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22-03-2012 - 11:02:12

Cosa succede a Pechino
di Simone Pieranni

A Zhongnanhai è successo qualcosa di grosso. Il Partito fatica a mantenere il controllo dell'informazione, la stampa internazionale fatica a comprendere. Voci di un tentativo di colpo di stato, leader di Partito in ascesa sostituiti, figli illegittimi e Ferrari. E la ferita ancora aperta di Tian'anmen.

Pechino: Bo Xilai e Zhou Yongkang confabulano.

Pechino: Hu Jintao e Wen Jiabao decidono.

Chongqing: Bo Xilai è molto irritato. O forse ha paura.

Chissà dove: Wang Lijun ripensa alla faccia di Bo Xilai, a quando gli ha detto dell'indagine sui suoi famigliari. Ripensa ad una lettera, forse, che ha scritto. Alle conseguenze, al ginepraio, alla politica e non solo. E ripensa a quanto sa di un acquisto - pare, forse, si dice - di armi.

Pechino: Bo Xilai e Zhou Yongkang preparano un colpo di stato.

Pechino: Wen Jiabao parla: vuole ritirare fuori la storia del 1989. Bo Xilai si oppone. Zhou Yongkang si oppone. Jiang Zemin si oppone. Bo Yibo, padre di Bo Xilai, era un falco durante quelle giornate. Si era già opposto.

Pechino: Wen Jiabao parla e  - per la prima volta - le cose succedono. Bo Xilai è fatto fuori, rasato, espulso, rimosso. È l'acme: neanche per sogno.

Pechino: Una Ferrari si schianta. Jia Qinglin, numero quattro della nomenklatura cinese: è molto preoccupato: voci incontrollate dicono che a guidare quell'auto – e a morire nello schianto – è suo figlio. Quello illegittimo.

Gli avvocati che devono prestare giuramento al Partito: ufficiale.

Hu Jintao – o forse la sua maschera da Divo - richiama all'ordine la fedeltà dell'esercito, che hai visto mai: vero.

Xi Jinping scrive sulla rivista della scuola di Partito: no a personalismi, sì a gestione collegiale: di nuovo vero (scritto quindici giorni prima, l'articolo esce il giorno dopo la cacciata di Bo Xilai).

Esce un audio che spiega le ragioni dell'epurazione di Bo: vero, ma per chi?

Escono le foto dell'umiliazione patita dal padre di Bo Xilai durante la rivoluzione culturale: vere.

Bo Xilai non è ancora morto: davvero?

Rewind

Se fossimo in un paese normale, alla notizia di un tentativo di colpo di stato – vero o supposto – si avrebbe immediata possibilità di ottenere, prima o poi, una smentita o meno da qualche membro del governo o degli apparati di sicurezza.

In Cina questo non succede e – paradossalmente – in un paese che fa della sicurezza una dei suoi punti di maggiore orgoglio, ogni voce è destinata ad amplificarsi in modo sempre più elevato, creando dei bizzarri cortocircuiti comunicativi in cui è difficile distinguere tra informazione “confezionata” e conquista investigativa.

Serve a poco, anche, sapere che le “inusuali” misure di sicurezza registrate da alcuni organi di stampa, sarebbero state messe in atto a causa di un incontro a Zhongnanhai tra la dirigenza cinese ed esponenti della Corea del Nord. Ormai la voce si era sparsa, incontrollata.

Serve un riepilogo, una necessaria indicizzazione dei fatti: non compartimenti stagni, bensì un semplice mettere in fila quanto successo in Cina, per capire che la situazione non è normale, che qualcosa sta accadendo, ma che forse certi allarmismi non hanno senso di esistere.

Cominciando dalla fine, o almeno dall'ultimo episodio, questo: nella giornate di martedì 20 e mercoledì 21 marzo è cominciata a girare la voce di un tentativo di colpo di stato in atto in Cina.

Smentito fin da subito: le foto che dimostrerebbero i movimenti militari si rivelano false, il media che per primo lancia l'allarme è l'Epoch Times, giornale americano, gestito da adepti del Falun Gong, ipercritico nei confronti di Pechino e non sempre ritenuto affidabile.

Ed ecco che, mentre le voci di colpo di stato vengono messe da parte e accantonate con il passare del tempo, si fa strada però l'ardito complotto all'interno del Partito.

Secondo il Mingjing News, sito web di New York, quindi da prendere con dovute cautele, “Bo, attraverso Wang e in nome del Public Security Bureau di Chongqing, avrebbe acquistato 5mila fucili e 50mila munizioni da una fabbrica locale l'anno scorso al fine di creare un esercito privato”.

Wang Lijun avrebbe cantato questo. Wang Lijun avrebbe rivelato dell'esistenza di un tentativo di colpo di stato di Bo e Zhou Yongkang, contro Xi Jinpging. Hu Jintao e Wen Jiabao non l'avrebbero presa bene.

