The Epoch Times
19 settembre 2012

‘Crimini mostruosi’ in Cina al centro delle discussioni ONU
di Matthew Robertson

Le accuse, e le prove del fatto che il regime comunista cinese abbia per anni sottratto gli organi ai prigionieri religiosi su larga scala, sono state discusse dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite a seguito di una discussione tenutasi dal Congresso degli Stati Uniti la scorsa settimana, che ha affrontato lo stesso problema. In quell’occasione la repubblicana Dana Rohrabacher ha definito le accuse come “crimini mostruosi” contro l’umanità.

La 21° sessione del Consiglio, è stata convocata dal 10 al 28 settembre a Ginevra, in Svizzera, per una serie di incontri. Oltre alle riunioni di grandi dimensioni, si sono svolte una serie di eventi collaterali, sponsorizzati da organizzazioni non governative (ONG).

Il 17 settembre, in uno di tali incontri, Guo Jun editore capo per le edizioni cinesi di The Epoch Times, ha parlato del lavoro svolto riguardo alle indagini sulle accuse di espianti di organi in Cina su prigionieri religiosi, in particolare sui praticanti della disciplina spirituale chiamata Falun Gong.

“Nelle nostre indagini abbiamo scoperto che i prigionieri, detenuti nei campi di lavoro e nelle prigioni, erano praticamente l’unica fonte di organi per i trapianti in Cina. La stragrande maggioranza erano praticanti del Falun Gong, una pratica spirituale cinese”, ha detto.

“L’uccisione di innocenti per i loro organi è un attacco alla dignità dell’uomo e ai principi della civiltà umana”, ha aggiunto.

Il meeting, intitolato “Libertà di riunione pacifica” si è tenuto presso il Palazzo delle Nazioni Unite.

La ricercatrice Arne Schwarz ha parlato del lavoro che ha svolto sullo stesso tema. “I reni, il fegato, il cuore, i polmoni e le cornee dei prigionieri sono stati, e sono ancora, utilizzati nella RPC per il trapianto di organi in ospedali militari e civili”, ha detto nel suo discorso.

“L’espianto di organi è una ‘industria’ fiorente (così viene chiamata in Cina), perché i cinesi ricchi e influenti, ma anche gli stranieri, pagano ingenti somme di denaro per ottenere un trapianto”.

Ha fatto riferimento a “stime documentate” che fissano il numero dele vittime tra i praticanti del Falun Gong a 65.000.

“I media principali non possono più chiudere un occhio sulle accuse concernenti l’espianto di organi sui praticanti del Falun Gong”, ha detto. “Le istituzioni mediche internazionali dovrebbero indagare le accuse in modo indipendente.”

Gli eventi collaterali dell’incontro, circa 100 dei quali sono stati organizzati da varie ONG, si svolgono secondo le severe norme del Comitato dei diritti umani e solo i gruppi accreditati con le Nazioni Unite possono partecipare. Gli elenchi dei vari meeting sono visualizzabili sugli schermi presenti in tutto il palazzo dell’ONU.

Un delegato cinese era presente a questo evento e ha risposto con ciò che viene definita una risposta “morbida e difensiva”, ripetendo la propaganda ufficiale contro la pratica del Falun Gong, ma non rispondendo alle accuse specifiche sollevate.

Durante l’Assemblea plenaria del 18 settembre, con rappresentanti di decine di governi e le ONG presenti, gli oratori hanno di nuovo discusso le accuse relative agli espianti di organi su prigionieri religiosi in Cina.

Karen Parker ha descritto come la sua associazione sia molto preoccupata per le “continue prove che gli organi di molti praticanti del Falun Gong sono stati espiantati forzatamente”. Ha aggiunto: “Siamo consapevoli che il Consiglio, nel suo insieme, non prenderà in esame nessun argomento relativo alla Cina, a causa delle considerazioni politiche. Tuttavia, chiediamo agli Stati di boicottare il mercato degli organi provenienti dalla Cina e chiediamo che i relatori speciali sull’Esecuzione Sommaria, il Diritto alla Salute e il Diritto alla Libertà dalla Tortura possano esaminare la questione considerandola un problema di grande urgenza”.

Di solito, le delegazioni rispondono alle accuse mosse contro di loro all’interno delle riunioni plenarie. La delegazione cinese non ha risposto a Karen Parker.

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