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Pechino, 2 luglio 2012

Hong Kong, in 400mila 
tra celebrazioni e proteste
di Giovanna Di Vincenzo

Pechino, 2 lug.- Non solo celebrazioni in pompa magna per il quindicesimo anniversario del ritorno di Hong Kong alla Cina, ma anche proteste: circa 400 mila persone - secondo le stime del South China Morning Post - hanno colto l’occasione per manifestare contro l’eccessiva intrusione della politica di Pechino nell’amministrazione della città. La cerimonia dell’anniversario del 1 luglio ha coinciso con l’inaugurazione del quarto governo della Regione Amministrativa Speciale, gestito per i prossimi cinque anni dal nuovo capo dell’esecutivo, Leung Chun-ying, un miliardario vicino al partito comunista cinese.

A presiedere la cerimonia, il presidente Hu Jintao, giunto a Hong Kong venerdì scorso per pronunciare un solenne discorso durante i festeggiamenti di domenica. Sono quattro le aspettative  di Pechino per la nuova gestione amministrativa di Leung: promuovere la “stabilità e l’armonia sociale”, il “rafforzamento della competitività”, la “tradizione di patriottismo e successo economico della città” e “il rispetto dell’autorità del Basic Law”. La mini-costituzione di Hong Kong garantisce alla regione a statuto speciale libertà civili, autonomia monetaria e fiscale per i cinquant’anni successivi al ritorno in Cina. La linea politica cinese, per voce di Hu, continuerà a sostenere questo modello, sintetizzato nella formula “un Paese, due Sistemi”.

Ma la popolazione di Hong Kong chiede una vera e propria democrazia, e vede i diritti civili compromessi dai sempre più intensi legami che il partito cerca di instaurare con l’amministrazione locale. Per molti Leung è “l’uomo che piace Pechino”, eletto lo scorso febbraio da un collegio elettorale controllato di fatto dal governo centrale cinese. E in molti non hanno gradito il suo discorso per l’insediamento pronunciato in mandarino piuttosto che in cantonese, la lingua più parlata a Hong Kong e simbolo dell’identità culturale del “Porto profumato”. “La scelta della lingua ufficiale della Repubblica Popolare,- secondo l’analista della City University, Linda Lin - è del tutto inusuale e può essere interpretata come un gesto di assoggettamento alla politica di Pechino.”

In realtà, i motivi di malcontento dei cittadini non riguardano solo la dipendenza politica di Hong Kong ma anche i recenti scandali che hanno macchiato da subito l’ingresso di Leung nell’entourage  amministrativo, come l’accusa di costruzioni illegali, attualmente in corso di indagine. 

Il coro dei manifestanti riunitisi domenica a Victoria Park ha lanciato delle note stonate, danneggiando la sontuosità dei discorsi ufficiali. La voce di Hu Jintao è stata interrotta dal grido di un attivista per i diritti umani, che invocava la fine della “dittatura” del partito unico, prima di essere portato via dalle forze dell’ordine. Le camionette della polizia hanno sgomberato le strade occupate da numerosi manifestanti che agitavano striscioni e slogan di denuncia per la repressione di Piazza Tian’anmen e per la morte di Li Wangyang, uno dei leader del movimento del ’89, trovato morto settimane fa in circostanze sospette in una stanza d'ospedale dello Hunan (Cina sud-orientale) dopo oltre 20 anni di prigione. La tensione si è fatta molto alta quando la polizia ha fatto ricorso allo spray al peperoncino per ripristinare l’ordine. “È stato terribile-  ha affermato Avery Ng Man-yuen, vice presidente di Legal Social Democrats, - lo spray stavolta era molto più forte rispetto a quello usato in passato, in pochi secondi è riuscito a bloccare il corpo intero e non sono stato in grado di scappare”.

Secondo la polizia, alle proteste di domenica erano presenti 63 mila persone, in contrasto con le stime degli organizzatori e dei media di Hong Kong. Un afflusso di questa portata non si verificava dalla cerimonia del 2004.  Per Ray yep Kin-man, professore di Scienze Politiche alla City University, la presenza dei contestatori è stata maggiore rispetto alle previsioni, segnale di un maggiore sfiducia verso il governo centrale e i leader locali. 
L’ira degli honkonghesi scaturisce anche da altri problemi sociali che affliggono la città da ormai 15 anni: il crescente divario tra ricchi e poveri, i prezzi alti del mercato immobiliare, l’inquinamento dell’aria e i casi di corruzione relativi ai legami tra funzionari e magnati locali. Lunedì mattina, il nuovo leader in carica Leung, allarmato dagli attriti con la popolazione, ha dichiarato: “Il mio governo ed io ascolteremo con umiltà le richieste dei cittadini e ci impegneremo insieme per soddisfare tutte le esigenze”.

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