Le squadre

Senza conseguenze esterne quindi, per ora. Ma qualcosa sta accadendo. Cosa? Nel sempre più complesso gioco di alleanze e correnti all'interno del partito, secondo gli osservatori della Cina, in questo momento il conflitto sarebbe tra Hu Jintao e Wen Jiabao contro Zhou Yongkang.

Hu Jintao e Wen Jiabao, facile: presidente e primo ministro della Repubblica Popolare Cinese. Ma chi è Zhou Yongkang? E perché starebbe facendo la guerra ai due attuali uomini più potenti del paese?

Zhou Yongkang, intanto, è un duro. In secondo luogo è il numero nove della nomenklatura cinese. Zhou Yongkang è uno che gestisce potere. Zhou Yongkang è il potente capo degli apparati di sicurezza del paese. La polizia è roba sua.

Originario di Wuxi, nel Jiangsu, Zhou è un altro ingegnere che ha saputo aspettare il momento buono per salire nella gerarchia politica cinese. A fine degli anni '90 diventa segretario del Partito nel Sichuan.

Si mette in mostra per la durezza nei confronti delle proteste tibetane e quelle del Falun Gong. Diventa un punto di riferimento per tutto quanto concerne la gestione delle patate calde, etniche e indipendentiste in Cina, grazie ad una frase divenuta famosa: bisogna stroncare le forze ostili.

Nel 2009 quando c'è da placare – stroncare – le proteste in Xinjiang, Hu Jintao manda proprio lui. Se è bravo, avrà pensato Hu, risolve il problema. Altrimenti, al massimo, si brucia uno che può diventare un nemico.

E infatti: Zhou è alleato di Bo Xilai: sono i nemici di Hu. Zhou è  la voce di Bo Xilai tra i nove del Politburo. E a Hu – e Wen – Bo Xilai non è mai piaciuto.

Quando Hu Jintao e Wen Jiabao – costretti a gestirsi il potere all'ombra della rete del vecchio leader Jiang Zemin – assestano un colpo alla trama di Bo Xilai con la sua rimozione, Zhou si oppone.

È un segnale: la fazione di Bo Xilai non è affatto morta, anzi. Lavora nell'ombra e può contare sugli apparati di sicurezza. Almeno sembra.

In questo momento lo scontro è in atto, straordinariamente alla portata degli occhi occidentali, anche se le ultime notizie riportate dall'Epoch Times, il 22 marzo, danno Zhou sconfitto e addirittura agli arresti.

Ci sono poi altri elementi, collaterali.

Effetti collaterali: Il 1989

Quando Wen ha effettuato la propria conferenza stampa di chiusura dell'Assemblea Nazionale, il 14 marzo scorso, tutti abbiamo registrato la critica implicita a Bo, quando il premier ha ricordato la follia della Rivoluzione Culturale.

Il Financial Times, però, ha messo in evidenza un altro elemento: “Per chi ha letto tra le righe dell’oratoria deliberatamente dolorosa del Premier, il suo discorso ha significato di più della caduta di Bo, che potrebbe ancora essere accusato di crimini non specificati.

Secondo fonti vicine alle discussioni negli alti livelli del partito, Wen avrebbe tentato di muovere un primo passo verso una politica che spazzerebbe via l’attuale ordine in Cina, per dare il via alla riforma di potere che il Premier ha menzionato più volte negli ultimi anni.

Tale politica sarebbe la riabilitazione e rivalutazione delle proteste studentesche del 1989 a Tian'anmen e il massacro del 4 giugno, quando alti esponenti del partito diedero l’ordine all’esercito del popolo di aprire il fuoco contro dimostranti non armati.

Fino ad oggi, la linea ufficiale di partito è quella di considerare le proteste come una “sommossa contro-rivoluzionaria,” e l’intero episodio è stato scrupolosamente rimosso dalla coscienza collettiva della nazione”.

E riecco il 1989. Cosa c'entra con l'attuale scontro?

C'entra: “quando le proteste studentesche si diffusero da Tian'anmen al resto del paese, Bo Yibo – il padre di Bo Xilai - fu uno di coloro che fecero ripetutamente pressione su Deng Xiaoping perché adottasse una linea dura e mandasse le truppe a sopprimere la situazione.

Molti altri longevi esponenti di partito e i loro eredi si sono macchiati della decisione di uccidere civili non armati, e alcuni, come l’ex presidente Jiang Zemin, sono stati promossi solo come risultato diretto del tumulto del 1989” (Financial Times).

Jiang Zemin divenne capo del Partito di Shanghai proprio quando il suo capo, Zhao Ziyang, fu arrestato per aver rifiutato di dichiarare legge marziale.

Il Financial Times ricorda una famosa foto : Wen Jiabao che appare alle spalle di Zhao Ziyang durante la sua ultima apparizione pubblica nel 1989, quando l’ex presidente visitò gli studenti di Tian'anmen per esprimere il suo supporto e avvisarli dell’imminente repressione.

