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giovedì 12 luglio 2012 13:30

Egitto, la Giunta vince sul Parlamento
di Giorgia Grifoni

La Corte Costituzionale annulla il decreto presidenziale che riabilitava il Parlamento sciolto. Mursi si piega ai militari e ai giudici. Incerto il futuro dell'Assemblea.

Roma, 12 luglio 2012, Nena News. La Camera bassa del Parlamento egiziano rimane sciolta e il neopresidente Mohammed Mursi si adegua alla sentenza dell'Alta Corte Costituzionale. "Se il decreto della Corte Costituzionale impedisce al Parlamento di assumersi le proprie responsabilità - si legge in una dichiarazione diffusa ieri sera dall'Ufficio del Presidente - lo rispetteremo, perché siamo in uno Stato di diritto". Finisce così, almeno per ora, il braccio di ferro tra il nuovo Capo di Stato e la più alta istituzione giudiziaria del Paese, dopo che il decreto emesso da Mursi la settimana scorsa per riabilitare il Parlamento sciolto - e cancellato a sua volta dalla Corte Costituzionale ieri - aveva fatto salire la tensione con la giunta militare. 

A seguito dello scioglimento della Camera bassa del Parlamento durante le elezioni presidenziali , infatti, il potere legislativo era passato al Supremo Comando delle Forze Armate (Scaf), secondo quanto sancito dalla Costituzione - provvisoria - stilata e varata dallo Scaf stesso lo scorso anno, un mese dopo la fuga dell'ex-presidente Hosni Mubarak. La Corte Costituzionale aveva decretato l'incostituzionalità della legge elettorale con la quale l'Egitto aveva scelto i propri parlamentari. Solo un terzo dell'Assemblea, però, è stato sciolto dall'Alta Corte Costituzionale: la Camera Bassa, quella dominata dai Fratelli Musulmani.

Non appena eletto, Mursi aveva manifestato il desiderio di prestare giuramento davanti al Parlamento, contro quanto stabilito dalla Corte Costituzionale e suscitando l'irritazione dei militari. Dopo una serie di colloqui con lo Scaf, il neopresidente aveva ceduto e giurato davanti alla Corte. Ma a sorpresa qualche giorno dopo aveva emanato un decreto che annullava la sentenza di scioglimento del Parlamento e fissava la prima riunione dell'Assemblea del Popolo sabato scorso: un gesto visto da alcuni come un tentativo per strappare il potere all'esercito e affermare la sua autorità di Presidente, mentre da altri è stato visto come un oltraggio all'istituzione giudiziaria, l'unica a essere rimasta ancora in piedi nell'Egitto post-Mubarak.

I giudici della Corte Costituzionale, infatti, sono ancora gli stessi eletti dall'ex-rais. "Hanno annullato un decreto presidenziale - ha spiegato il noto commentatore Alaa al-Aswany al quotidiano al-Akhbar - per ristabilirne uno militare. Il messaggio è chiaro: il presidente non può esercitare il potere senza i militari". Intanto sembra già segnato il destino del Parlamento. Secondo il decreto emesso da Mursi e poi annullato, le nuove elezioni parlamentari si sarebbero tenute subito dopo che un'assemblea scelta avesse redatto una nuova Costituzione. Secondo il decreto dei militari, invece lo Scaf dovrebbe nominare un nuovo Parlamento, che porterebbe ancora più potere alla giunta. Non resta che aspettare martedì prossimo, giorno in cui la Corte amministrativa valuterà i ricorsi presentati sulla legalità dell'assemblea. Un'Assemblea che, durante la riunione di martedì scorso, ha deciso di portare il caso dello scioglimento del Parlamento davanti alla Corte di Cassazione. Nena News.

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