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venerdì 24 febbraio 2012 18:20

A S.Egidio un convegno senza precedenti: sulle primavere

Il 29 febbraio a Sant'Egidio ci sarà un vero proprio summit sulle primavere: non solo quelle di tanti paesi arabi, ma anche quella islamica, avviata da al-Azhar.

Nell'Italia dimentica di tutto, della propria storia prima che del proprio ruolo, arrivano i leader del tentativo di cambiare il mondo arabo, l'Islam e il Mediterraneo. Il parterre di intelligenze messo insieme da Sant'Egidio è davvero sorprendente, soprattutto se si considera l'inerzia della nostra diplomazia: libici, tunisini, egiziani, iracheni, siriani, libanesi, intellettuali, leader religiosi, tutti insieme per riflettere su quel che accade, che deve cambiare, sulle sfide, sugli errori e sulle speranze che si affacciano dopo decenni di torpore sul Mediterraneo. 
Spiccano tra gli ospiti il leader tunisino del partito di ispirazione islamica Ennahdah, Rashid Ghannuchi, e con lui tanti esponenti dell'islam politico. Segno che a Sant'Egidio non si commette l' errore che fanno certi "analisti", quello di mettere nello stesso mazzo salafiti e fratelli musulmani, riformisti come Ghannuchi e barbari del pensiero come gli esponenti dell'an-Nour egiziano. 
Ma la doverosa attenzione a cosa bolle nella pentola dei politici religiosamente ispirati si unisce a quella verso gli esponenti della società civile "laica", rappresentata da Rami Shaath, dei giovani di Piazza Tahrir. 
Poi la cultura, che al convegno avrà il volto affascinante di Khaled Khalifa, il Gabriel Garcia Marquez della letteratura araba, lo scrittore siriano che ci ha raccontato il dramma del suo paese (la guerra del passato tra gli squadroni della morte di Assad e gli integralisti islamici) con il magnifico " Elogio dell'odio" e che recentemente ha pubblicato un drammatico appello in nome del suo popolo, sottoposto "alla furia genocida di Bashar" . Ma non basta.
Ci saranno anche due delle migliori intelligenze del mondo arabo cristiano, Tareq Mitri e Samir Frangieh, due tra più illuminati esponenti del pensiero politico arabo contemporaneo, sarebbe il caso di definirli due veri figli della nahda, la rinascita araba. 
E siccome le scosse verso il cambiamento sono anche nel mondo islamico non si può passare sotto silenzio l'importantissima presenza di Muhamad Kamal al-Din, giurista di quella Università islamica di al-Azhar con cui il Vaticano ha perso il filo del dialogo ma che ha pubblicato in queste settimane un documento di portata storica sulle libertà, che per la prima volta dall'inizio della cosiddetta "decadenza islamica" rilancia il primato della logica e quindi dell'interpretazione dei testi sacri rispetto alla loro lettura letterale o astorica. Conclude la lista dei nomi d'eccezione quello del più grande storico del cristianesimo, Emile Poulat. 
Un convegno che è in sé un evento, politico e culturale. E anche sentire la voce del vecchio pensiero, quello nostalgico dei regimi, che forse qualche esponente delle chiese cristiane mediorientali esporrà, potrà essere interessante.

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