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05/04/2012 08:29

Il revival maoista di Bo Xilai “era peggiore della Rivoluzione culturale”

La caduta in disgrazia del segretario comunista di Chongqing ha trascinato con sé un sistema di potere corrotto e legato alle triadi, che non ha esitato a servirsi dei metodi del “terrore” maoista per consolidare il proprio potere. La Cina è a una svolta: sa che la strada seguita fino ad oggi è arrivata a un punto morto ma non riesce a trovare un accordo per il futuro.

Pechino (AsiaNews) - La caduta del segretario comunista di Chongqing ha scatenato una frana politica che non accenna a diminuire. Il governo continua a censurare internet per evitare la diffusione di notizie relative alle epurazioni in corso, ma gli arresti nel mondo della finanza e della politica e le inchieste della Commissione disciplinare di Pechino sono oramai di pubblico dominio.

Oltre a Bo, di cui non si conosce la posizione attuale, sono finiti nel tritacarne politico il suo braccio destro Wang Lijun e Xu Ming, uno degli uomini più ricchi di Cina. Inoltre le ombre del sospetto si addensano su Zhou Yongkang, ministro della sicurezza nazionale, considerato il maggior alleato politico di Bo e (forse) co-ideatore di un tentativo di colpo di Stato.

Infine, gli industriali "amici" del segretario epurato stanno riconsiderando la possibilità di trasformare Chongqing in un polo finanziario: un fondo sovrano, che aveva stanziato 4 miliardi di yuan da investire in infrastrutture, ha annunciato di voler redirigere i fondi verso Pechino e Shanghai. Nell'articolo che pubblichiamo di seguito - apparso su Radio Free Asia - uno degli ex industriali più ricchi del Paese accusa Bo di aver scatenato una nuova Rivoluzione culturale.

La campagna di revival maoista guidata da Bo Xilai, l'epurato ex segretario del Partito comunista cinese della città sud-occidentale di Chongqing, è stata più terrificante della sanguinosa Rivoluzione culturale. È quanto afferma un famoso imprenditore di successo, fuggito all'estero per scappare deai "blitz del terrore". Li Jun guidava la multi-miliardaria Junfeng Development Corp. prima di fuggire dalla Cina nel 2010 per evitare l'arresto durante le campagne anti-corruzione orchestrate da Bo e dal suo capo della polizia Wang Lijun. Ora dice: "Il 'terrore rosso' istigato da Bo Xilai a Chongqing è stato peggiore della Rivoluzione culturale".

Parlando con il servizio cantonese di Radio Free Asia per un'intervista video rilasciata all'estero, Li racconta: "Erano tutti spaventati e convinti di essere in pericolo. È stato un periodo terrificante, perché andavano in giro ad arrestare le persone in tutti i posti per poi impacchettarli insieme a centinaia, in quanto membri di una banda mafiosa. Una buona parte degli affari condotti dai privati è di base composta da operazioni mafiose". Secondo Li, la frana iniziata con la rimozione di Bo è soltanto all'inizio.

Chongqing, la più grande municipalità cinese, è stata sotto Bo l'epicentro di una campagna di revival maoista; Bo si è impegnato per colpire duro le gang e la corruzione e ha promosso il canto in pubblico delle canzoni nostalgiche rivoluzionarie che trattano della Rivoluzione culturale. Nel 1966, il leader cinese Mao Zedong lanciò la Rivoluzione culturale è gettò la nazione in 10 anni di disordini in cui milioni fra lavoratori, dirigenti e intellettuali vennero banditi in campagna e destinati ai lavori forzati. Moltissimi vennero torturati, uccisi o spinti al suicidio.

Mao, tuttavia, aveva ancora moltissimo affetto da parte della popolazione cinese, che lo riteneva un leader carismatico che aveva liberato il Paese da quello che veniva sentito come un umiliante dominio imperiale. Secondo Li, Bo voleva usare le campagne maoiste per raggiungere le sue ambizioni politiche.

"Ritengo che lo scopo più importante della campagna delle 'canzoni rosse' di Bo Xilai fosse quello di facilitargli l'ingresso nel centro del potere durante il prossimo autunno. Voleva dimostrare di essere il figlio di un alto dirigente comunista e che le sue radici sono rosse e politicamente corrette. Voleva rinfrescare la memoria della gente riguardo le violenze della Rivoluzione culturale".

Secondo alcuni Bo, che durante la prima fase della Rivoluzione culturale è stato una guardia rossa, potrebbe essere stato sconfitto in una più ampia battaglia ideologica. Il premier cinese Wen Jiabao qualche tempo fa ha criticato - seppur in maniera obliqua - Bo per aver fomentato la nostalgia per l'era maoista e ha avvertito che fallire nella lotta contro la corruzione e contro il crescente disavanzo fra ricchi e poveri potrebbe riportare in auge il caos della Rivoluzione culturale.