Sebbene sia stato cancellato dalla memoria collettiva – scrive il Financial Times - generalmente con successo, il massacro di Tian'anmen rimane il singolo evento a dividere e alimentare controversie tra gli ufficiali di alto rango”.

E allora riecco le squadre: i funzionari di alto livello del partito comunista cinese possono essere divisi tra chi ottenne benefici politici a seguito della decisione di stroncare gli studenti e chi invece ne rimase fuori, se non addirittura danneggiato.

Nel tempo il gruppo di chi ne ebbe favori politici si sta restringendo, e Bo Xilai, figlio di Bo Yibo, era uno di questi. Rimangono altri, tra tutti il vecchio che opera nel silenzio: Jiang Zemin, dato in questo momento più vicino a Hu e Wen. Il vecchio vuole una successione pacifica.

Effetti collaterali: Il giuramento degli avvocati

Magari non c'entra con la lotta politica interna in corso, o forse solo di striscio. O forse è il background, l'ambientazione in cui si svolgono i fatti.

Di sicuro è una novità ed un evento dirompente: per la prima volta nella storia della Repubblica popolare cinese, il 21 marzo viene annunciato che gli avvocati cinesi dovranno prestare giuramento al Partito.

Voglio diventare un avvocato della Repubblica popolare cinese e garantisco di compiere la sacra missione di avvocato rispettando il socialismo con caratteristiche cinesi. Giuro di essere leale al paese, fedele al popolo, sostenere la direzione del Partito comunista, sostenere il sistema socialista, proteggere la costituzione e l'autorità della legge”: è il testo che ogni avvocato cinese dovrà leggere, da ora in avanti, per esercitare la propria professione in Cina.

Effetti collaterali: L'Esercito

Secondo il South China Morning Post, per altro, anche l'esercito sarebbe soggetto ad una nuova attenzione: starebbero girando infatti voci secondo le quali il vice capo del personale, Zhang Qinsheng, principale candidato alla successione del ministro della Difesa Liang Guanglei, sarebbe sotto inchiesta per il sostegno alla “nazionalizzazione dell'esercito”.

Zhang, secondo il quotidiano di Hong Kong, “ha fatto un'apparizione pubblica in occasione della sessione annuale del Congresso Nazionale del Popolo a Pechino all'inizio di questo mese, ma si è rifiutato di fare commenti sulle sue presunte idee sbagliate”.

Ed ecco che il People's Liberation Army Daily e il Quotidiano del Popolo, l'organo di Partito, hanno pubblicato una serie di commenti in cui hanno caldamente invitato l'esercito “a restare fedele al segretario generale del partito Hu Jintao, che è anche presidente della Commissione militare centrale, che controlla il Eln”.

Alcuni commenti hanno specificato che l'esercito deve resistere “alle idee sbagliate”, come ad esempio “quelle di un esercito senza un partito”, perché “l'esperienza storica dimostra che forze ostili in patria e all'estero coglieranno l'occasione di fare guai quando il nostro partito e il nostro paese saranno impegnati a trattare questioni importanti”.

Dobbiamo sostenere fermamente l'assoluta leadership del partito e attuarla – si legge in alcuni articoli riportati dal South China Morning Post - per assicurarsi che tutto l'esercito ascolti la direzione centrale del partito, nonché del presidente Hu Jintao”.

Effetti collaterali: La Ferrari e la gioventù dorata

Una Ferrari che si schianta nella notte pechinese di domenica 18 marzo e che alimenta ogni genere di rumor. La voce, non siamo mica sadici, è questa: alla guida dell'auto ci sarebbe stato il figlio illegittimo di Jia Qinglin, numero quattro della nomenklatura cinese, al centro negli anni '90 di uno scandalo clamoroso, messo a tacere in fretta e furia.

Non c'entra con il colpo di stato o con la battaglia politica, ma l'immediata rimozione del termine Ferrari da Weibo, il twitter cinese, ha fatto propagare ogni genere di voce e ha dato l'idea – ancora – dell'atmosfera generale. Tutto potrebbe essere scollegato e tutto appare connesso.

Il figlio di un leader che viaggia in Ferrari potrebbe scatenare un putiferio, nel momento in cui i leader si scannano e hanno bisogno di pace sociale, armonia, zero preoccupazioni.

È questo il clima della Cina oggi: una tensione a bassa intensità. Una manovra politica collegiale, che potrebbe aprire un nuovo corso o gettare ombre lunghe nel potere politico.

Potrebbe aprire uno squarcio su 1989 e rivoluzione culturale, o ributtare indietro tutto, come una gigantesca spinta sotto un tappeto di silenzio. Il fascino della guerra in atto è questo: una sorta di scontro sulla memoria collettiva, una rivisitazione che pubblica non è mai stata.

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