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05-04-2012 - 06:19:45

La memoria di Hu Yaobang
di Sonia Montrella

Nella qingmingjie, festa in cui ci si dedicano alla pulizia delle tombe e alla commemorazione dei defunti, sulla stampa compaiono omaggi alla memoria di Hu Yaobang, padre politico di Wen Jiabao. Una  novità dal momento che la sua morte aveva acceso le proteste di Tian'anmen.

Con un memoriale dal titolo “Commemorating Hu Yaobang on Tomb Sweeping Day”, China News Service - seconda agenzia di stampa del Paese dopo la Xinhua - riaccende i riflettori sull’ex segretario generale del Partito Comunista cinese, caduto in disgrazia nel 1987 per le idee riformiste.

La sua morte, avvenuta il 15 aprile del 1989, diede a oltre 100mila studenti la spinta per scendere in piazza e chiedere aperture democratiche dando vita a quello che sarebbe passato alla storia come il movimento di Tian’anmen, soppresso sanguinosamente il 4 giugno dello stesso anno. Da allora il nome di Hu Yaobang, legato a doppio filo con il massacro, rappresenta uno delle pagine ‘scomode’ della storia cinese.

Nonostante l’oblio, il popolo cinese non lo ha cancellato dalla memoria. Secondo China News Service, una folla di persone ha visitato negli ultimi giorni il mausoleo dell’ex segretario del Pcc a Gongqing, nella provincia del Jiangxi.

“Veniamo qui ogni anno – riferisce Zhao Yuhuan -, e ora che siamo genitori portiamo con noi anche nostro figlio. Vogliamo che i nostri bambini pensino a Hu Yaobang come a una colonna portante del Paese”.

Un ex dirigente di un’azienda statale di Nanchang spiega: “Hu Yaobang ha onorato le sue idee di welfare dai tempi della rivoluzione fino ai suoi ultimi giorni, ed è per questo motivo che dobbiamo mostrare rispetto”.

Se si esclude la commemorazione del 2005 del 90° anniversario della nascita, sono rari i momenti in cui i leader di Pechino hanno parlato apertamente di Hu. E anche in quell’occasione l’allora vice presidente Zeng Qinghong nel suo discorso non fece alcun riferimento all’epurazione del leader liberale.

Unica eccezione, il lungo editoriale di tremila caratteri “Returning to Xingyi City and Remebering Yaobang” scritto da Wen Jiabao il 15 aprile del 2010, a 21 anni dalla morte del suo ‘padre politico’.

Sulle colonne del Quotidiano del popolo, il premier descrisse Hu come un “esempio di moralità e lealtà”. “Ogni volta che ripenso al nostro viaggio nel Guizhou – i due lavorarono fianco a fianco dal 1985 al 1987 – ho davanti agli occhi la sua magnanimità. E la commozione prende il sopravvento”.

Nello stesso editoriale Wen rivelò di aver fatto visita all’ex segretario del partito fino alla sua morte. Voice of America evidenziò che era la prima volta che un leader politico approvava pubblicamente Hu Yaobang.

Una sorte simile a quella di Hu è toccata anche a Zhao Ziyang, segretario (riformista) del Pcc nel 1989 fatto fuori per la tolleranza mostrata verso il movimento di Tian’anmen e sostituito con Jiang Zemin.

In memoria di Zhao è stato creato da qualche anno un altare virtuale per gli internauti che vogliono commemorare l’ex segretario del Pcc. Centinaia di netizen si sono recati virtualmente sulla tomba di Zhao quest’anno contro i 6 del Qingming del 2011. Complice soprattutto una  censura più rilassata.

Negli ultimi 30 anni il Qingming è diventata come una delle festività più ‘sensibili’ per i leader di Zhongnanhai, il quartier generale del partito. Nel 1976 in quell’occasione centinaia di migliaia di persone si radunarono a piazza Tian’anmen per commemorare Zhou Enlai, morto tre mesi prima, e condannare la “Banda dei Quattro” capeggiata dalla moglie di Mao Zedong.

Il 15 aprile del 1989, pochi giorni dopo la ricorrenza, morì Hu Yaobang risvegliando le coscienze degli studenti  cinesi. Da allora i leader del governo hanno deciso di innalzare il livello di guardia in concomitanza con il giorno della pulizia delle tombe.

Tuttavia, il Qingming del 2012 sarà forse ricordato per un allargamento delle maglie della censura. Da qualche giorno la ricerca sul web di “Zhao Ziyang” non è del tutto bloccata dalla polizia cibernetica come accadeva fino a poco tempo fa.

E lo stesso vale per “Hu Yaobang”. Per molti analisti è il segno che il partito sta tastando il terreno per nuove riforme politiche, nonché la cartina tornasole del consenso dei cinesi. Una mossa che prenderebbe il via proprio dal più grande scheletro nell’armadio del Dragone: il massacro di Tian’anmen.

Voci di aperture politiche da parte della leadership al governo si rincorrono da tempo. Solo qualche settimana fa, il 14 marzo, Wen Jiabao dichiarò ai tremila delegati arrivati da tutta la Cina per prendere parte alla sessione annuale dell’Assemblea Nazionale del Popolo: “Senza una ristrutturazione politica, alcuni problemi che sono saltati fuori all’interno della società cinese potrebbero non essere mai risolti. Al contrario, potrebbero ripetersi tragedie come quella della Rivoluzione Culturale”.

E non è la prima volta – sebbene mai in un’occasione così ufficiale - che il premier sottolinea la necessità per il Paese di riformare il sistema sociale. Ma – almeno per ora – continuano a essere solo parole che, per molti rappresentano l’ultimo sfoggio di buoni propositi dell’ala del partito attualmente al potere prima del cambio di leadership prevista per il prossimo autunno.

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