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13/11/12

Torino-Lione e trivelle: blitz nella notte, come in guerra

Di sorpresa e col favore delle tenebre: come per un’operazione di guerra. Dopo la mezzanotte, al termine di una giornata i cui i No-Tav sono rimasti inutilmente autoconvocati (e depistati) per ore, a Chiomonte, in attesa dell’annunciata visita del ministro dell’interno Anna Maria Cancellieri – confermata, poi smentita e quindi annullata, nonostante lo straordinario presidio di polizia – all’1,30 di notte un corteo composto da quattro colonne di blindati, non meno di mille uomini secondo “La Stampa”, ha scortato 12 Tir da Orbassano nell’hinterland torinese fino all’autoporto di Susa, dove un’ottantina di operai e tecnici procederanno alle nuove prospezioni geologiche in vista dell’apertura del cantiere per la Torino-Lione nella primavera 2013. Tutto questo, alla vigilia del summit del 3 dicembre a Lione tra Hollande e Monti, dopo il verdetto negativo della Corte dei Conti francese: la maxi-opera, come sostengono i No-Tav, sarebbe inutile e troppo costosa.

Nuova campagna di trivellazioni, dunque, dopo quella del 2010 fortemente contrastata dalla popolazione della valle di Susa, giunta a “trincerarsi” nel giugno 2011 alla Maddalena di Chiomonte, sito prescelto per una galleria preliminare esplorativa: la “resistenza” del movimento No-Tav richiese l’impiego di duemila agenti per lo sgombero, conclusosi senza gravi tensioni, mentre proprio gli scontri rovinarono – una settimana dopo – la manifestazione oceanica di protesta organizzata a Chiomonte, con la partecipazione di quasi centomila persone e pullman da tutta Italia. Forte, allora, lo sconcerto di fronte all’insistenza del governo sul “binario morto” della Torino-Lione, persino all’indomani della grande vittoria democratica dei referendum per i beni comuni come l’acqua pubblica. Inutile, da allora, ogni protesta. Persino gli appelli più autorevoli, firmati da 360 tecnici e docenti dell’università italiana, sono rimasti senza risposta, sia da parte del premier Monti che del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

Mentre l’autorità giudiziaria ha proceduto a decine di arresti nella primavera 2012, suscitando le proteste di alti magistrati come Livio Pepino, che parlò di “uso politico della giustizia” per scoraggiare la protesta popolare, si è fatto assordante il silenzio della politica sul destino della grande opera più costosa della storia d’Italia. Sordomuta la Lega e defilato il Pdl, a insistere sull’avvio dei cantieri è soprattutto il Pd, che ha espulso esponenti valsusini del partito per le loro posizioni No-Tav. E’ invece schierato con la popolazione della valle di Susa Beppe Grillo, e con lui il leader di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero: da ministro prodiano, Ferrero riuscì ad “addormentare” il progetto, e poi – da semplice politico – era presente nel giugno 2011 alla Maddalena di Chiomonte coi No-Tav “assediati” dalle forze antisommossa. Con Ferrero, quella notte, anche il professor Marco Revelli – oggi tra i promotori del cartello “Alba”, insieme a Luciano Gallino, Ugo Mattei e Giorgio Cremaschi – e lo stesso Giulietto Chiesa, fondatore del laboratorio politico “Alternativa”: da tempo, Chiesa è fra quanti auspicano un’alleanza trasversale – anche con Grillo – per restituire sovranità democratica ai cittadini, specie a quelli che ormai rinunciano a votare.

«La battaglia civile della valle di Susa – sostiene Giulietto Chiesa – è davvero emblematica della situazione italiana: abbandonata dalla politica, la popolazione si mobilita direttamente per difendere il proprio territorio e il proprio futuro, smascherando istituzioni inaffidabili». La piccola val Susa, meno di centomila abitanti, come laboratorio politico: se n’è accorta nel 2010 l’ex governatrice piemontese Mercedes Bresso, che proprio nella valle “ribelle” perse migliaia di voti decisivi, andati a Grillo. Se il successore Cota mantiene un basso profilo, è il Pd a premere sull’acceleratore: clamorosa, nell’autunno 2012, la spedizione di protesta dei No-Tav a Ravenna, sede della Cmc – l’azienda specializzata in grandi opere e incaricata per i lavori di Chiomonte – un tempo presieduta dallo stesso Bersani. Della Torino-Lione non c’è traccia nella sfida delle “primarie” del centrosinistra, se non lo scarso entusiasmo di Renzi e le tardive prese di distanza di Vendola. Quanto al governo tecnico sostenuto da Pd, Pdl e Udc, nessun segnale di dialogo: Mario Monti evidentemente preferisce colloquiare coi Bilderberg, nelle segrete stanze del Vaticano. E in valle di Susa, come al solito, arrivano colonne di blindati nel cuore della notte.

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