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09 marzo 2012

Il Giappone ha ancora paura "L'onda può tornare a colpirci"
di Giampaolo Visetti

Gli effetti dell'11 marzo 2011 sono uno shock. La terza potenza economica del mondo è entrata in recessione, con un Pil annuo a meno 0,7%. Il bilancio delle partite correnti, in gennaio, ha registrato un rosso di altri 4 miliardi di euro. Entro aprile tutte le 54 centrali atomiche saranno chiuse, i costi per l'acquisto di energia dall'estero esplodono, la crisi di Europa e Usa, assieme al caro yen, frena le esportazioni e l'invecchiamento record della popolazione pesa su debito pubblico già superiore al 200%.

Oltre ad aver cercato di nascondere i livelli reali della contaminazione nucleare, politici e uomini d'affari del Giappone frenano e negano oggi i risarcimenti ai sopravvissuti. Sette su 10 hanno superato i 65 anni, hanno perso tutto e sono privi di risorse finanziarie, se non indebitati. Associazioni indipendenti e avvocati denunciano "l'utilizzo massiccio di tattiche per affamare e portare alla disperazione le vittime". "L'obbiettivo - dice l'avvocato Hideaki Omori, leader del pool di difesa collettiva - è strappare transazioni più convenienti, o costringere la gente a tornare in aree radioattive per risparmiare il rimborso della casa. La gente è anziana, sa che potrebbe morire prima di una sentenza civile definitiva".

Un Paese a lutto segue così lo sgocciolìo della verità con un senso di vergogna e si chiede quali altre bugie vengano dette sullo smaltimento di 22,5 milioni di tonnellate di macerie tossiche, delle scorie nucleari e dei terreni contaminati. "Non dobbiamo sprecare la lezione - dice Tamotsu Baba, sindaco della città fantasma di Namie - Un'altra crisi e il Giappone non si rialza più".

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