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28 apr. 2012

Il Fuggitivo Chen E’ all’Ambasciata Usa
di Antonio Talia


Pechino, 28 apr. - Chen Guangheng, il dissidente cinese cieco dalla nascita che nei giorni scorsi è stato protagonista di un’audace fuga dagli arresti domiciliari, si troverebbe sotto la custodia dei diplomatici americani presso l’ambasciata statunitense di Pechino: lo riferiscono l’ONG China Aid, con sede negli Usa, e un altro dissidente cinese con conoscenza diretta della vicenda. Né le autorità statunitensi né quelle cinesi hanno diffuso finora commenti ufficiali.  “Abbiamo appreso da una fonte vicina a Chen Guangcheng che l’avvocato si trova attualmente sotto protezione americana, e che sono in corso negoziati di alto livello tra funzionari americani e cinesi per discutere della situazione di Chen” si legge in un comunicato diffuso da Bob Fu, presidente dell’organizzazione per i diritti umani China Aid, in contatto diretto con il dissidente fin dal momento della fuga.

Nella notte tra venerdì e sabato un altro celebre dissidente cinese, Hu Jia, ha affermato che Chen sarebbe riuscito a trovare rifugio presso la sede diplomatica USA: “Credo che sia al sicuro all’ambasciata americana” ha detto Hu Jia, che racconta di averlo incontrato. Chen Guangcheng, 40 anni, cieco dalla nascita, è un avvocato che si batte da anni per il rispetto dei diritti umani in Cina. Dopo quattro anni di reclusione era stato sottoposto agli arresti domiciliari, una prassi frequente in Cina per tenere sotto controllo i dissidenti, ma vietata dalla legge. Gruppi di uomini in borghese controllavano 24 ore su 24 l’abitazione di Chen, che nel 2011 era riuscito a documentare in video le torture cui veniva sottoposto periodicamente insieme alla moglie.

Il 22 aprile scorso Chen riesce a eludere la sorveglianza con l’ausilio di altri dissidenti tra cui He Peirong - successivamente arrestata - e percorre in auto 300 chilometri fino a Pechino. La notizia della fuga si sparge nella mattinata di venerdì, e poche ore dopo Chen Guangcheng diffonde un clamoroso video-appello al premier Wen Jiabao nel quale chiede protezione per i suoi familiari ancora agli arresti e un’indagine seria e imparziale su tutta la sua vicenda. Numerosi netizen cinesi stanno adoperando vari stratagemmi per continuare a far circolare il video sul web nonostante la censura.

Al momento l’ambasciata USA di Pechino non ha commentato le affermazioni di Bob Fu e Hu Jia, e le linee degli addetti stampa americani dedicate ai giornalisti stranieri risultano bloccate da venerdì. Intorno alla sede diplomatica Usa non si segnalano movimenti insoliti. “Chen gode di ampia popolarità e l’amministrazione Obama deve schierarsi fermamente dalla sua parte, altrimenti perderà qualsiasi credibilità di sostenitore dei diritti umani” ha dichiarato il presidente di China Aid Bob Fu.

Il caso Chen Guangcheng esplode alla vigilia di un importante incontro diplomatico e rischia di generare nuove tensioni tra Cina e USA: la prossima settimana il segretario di Stato Hillary Clinton sarà a Pechino per una serie di incontri coi vertici politici.

He Peirong- Attivista politica di Nanchino, insegnante di inglese. Come dichiara lei stessa sul suo microblog e alla stampa straniera, ha un ruolo di primo piano nella fuga di Chen. Nella notte tra il 22 e il 23 aprile riesce a raggiungere l’avvocato cieco nei pressi di Dongshigu, il villaggio in cui era prigioniero, e lo conduce per quasi 500 chilometri fino a Pechino. Nella mattina di venerdì, poco dopo la diffusione della notizia della fuga, viene arrestata dalla polizia di Nanchino, e da allora non si hanno altre notizie su di lei. 



