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31 Luglio 2012

Giappone: a Tokyo una catena umana contro il nucleare

 “Non vogliamo l'energia nucleare”. Si è tenuta ieri a Tokyo l'ultima manifestazione del popolo antinucleare giapponese contro la decisione del governo di riattivare due reattori dopo il disastro di Fukushima del marzo 2011. Tra le dieci e le ventimila persone si sono unite alla protesta formando una catena umana di fronte al Parlamento.

La manifestazione si è tenuta nello stesso giorno in cui alle elezioni regionali è stato sconfitto il candidato di un partito che proponeva la fuoriuscita del nuleare entro il 2020 e la sostituzione dell'atomo con le energie rinnovabili.

Alla protesta hanno preso parte pensionati, giovani, studenti e famiglie. “Dobbiamo proteggere i nostri figli, bisogna fermare il nucleare e rimpiazzarlo con le energie rinnovabili”, ha dichiarato un impiegato di Tokyo. “Dopo Fukushima, sono fermamente convinto che chiunque pensi di poter controllare il nucleare sia arrogante”, ha aggiunto un pittore di 65 anni. Una signora anziana ha poi detto: “avremo garantita piena sicurezza per 100 mila anni, senza il nucleare”.

In Giappone il movimento anti-nucleare è cresciuto notevolmente in seguito all'annuncio del giugno scorso del ripristino dei due reattori della centrale di Oi. La reazione della popolazione del Paese del Sol Levante ha raggiunto il suo culmine dieci giorni fa quando tra le 75 mila e le 170 mila persone si sono riunite in un parco della capitale dando vita alla più grande manifestazione mai organizzata dalla tragedia di Fukushima.

Ieri la Tepco, società che gestisce la disastrata centrale di Fukushima, ha simulato un forte terremoto nella capitale del Giappone. In questa simulazione la Tepco ha ripristinato le linee interrotte, tenuto in funzione le centrali termiche e previsto la chiusura di centrali nucleari.

L'intento dell'utility è quello di ripristinare la fiducia dell'opinione pubblica nella sua capacità di gestire una nuova emergenza. I giapponesi, tuttavia, non credono più al nucleare sicuro e sono preoccupati che l'atomo possa costituire una minaccia per la sicurezza e la salute delle persone.

Tali timori, peraltro, sono stati recentemente confermati dalle prime stime sull'impatto sulla salute del disastro nucleare giapponese del marzo 2011 secondo cui le radiazioni causate dall'incidente di Fukushima Daiichi potrebbero provocare sino a 1300 morti e 2500 casi di cancro.

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