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30 apr.2012

Diplomatici e Attivisti: Fiato Sospeso per Chen
di Antonio Talia

Pechino, 30 apr.- “Cina e America definiranno le rispettive posizioni nell’arco delle prossime ventiquattr’ore”: il presidente dell’associazione China Aid Bob Fu, raggiunto telefonicamente da AgiChina24.it, è sicuro che Washington e Pechino siano pronte a scoprire le carte sul caso di Chen Guangcheng, l’attivista cinese per i diritti umani sfuggito agli arresti domiciliari la scorsa settimana, che si troverebbe attualmente sotto la protezione dei funzionari americani.

La vicenda rischia di esplodere in un grave incidente diplomatico proprio a pochi giorni dal Dialogo Economico-Strategico, l’importante vertice bilaterale che si aprirà a Pechino giovedì prossimo. Sono ore cruciali, in cui le autorità cinesi si chiudono nel riserbo più assoluto, mentre quelle americane negano la presenza a Pechino di un peso massimo come Kurt Campbell, nonostante domenica Al Jazeera abbia individuato il responsabile del Dipartimento di Stato per l’area Asia-Pacifico in un albergo della capitale.

Al momento tutte le informazioni sulla clamorosa fuga del dissidente cieco Chen Guangcheng filtrano esclusivamente attraverso il tam-tam sul web di attivisti, netizen e associazioni per la difesa dei diritti umani. Bob Fu e China Aid hanno avuto un ruolo diretto, ma il predicatore cristiano di origine cinese - un reduce delle proteste di Tian’An Men che vive da anni in Texas- non può rivelare ancora troppi particolari: “Una volta libero sarà Chen stesso a raccontare i dettagli, - dice Fu ai microfoni di AgiChina24.it –quello che posso dire è che Chen è stato aiutato da sei o sette persone, e che mi sono tenuto in contatto costante con lui tramite cellulare”.

Gli aspetti oscuri sono ancora parecchi, a partire proprio dal telefono cellulare che qualcuno è riuscito a consegnare a Chen nonostante l’attivista fosse sorvegliato 24 ore su 24 da un’ottantina di uomini. Bob Fu tace su questo punto e smentisce di essere il regista dell’intera operazione: “Ho un ruolo diplomatico, premo sui membri del Congresso per adottare una posizione finalmente chiara sul tema dei diritti umani in Cina e per proteggere i familiari di Chen e tutti coloro che lo hanno aiutato, a partire dalla coraggiosa He Peirong”.

He Peirong è l’attivista per i diritti dei terremotati che nella notte del 22 aprile ha guidato per oltre 500 chilometri trasportando Chen dal villaggio in cui era prigioniero fino a Pechino. La donna è stata arrestata sabato, e secondo alcuni avvocati si trova in stato di fermo presso una stazione di polizia di Nanchino, mentre la polizia cinese si rifiuta di commentare. “He Peirong aveva ottenuto un visto per gli USA in aprile - rivela Bob Fu ad AgiChina24.it - ma subito dopo è stata bloccata dalle forze dell’ordine. Le hanno detto che rientrava in una lista nera, e che non l’avrebbero lasciata partire”.

Se come appare ormai probabile Chen Guangcheng si trova all’Ambasciata Usa, al momento tutta la rete di sostegno e i suoi familiari stanno correndo enormi rischi, almeno finché il governo centrale di Pechino non esprimerà una posizione ufficiale sulla questione. Bob Fu sostiene che le comunicazioni con la maggior parte di loro si sono interrotte dopo la notizia della fuga. Risulta estremamente difficile mettersi in contatto anche con gli avvocati che in queste ore tentano di raggiungere la famiglia di Chen. Uno di loro, Liu Weiguo, ha reso noto via Twitter di essere stato fermato dalla polizia, e da allora il suo cellulare risulta irraggiungibile. Il caso Chen sta mettendo in grave imbarazzo il regime di Pechino. La vicenda dell’attivista cieco scoppia proprio mentre i media ufficiali conducono da settimane un’intensa campagna per affermare che la Cina è uno stato di diritto. Ma su Chen non pendono accuse formali: l’attivista cieco era agli arresti domiciliari secondo la prassi extralegale di confinare i dissidenti e impedire loro qualsiasi contatto con l’esterno, che adesso è ancora una volta alla ribalta dell’opinione pubblica mondiale. Intanto anche Washington si trova in una posizione scomoda: giovedì prossimo, oltre a Iran e Corea del Nord, Hillary Clinton avrà un nuovo scottante dossier da discutere coi cinesi.   

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