Hu Jia- Uno dei più celebri attivisti politici cinesi. 38 anni, ambientalista, buddista, si batte da anni per i diritti dei malati di AIDS e per la libertà di parola in Cina. Più volte agli arresti domiciliari –specialmente in occasione di “date sensibili”,come l’anniversario del massacro di Piazza Tianan’Men e la cerimonia di inaugurazione delle Olimpiadi di Pechino- incontra Chen Guangcheng lunedì scorso, appena l’avvocato cieco arriva nella capitale. Fornisce numerose informazioni ai media stranieri: Chen sarebbe stato accolto in tre diverse ‘case sicure’, la rete di sostegno alla fuga “è costituita da cinque persone”. Hu si dice sicuro che Chen abbia raggiunto l’ambasciata USA a Pechino: “Ho ricevuto venerdì un messaggio in codice che me lo confermava”. Nel pomeriggio di sabato la polizia di Pechino lo prende in custodia per interrogarlo. Alle 4 del mattino gli agenti entrano in casa sua, si procurano le medicine di cui Hu Jia ha bisogno, e dicono alla moglie che il fermo durerà almeno 24 ore. Nella mattinata di domenica non è stato ancora rilasciato. 



Zeng Jinyan- 28 anni, blogger, attivista per i diritti umani e dei malati di AIDS. Moglie di Hu Jia, nei periodi di detenzione del marito mantiene un blog che racconta la sua vita sotto sorveglianza. E’stata sottoposta a lunghi periodi di arresti domiciliari insieme al marito e alla figlia, con l’accusa di “minaccia alla sicurezza di Stato”. Incontra Chen Guangcheng dopo la fuga e fornisce informazioni sulla vicenda attraverso il suo account Twitter, che in Cina è leggibile solo attraverso stratagemmi per aggirare la censura. Viene sottoposta a interrogatorio nel pomeriggio di sabato, e di nuovo nella mattinata di domenica. Non è stata ancora rilasciata. 



Bob Fu- Cristiano, presidente dell’associazione China Aid, con sede in Texas. Sta fornendo informazioni continue sul caso Chen Guangcheng, dichiara di essere stato in contatto continuo con Chen durante la fuga, ma non specifica il ruolo dell’associazione in tutta la vicenda. China Aid potrebbe vantare una rete sotterranea di sostenitori di fede cristiana capace, nonostante i rischi elevati, di aiutare i dissidenti a fuggire dalla Cina. Nel 2009 questa rete avrebbe fornito sostegno a Geng He, moglie dell’avvocato Gao Zhishenge, nel superare il confine con la Thailandia e a fuggire poi negli USA. Bob Fu sostiene di avere messo tale rete a disposizione di Chen, ottenendo un rifiuto: Chen vuole rimanere in Cina. 



Carceriere senza nome- Dalle dichiarazioni di Hu Jia e Bob Fu emerge il ruolo di uno dei carcerieri di Chen, che avrebbe aiutato l’avvocato nella fuga. Chen Guangcheng era in possesso di un telefono cellulare che gli sarebbe stato fornito da uno degli addetti alla sorveglianza. La diffusione di questo particolare ha attirato numerose critiche, in quanto questa persona adesso è tra le più esposte alla rappresaglia dei funzionari dello Shandong. 



Guo Yushan- Professore di Pechino, ha avuto qualche ruolo nella fuga. Scompare venerdì, dopo aver comunicato ad alcuni amici che la polizia era sulle sue tracce. 



Li Fangping- Avvocato del movimento per i diritti umani che in febbraio aveva tentato di assumere le difese di Chen Guangcheng. La polizia lo ha interrogato a lungo venerdì scorso. 



Yuan Weijing- Moglie di Chen, sottoposta insieme al marito ai domiciliari. E’ oggetto di torture ad opera di alcuni funzionari di Donshigu, il villaggio in cui vivono. Si trova ancora agli arresti insieme alla figlia di sei anni, Chen Kesi. Nel suo appello video, Chen Guangcheng ha detto di temere “folli rappresaglie” nei suoi confronti, chiedendo al premier Wen Jiabao di garantire la sicurezza della sua famiglia e l’arresto dei funzionari colpevoli. 



Chen Kegui- Nipote di Chen Guangcheng. Nella notte tra giovedì e venerdì un gruppo di uomini armati irrompe in casa sua per avere informazioni sulla fuga. Secondo quanto riferisce alla blogger Yaxue Cao in una drammatica telefonata, avrebbe reagito accoltellando uno degli uomini. Chen Kegui è agli arresti, un gruppo di sei avvocati in qualche modo legati al movimento dei diritti umani ha assunto la difesa.

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