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9 mag 2012

Pcc: troppe ipotesi 
per un Congresso
di Eugenio Buzzetti e Giovanna Di Vincenzo

Pechino, 9 mag. - Non chiedere la felicità al Partito. E neppure una data certa per il Congresso. Mentre all'ospedale di Chaoyang rimane ricoverato Chen Guangcheng, il dissidente attivista politico sfuggito agli arresti domiciliari e al centro di un caso diplomatico tra Cina e Stati Uniti, a Pechino si diffondono voci di un possibile ritardo nell'apertura dei lavori del Congresso che dovrà cambiare i vertici del potere cinese. Secondo quanto riferito all'agenzia di stampa Reuters da fonti riservate, la data del prossimo Congresso del Partito Comunista Cinese, il diciottesimo, potrebbe slittare a novembre o addirittura a gennaio 2013. Se i nomi dei nuovi leader sembrano già scritti, con Xi Jinping a prendere il posto di Hu Jintao come Presidente della Repubblica Popolare e capo del Partito, e Li Keqiang a sostituire Wen Jiabao nella carica di primo ministro, il grande dilemma per il gotha del potere cinese è come suddividere i sette posti che rimarranno vacanti nel Comitato Permanente del Politburo, il massimo organo decisionale di Pechino.   Soprattutto ora che uno dei maggiori candidati a occupare un posto di rilievo nel nuovo organigramma del potere, Bo Xilai, è definitivamente uscito di scena. "I preparativi -dichiara alla Reuters una fonte confidenziale- non sono ancora finiti. il Partito sta considerando di fare slittare il Congresso al prossimo inverno". Al centro del dibattito ci sarebbe il numero dei seggi per la cerchia ristretta del Comitato Permanente. Sul piatto tre opzioni: sette, secondo il volere del presidente uscente Hu Jintao e della sua fazione, i tuanpai formatisi alla Lega della Gioventù Comunista; nove, come ora; oppure undici come vorrebbero le altre fazioni del Partito per non perdere posizioni di rilievo nella stanza dei bottoni. Sottigliezze, forse. Ma non per i leader in attesa di un riconoscimento alla propria carriera tra i ranghi del Pcc.

Leader come Wang Yang, segretario provinciale del ricco Guangdong, che proprio mercoledì ha fatto di nuovo sentire la propria voce in occasione dell'apertura dei lavori dell'undicesimo congresso del Partito della sua provincia. "Dobbiamo eliminare -ha dichiarato nel discorso di apertura- l'idea sbagliata che la felicità del popolo sia concessa dal Partito e dal governo, salvaguardare e valorizzare la creatività dei bravi cittadini per costruire un Guangdong felice". Le parole di Wang Yang, per quanto pronunciate all’interno di un discorso assolutamente ortodosso, rappresentano una novità: il leader “liberista “mette da parte il ruolo del Partito nella vita sociale della sua provincia per fare emergere la società civile. Di recente, il segretario del Guangdong si era già distinto per i messaggi lanciati al suo popolo di riferimento: il 23 marzo scorso si era diffusa la notizia di una sua lettera inviata alla “seconda generazione di imprenditori”, in cui dimostrava il suo appoggio ai figli dei nuovi ricchi della sua provincia. La mossa è stata letta da alcuni come un tentativo implicito di cercarne l'endorsement in vista di una possibile elezione al Comitato Permanente del Politburo al posto del nemico Bo Xilai, l'ex leader di Chongqing, ormai fuori dai giochi.


Proprio il caso Bo Xilai sarebbe, secondo la Reuters, una delle motivazioni di un possibile slittamento nell'apertura dei lavori del Congresso. Il terremoto politico causato dalla vicenda legata all'ex leader di Chongqing, al centro contemporaneamente di un caso di omicidio, spionaggio degli alti vertici dello Stato, e di uno scandalo finanziario, ha lasciato molti scontenti. Proprio la gravità della vicenda, definita da più parti come il più grande scandalo politico cinese degli ultimi venti anni, sarebbe alla base delle voci su un possibile slittamento del Congresso, per dare modo alle correnti di riposizionarsi dopo l'uscita di scena della "Nuova Sinistra" di Bo Xilai. Ipotesi, quest'ultima, non condivisa da Joseph Yu-shek Cheng, Chair Professor di Scienze Politiche presso la City University di Hong Kong, per il quale è ancora troppo presto per dire qualcosa di definitivo sul prossimo Congresso. "Penso che non siano ancora maturi i tempi - dichiara il professore ad AgiChina24- per parlare adesso di un possibile ritardo nella data del Congresso. Sappiamo che nei mesi di luglio e agosto che precedono l'evento si tengono colloqui serrati e forti negoziazioni. Già ora si può intravedere qualche preparativo. La data del Congresso, poi, è flessibile: può avvenire tra fine settembre e inizio novembre".  

Cheng tende ad escludere un possibile ritardo nell'apertura dei lavori "perché darebbe adito a gossip e speculazioni che il Partito vuole evitare". La lista dei possibili candidati a ricoprire le posizioni più importanti è poi nota da tempo. "Conosciamo tutti -continua il professore- la short list dei candidati al Politburo e si tratta solo di stabilire chi sarà dentro e chi fuori. Penso che i nomi ovvii siano Xi Jinping, Li Keqiang, Wang Qishan (vice premier) e Li Yuanchao (Capo del Dipartimento dell'Organizzazione). Sarei molto sorpreso se queste persone non andassero ad occupare i posti principali". Nessuna sorpresa dell'ultimo minuto, insomma, secondo Cheng. Neanche per quanto riguarda gli effetti sugli equilibri di potere interni al Partito dopo il caso Bo Xilai. "Prevedo una transizione tranquilla -conclude il professore di Hong Kong-  Penso che la corrente di Hu Jintao e Wen Jiabao sia uscita rafforzata dal caso Bo Xilai, e che la "nuova sinistra" e la corrente di Jiang Zemin si siano invece indebolite".

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