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18 Maggio 2012

Una moratoria nucleare in Giappone, parte l'appello internazionale
Intellettuali, scienziati, attivisti italiani e giapponesi hanno lanciato un appello al fine di far conoscere ciò che sta succedendo in Giappone ed evitare che si torni al nucleare dopo che il Paese ha spento tutte le sue centrali in seguito all'emergenza di Fukushima, tutt'altro che conclusa.

Appello per una moratoria nucleare in Giappone e per l'immediata rimozione del combustibile nucleare dall'impianto di Fukushima

Con questo appello intendiamo rompere il muro di silenzio che, fuori dai confini giapponesi, circonda la catastrofe di Fukushima. L’attuale governo giapponese guidato dal premier Noda ha, di fatto, rinnegato la volontà espressa dal suo predecessore dopo quella catastrofe di far uscire il Paese dalla dipendenza dall’energia nucleare: ma nell’opinione pubblica il dibattito è fortissimo e l’opposizione al nucleare cresce.

Sul piano internazionale si vuol far credere che gli incidenti sono stati di poco conto, che la situazione è sotto controllo e le conseguenze per la popolazione giapponese sono minime.

Ma la situazione è completamente diversa: nei tre reattori funzionanti al momento dell’incidente la quantità di combustibile fuso, che nell’Unità 1 è fuoriuscito da vessel, è superiore a quella fusa in tutti gli incidenti precedenti, ed è assolutamente incontrollabile. L'affermazione che sia stato raggiunto lo "spegnimento a freddo" dei reattori danneggiati è priva di senso, in quanto tale definizione è riferibile solo ad un nocciolo integro, mentre i noccioli delle unità 1, 2, 3 risultano parzialmente o totalmente fusi, con perdita dei parametri di controllo tale per cui non si può escludere che possano riacquistare localmente configurazioni critiche con ripresa della reazione a catena.

La situazione delle piscine del combustibile esausto non è stata risolta e con il ripetersi di scosse sismiche di notevole intensità rischia di provocare un nuovo incidente dalle conseguenze gravissime e imprevedibili, anche a causa dello stoccaggio addensato delle barre. Un gruppo di esperti dell’Ufficio di Gabinetto giapponese ritiene probabile che nei prossimi anni possa avvenire un terremoto di grado 9 nella faglia oceanica e uno tsunami con onde di altezza eccezionale che colpirebbero non solo la centrale di Fukushima, ma anche molte altre.

Nella regione Nord Est del paese la situazione rimane estremamente preoccupante. La gravità della contaminazione radioattiva, sulla quale le autorità giapponesi hanno esercitato fin dall’inizio degli incidenti un cover-up, non accenna a diminuire. Sono migliaia le persone sradicate per sempre dalla loro terra (comprese quelle trasferite, anche di propria iniziativa, dalla zona inquinata di Fukushima), che hanno perduto il lavoro e le prospettive per il futuro e vivono in un’incertezza drammatica.

Al contrario il governo giapponese minimizza la gravità della contaminazione, ha alzato la soglia della contaminazione per i bambini e si dimostra molto più preoccupato del ripristino della normalità apparente che di salvaguardare la salute dei cittadini.

Il 5 maggio scorso anche l’ultimo dei 50 reattori nucleari in esercizio commerciale del Giappone, si è fermato per le periodiche revisioni (che quest’anno riguardano anche test e adeguamenti conseguenti agli incidenti di Fukushima) senza che ciò abbia pregiudicato la fornitura di energia elettrica al paese. Si apre ora una partita decisiva perché a fronte della volontà del governo e dell’industria nucleare di riattivare le centrali quanto prima, si sviluppano forti opposizioni delle popolazioni.

Riteniamo che questi problemi non riguardino solo il Giappone, ma l’intera comunità internazionale e pertanto chiediamo alle autorità giapponesi:

- di non riattivare i reattori nucleari attualmente fermi;

- di intervenire urgentemente per estrarre e trasferire le barre di combustibile dalle piscine gravemente danneggiate.

- di provvedere immediatamente, anche se tardivamente, all’evacuazione dei bambini dalle zone contaminate.

- di favorire l’istituzione di un’autorità interdisciplinare e internazionale sotto l’egida dell’Onu per risolvere la situazione di Fukushima, data l’incapacità dimostrata dalla Tepco nella gestione dell’incidente.

FIRMA L'APPELLO

Primi firmatari:

Harumi Matsumoto
Yukari Saito
Chie Wada
Angelo Baracca
Massimo Bonfatti
Marcello Buiatti
Ernesto Burgio
Giulietto Chiesa
Giorgio Ferrari
Antonietta Gatti
Patrizia Gentilini
Ugo Mattei
Stefano Montanari
Giorgio Nebbia
Giorgio Parisi
Paola Pepe
Adriano Rizzoli
Roberto Romizi
Alex Zanotelli
Monica Zoppè
Alberto Zoratti

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