello di Dubcek, ai tempi della Primavera di Praga! E' una battaglia, secondo me, che non porterà al pluralismo politico, la mia generazione non vivrà abbastanza a lungo per essere testimone di una cosa del genere, ma porterà all'edificazione di uno Stato di Diritto, e dunque ad un'apertura, in senso riformatore, della società e della cultura cinesi, anche a livello religioso"



Questo potrebbe portare ad una normalizzazione dei rapporti con la Chiesa Cattolica?



"Non credo. E lo dico perché i cinesi, nel XIX secolo, sono stati attaccati e brutalizzati, anche in nome dell'evangelizzazione. Sono ferite che non si dimenticano, anche se è vero che, negli stessi anni, migliaia di missionari, con sforzi commoventi, hanno testimoniato il loro duplice amore, per la Cina ed il Cristianesimo. Però, questo imprinting del Vangelo arrivato con le cannonate, cosa peraltro non vera, data l'antica presenza dei gesuiti nel paese, non è stato dimenticato"



E' un discorso che si può applicare anche alla questione tibetana?



"Attenzione: quando uno Stato diventa di Diritto, questo ha conseguenze anche nelle relazioni tra centro e province. Si stabilisce ciò che è lecito e ciò che non lo è. E questo apre uno spazio anche per le organizzazioni spirituali e religiose che oggi operano sottotraccia, nel paese. Questo però a patto che la loro azione non sia ostile al partito.".

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