Guardandosi indietro Li descrive una città la cui elite industriale era collegata in maniera stretta con il crimine organizzato, in cui il governo compiva arresti quasi a caso per mostrare di stare facendo qualcosa al riguardo: "All'epoca a Chongqing diversi industriali avevano preso misure per proteggere la propria sicurezza personale e quella della famiglia".

La moglie di Li e altri 30 suoi parenti sono stati arrestati la stessa notte in cui lui arrivava a Hong Kong, prima tappa di una vita in esilio. La moglie è stata condannata a un anno di galera per accuse collegate alla campagna contro le gang, e il governo ha confiscato alla sua compagnia beni per 4,5 miliardi di dollari.

Lo stesso Li è stato accusato di "pratiche commerciali illegali" e di aver concesso prestiti illegali, un'accusa che lui rigetta. Nel corso dell'intervista ha mostrato a Rfa un falcone di documenti ufficiali che spiegano la sua situazione finanziaria relativa ai prestiti, ma ha chiesto di non pubblicarli per paura di ulteriori ritorsioni contro i suoi parenti.

Il braccio destro di Bo, Wang Lijun (che era vice sindaco e capo della sicurezza di Chongqing), è stato incarcerato a Pechino dopo che aveva cercato rifugio nel consolato americano di Chengdu, capitale della provincia del Sichuan.

Il racconto di Li della Chongqing sotto Bo e Wang arriva poco dopo la notizia - rilanciata lo scorso fine settimana dai media nazionali - dell'arresto di un miliardario vicino a Bo sin dai tempi della sua segreteria del Partito di Dalian. L'uomo è stato messo sotto inchiesta dai dirigenti per la disciplina comunista per sospetti "crimini economici". Secondo il National Econonomic Weekly Xu Ming, presidente dell'azienda chimica Dalian Shide Group, è stato arrestato per un presunto coinvolgimento in crimini economici. Xu, all'ottavo posto nella lista degli uomini più ricchi di Cina secondo Forbes, era anche membro del consiglio d'amministrazione della Bank of Dalian. È stato arrestato dalla Commissione centrale per le ispezioni disciplinari lo scorso 15 marzo, lo stesso giorno in cui è stata annunciata la rimozione di Bo dal suo posto a Chongqing. La macchina della censura cinese su internet si è mossa subito dopo per sconfiggere ogni pettegolezzo online, che hanno iniziato a invadere la Rete sin dalla rimozione di Bo.

L'attuale posizione di Bo è ancora sconosciuta, e l'assenza di ogni possibile dichiarazione ufficiale sul suo destino ha aumentato le speculazioni secondo cui Zhou Yongkang - il capo della sicurezza nazionale cinese, ritenuto il maggior sostenitore politico di Bo - stava cercando di effettuare un colpo di Stato a Pechino. Il governo ha chiuso 16 siti internet e ha disattivato i commenti sul più popolare e conosciuto sito di microblogging per 4 giorni, nel tentativo di ridurre il pettegolezzo politico sulla vicenda.

Secondo Li, molti altri associati di Bo saranno messi sotto inchiesta nelle prossime settimane: "Campagne come del movimento 'combatti il nero, canta il rosso' non possono essere state eseguite soltanto da Bo. Non possono essere stati avvenimenti pensati e ideati dai soli Bo Xilai e Wang Lijun: ci deve essere un'enorme rete di interessi che ha permesso che cose come questa si verificassero".

Il Quotidiano del popolo, organo di stampa ufficiale del Partito comunista, ha pubblicato questa settimana un editoriale (parte di una serie di 3 commenti politici) in cui si appella all'unità: "Dobbiamo essere risoluti nel mantenere un alto livello di unità sotto la Commissione centrale del Partito guidata da Hu Jintao". L'articolo chiede agli utenti cinesi di internet di "unificare il proprio pensiero e rifiutarsi di fare diventare parole chiave di internet i pettegolezzi o le richieste di 'progresso' nel bel mezzo della stabilità".

Xie Tian, professore di management all'Università della South Carolina, sostiene che sia facile capire - dal tono di questi articoli - quali siano i problemi che affliggono i nove membri della Commissione permanente del Politburo cinese: "Uno può leggere fra le righe di questo articolo, che dice alle persone di non esitare, che probabilmente è in corso una piccola tempesta teoretica. L'avvertimento riguardo la trascuratezza suggerisce che qualcuno è stato troppo rilassato, mentre l'avviso di non colpire la barca suggerisce che qualcuno l'abbia appena fatto". Secondo il docente, dal punto di vista ideologico l'intera società cinese è perduta: "Sanno che il corso che la Cina ha seguito fino a oggi è arrivato a un punto morto, e che la regressione è impensabile. Ma nessuno riesce a mettersi d'accordo se convenga andare a destra o a sinistra".

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